Shamir: palestinesi rassegnatevi di Guido Rampoldi

Shamir: palestinesi rassegnatevi Il premier ribadisce che i territori occupati sono parte di Israele Shamir: palestinesi rassegnatevi Il governo è ormai spaccato, si va verso le elezioni - Nuovi scioperi e scontri a Gaza: ucciso un giovane dimostrante - Parte la campagna di boicottaggio economico - Un rapporto sul «colonialismo interno» DAL NOSTRO INVIATO GERUSALEMME — L'escalation politico-militare del conflitto tra arabi e israeliani ha segnato Ieri un nuovo passo in avanti. Con quella grinta da ex funzionarlo del Mossad che porta quasi scolpita sul viso, ieri il primo ministro Yitzhak Shamir è tornato a ripetere, ma in termini perentori, che -gli eorei non abbandoneranno un solo lembo d'Israele: In quello slogan, che probabilmente inaugura la corsa verso le elezioni anticipate, Shamir ha sintetizzato il discorso rivolto all'inizio della settimana ad un'organizzazione giovanile della destra ortodossa, che si era spellata le mani quando il premier aveva proclamato 11 diritto di Israele di annettersi i territori occupati al termine de\ ""inque anni di un'eventuale ar-imlnlstrazione autonoma. Questa è la prospettiva che Shamir offre ai palestinesi, tornati ieri a scioperare e a battagliare con l'esercito in molte citta. Ieri sera un palestinese di 15 anni è stato ucciso dai soldati israeliani che hanno aperto il fuoco contro un gruppo di dimostranti nel campo profughi di mugazi, nella striscia di Gaza. Vi sa¬ rebbero anche due feriti gravi. Contemporaneamente, un gruppo di deputati del suo partito, 11 Likud, ha chiesto l'espulsione dal Paese di Hanna Siniora, l'intellettuale arabo che Ieri ha lanciato la campagna di boicottaggio non violento dell'economia israeliana (primo bersaglio: le sigarette e le bibite prodotte da Israele). In serata Siniora considerava 11 suo arresto come probabile, e denunciava che la conferenza stampa per annunciare il boicottaggio era stata impedita dalle autorità militari. L'attacco del Likud è rivolto soprattutto al laboristi, partners di una coalizione ormai in coma. Nel timore di perdere 11 consenso dell'elettorato, e divisi al loro interno, i laboristi sembrano accettare, o subire, l'estremismo di Shamir. Tuttavia nel partito sembra esserci disagio. Ieri il segretario nazionale, Uzi Baram, si è dimesso, adducendo imprecisati •motivi personali», ed Abba Eban ha criticato con durezza il primo ministro, accusandolo di sabotare il processo di pace Tutti i sondaggi indicano che la progressiva radicaliz- zazione del conflitto etnico sta provocando effetti profondi sulla società Israeliana, soprattutto sulle fasce giovanili, esposte ai richiami di un virulento nazionalismo in chiave antlaraba. E anzi secondo alcuni la mutazione genetica della democrazia israeliana sarebbe già avvenuta, e in maniera silenziosa. Invisibile, Israele ormai sarebbe entrata nella sua Seconda Repubblica. A definirne il modello concettuale nei termini di .colonialismo interno» non sono 1 nazionalisti palestinesi, ma il dettagliato •Rapporto 1987» del West Bank Data Base Project, un gruppo di ricerca creato dalla Rockfeller and Ford Foundations. Per colonialismo interno il Rapporto intende una società fondata su una rigida gerarchia etnica In cui i gruppi inferiori, gli arabi del territori occupati, funzionano da serbatolo di mano d'opera a basso prezzo e mercato per 1 prodotti di consumo. All'apice di questa struttura sociale ci sono i tre milioni e mezzo di ebrei d'Israele: •Detengono il totale monopolio delle risorse governative, il controllo dell'economia'. Al secondo gradino ci sono gli arabi d'Israele, «cittadini di seconda classe»: ad essi è attribuita la .cittadinanza» ma non la «nazionalità» israeliana. Esentando gli arabi dal servizio militare, ha scritto Io storico Howard Sachar's, Israele ha Infatti stabilito una identità tra 'nazionalità» ed etnia, confermata anche nella Legge del ritorno. Nell'ultimo gradino 1 palestinesi del territori occupati, cittadini giordani, nella West Bank, o senza nazionalità, nella striscia di Gaza, ma tutti privati di diritti politici e neppure tutelati dalle convenzioni internazionali. Essi rappresentano il secondo mercato delle esportazioni israeliane dopo gli Usa. Nel rapporto con l'import, 11 surplus di esportazioni a vantaggio d'Israele è stato nell'86 di 491 milioni di dollari, con un incremento del 21 per cento rispetto all'anno precedente. Dietro all'apparenza di un «mercato comune» Israele esercita a suo vantaggio una sorta di protezionismo indiretto, particolarmente pesante nel settore agricolo. Gli agricoltori del territori occupati devono ottenere un'autorizzazione per accedere al mercato d'Israe¬ le; gli israeliani possono vendere liberamente nella West Bank e a Gaza. I palestinesi sono obbligati a canalizzare tutte le loro esportazioni agricole attraverso l'Agrexco, un'organizzazione che essi accusano di rappresentare la lobby degli agricoltori israeliani. Questi ultimi, infine, godono di finanziamenti e sussidi (379 milioni di dollari nell'87), negati ai palestinesi, che dunque hanno difficoltà ad essere competitivi con la produzione importata da Israele. Sotto l'aspetto fiscale, arabi dei territori occupati ed israeliani pagano all'lncirca le stesse tasse. Ma al contrario degli israeliani 1 palestinesi non hanno diritto a sussidi per disoccupazione e alle pensioni per anzianità e Invalidità; i loro contributi non affluiscono all'Istituto nazionale di assicurazione, ma direttamente al Tesoro, che finanzia le spese militari per l'occupazione; ma secondo il Rapporto almeno 250 milioni di dollari dal "70 sarebbero stati dirottati per servizi pubblici a beneficio degli israeliani (80 milioni di dollari nell'87). Guido Rampoldi