I bambini da trapianto

I bambini da trapianto LA MINI-DONATRICE CHE HA TURBATO LAMERICA I bambini da trapianto La morte prematura ha impedito a Jarren Winner di nascere solo per donare i suoi organi - Ma l'ospedale di Lorna Linda attende altri neonati donatori e progetta ancora trapianti da babbuini • E cresce la polemica sulla legittimità scientifica e morale di usare esseri umani come «magazzino di organi e tessuti» SAN FRANCISCO — L'imprevista morte (prima della nascita) della bambina alla quale, nel grembo materno, i medici avevano diagnosticato la mancanza della corteccia cerebrale, e che, una volta venuta alla luce, sarebbe dovuta essere mantenuta artificialmente in vita per servire da -magazzino- di organi utilizzabili, ha ancora complicato il delicato problema di scienza e morale suscitato dal trapianti. I coniugi californiani Michael e Brenda Winner aspettavano un figlio ed erano felici, quando le analisi fetali, al quinto mese di gravidanza, dimostrarono che il nascituro, di sesso femminile, aveva un irrimediabile guaio genetico: era anencefalico, cioè privo della maggior parte del cervello, la corteccia. In tali condizioni la bambina avrebbe potuto vivere come un albero e solo per qualche tempo. Pertanto la medicina consiglia l'aborto terapeutico. Lo stesso suggerimento fu dato anche ai Winner, che però rifiutarono. Pensarono di far nascere comunque la loro Jarren unicamente perché servisse da donatrice di organi (a cominciare dal cuore e dal fegato) a favore di altri bambini. Tale decisione, che ha suscitato ammirazione ma anche perplessità, contrastava però con due fattori di carattere legale e scientifico insieme. Secondo le leggi americane, gli organi da trapiantare (salvo il caso di un rene o di porzioni di tessuti quali il midollo o altro da parte di volontari adulti e coscienti) possono essere estratti solo dopo il decesso del donatore. Lo stato di morte dev'essere dimostrato non soltanto dalla cessazione del battito cardiaco ma anche dal diagramma «piatto* del cervello. Alla cosiddetta morte fisiologica si aggiunge cosi quella biologica. La vita è finita, sema possibilità di ritorno. Con ciò la legge, che richiede anche il consenso dei parenti del donatore, ha voluto giustamente garantire la vita umana fino al massimo limite naturale, per evitare che qualche chirurgo troppo intraprendente, pur di riuscire nelle proprie impres.- prelevi organi vitali prima che il donatore (magari di razza o di ceto sociale non preminenti) sia realmente morto. E' un'accusa già lanciata in varie occasioni, soprattutto in Paesi nei quali la parità dei diritti è ancora un sogno. Dal lato scientifico-medico, il prelievo di cuore e di fegato di un neonato anencefalico dopo la sua morte naturale presenta molte difficoltà: gli organi da trapiantare subiscono denaturazioni perniciose, se prelevati quando la porzione di cervello esistente ha esaurito la sua attività. Da qui, l'idea di mantenere in vita questi esseri artificialmente: per esempio con il cosiddetto polmone d'acciaio o con la macchina cuore-polmoni, in modo da poter estrarre i vari organi in condizioni ottimali dal punto di vista del chirurgo implantologo. Jarren Winner (e come lei gli altri bimbi anencefalici, se una pratica del genere prendesse piede) sarebbe stata ridotta a un 'magazzino vivente- di organi e tessuti: niente più che una cavia. E si badi bene che contro l'impiego degli animali da laboratorio stanno lottando vivacemente non poche leghe zoofile, in ogni parte del mondo. Ecco perché nessuna clinica universitaria e nessun ospedale degli Stati Uniti avevano accolto l'offerta dei coniugi Winner. Solo il centro medico di Lorna Linda in California accettò e si era preparato a mantenere in vita la piccola Jarren per almeno sette giorni. Il centro medico di Lorna Linda era stato tre anni fa alla ribalta delle cronache per il trapianto d'un cuore di babbuino in una bambina di pochi mesi, quella che fu indicata con il nome di Baby Fae. La piccola, secondo quanto era stato previsto dai biologi e dai biochimici (bene al corrente dei processi che impediscono il successo dei trapianti fra specie animali diverse), sopravvisse per pochissimo tempo. L'autore dell'impresa, il e i o e o a e i i y o i e e i i l chirurgo Léonard Bailey, fu biasimato da colleghi e superiori. Tuttavia questo specialista nell'implantologia cardiaca infantile (con all'attivo otto bambini su undici che sopravvivono dopo oltre un anno dall'impianto nel loro corpo di cuoricini umani) continua a mantenere una colonia di babbuini in un'ala del suo centro medico. E' in attesa — io ha dichiarato — che genitori di bambini nati con irrimediabili malformazioni cardiache gli chiedano di ripetere l'esperimento eseguito su Baby Fae. Spera pure che il board dei supervi sors scientifici di Lorna Un da gli renda il permesso per simili esperimenti. Insomma, a Lorna Linda si respira un'atmosfera sconcertante: qualcuno intende oltrepassare d'un colpo ogni considerazione scientifica ed etica fondamentali. Da una parte si vuol tentare la realizzazione del sogno che iniziò con il famoso Voronoff circa cent'anni fa: quello di usare gli animali quali sorgenti di organi per l'uomo, magari per periodi limitati di tempo, ovvero fino al momento in cui non si sia trovato il giusto donatore umano; quindi procedere allo scambio come farebbe un meccanico con i pezzi di un motore in panne. D'altro canto, si vorrebbero mantenere in vita artificialmente i bambini anencefalici. Insomma, si intravede la spettrale immagine di una -fattoria- di organi e tessuti a spese di esseri viventi ani¬ mali e umani insieme. Quanto tutto ciò sia accettabile sul piano morale e scientifico è oggetto di animate discussioni. Secondo i sostenitori, fra i quali il dottor Joyce Peabody, direttore della Divisione di neonatologia di Lorna Linda, l'offerta dei coniugi Winner e quindi le successive previste pratiche costituirebbero un grande contributo alla medicina. A sostegno di tale tesi viene citato il caso di un gruppo di medici canadesi, che tempo fa mandarono in California una bambina, Gabrielle, nata anencefatica e mantenuta in vita fino a quando le fu estratto il cuore che venne poi impiantato nel torace di un altro neonato. Paul Holc. Il piccolo fu addirittura fatto nascere prematuramente con un taglio cesareo, perché potesse ricevere il trapianto. Paul Holc a vari mesi dall'operazione è tuttora vivente e sembra svilupparsi normalmente. Per quanto riguarda i tentativi d'impiego degli organi estratti da animali, il dottor Keith Reemtsma del Presbyterian Medicai Center della Columbia University di New York — pure lui sperimentatore di trapianti di organi fra specie animali diverse — giudica il lavoro di Bailey un fatto merainglioso. Quelli che negano l'ammissibilità etica oltreché l'utilità medica di quanto sopra rilevano che la pretesa di manienere artificialmente in vita i neonati anencefalici al solo scopo di utilizzare i loro organi, comporta conseguenze umanamente inaccettabili. Per fortuna i legislatori californiani (tali questioni sono regolate in America da leggi statali e non federali) hanno rifiutato la proposta di quei chirurghi che volevano far definire legalmente -morti- i neonati anencefalici, indipendentemente dal fatto che il loro cuore battesse o respirassero. Se la richiesta fosse stata accolta si sarebbe corso il pericolo di veder estendere lo stesso principio ai bambini e agli adulti colpiti da irreparabili danni al loro cervello. Uno degli esponenti più attivi dei gruppi di scienziati che non intendono accettare simili idee è il prof. Arthur Caplan, direttore del programma di bioetica dell'Università del Minnesota. Con i suoi colleghi si è fatto promotore anche di un ampio dibattito internazionale. Prima di tutto — dice — la sopravvivenza a lungo termine dei bambini con il cuore trapiantato è ancora lungi dall'essere dimostrata. Se si analizzano le statistiche che oggi possediamo sugli adulti abbiamo indicazioni che debbono far riflettere. La percentuale dei pazienti morti e di quelli sopravvissuti, in un decennio, dopo un trapianto cardiaco è analoga alle cifre dei corrispondenti decessi e delle sopravvivenze relative ai malati di identiche cardiopatie non sottoposti a trapianto. Ma ci sono interrogativi ancor più cruciali, sia sul piano scientifico sia su quello umano. Per esempio — dice ancora il prof. Caplan — non sappiamo ancora se, e in che misura, un bambino anencefalico provi dolore. Non sappiamo se la sistemazione di tali creature in macchine che sostengono artificialmente la vita induco il tronco cerebrale a produrre altre attività. A tal proposito meriterà ricordare che fino a qualche tempo fa, pur nei neonati con il cervello perfettamente normale, venivano praticati trattamenti medici o chirurgici generalmente senza o con minimi presidi anestetici. C'era la convinzione che i piccoli di quell'età non provassero punte di dolore tali da richiedere anestesie generali. Ora si è scoperto che anche i neonati provano sofferenza e si è ripresa totalmente la pratica anestesiologica. •E' moralmente accettabile, si chiede il prof. Caplan, mantenere un essere umano artificialmente in vita al solo scopo di utilizzare i suoi organi? Possiamo noi consentire alla medicina di usare le sue tecnologie non per salvare vite umane, ma per incrementare le possibilità di reperimento di incoscienti e impotenti donatori d'organo?». Giancarlo Masini Lorna Linda (California). Baby Fae, che tre anni fa per poco sopravvisse con un cuore di babbuino

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