Dalla Regione il «sì» ai trapianti di cuore

Dalla Regione il «sì» ai trapianti di cuore Primo passo per l'autorizzazione ministeriale Dalla Regione il «sì» ai trapianti di cuore Gli interventi si faranno alle Molinette, ma solo in casi d'emergenza Un altro Importante «si» è stato pronunciato per 1 trapianti di cuore a Torino. La giunta regionale ha deliberato qualche giorno fa, su proposta dell'assessore Eugenio Maccari, il suo parere favorevole. Una decisione che, implicitamente, è anche un impegno a sostenere l'iniziativa dal punto di vista economico. Spiega la dott. Anna Mirone dell'assessorato alla Sanità: «La delibera, quando diventerà esecutiva (dopo il visto del commissario di governo) andrà al ministero. I passi successivi saranno il sopralluogo alle Molinette, da parte dei tecnici dell'Istituto superiore di Sanità, e il parere definitivo del Consiglio superiore di sanità, dopo aver analizzato tutta la documentazione agli atti, compreso il curriculum dei medici: Il parere, poi, dovrà essere ratificato da un decreto ministeriale. Ci vorrà, insomma, ancora qualche mese, ma uno del tasselli più importanti è stato collocato (la commissione nazionale per la cardiologia e cardiochirurgia si era già espressa favorevolmente nel giugno scorso). Quando arriverà l'autorizzazione ministeriale, comunque, al cen tro di cardiochirurgia delle Molinette diretto dal prof. Mario Morea, non nascerà un vero e proprio centro trapianti. Lo spiega il dott. Giorgio Rivara, soprintendente sanitario: «/ centri già esistenti bastano. A Torino si interverrà soltanto in caso d'emergenza, quando il trasporto in altri ospedali può essere fatale al paziente». E il concetto viene ribadito dal prof. Morea: «La routine non verrà penalizzata. Per fare 200 trapianti l'anno, i centri ora autorizzati sono più che sufficienti». Mancano, infatti, gli organi, mancano i donatori, e i trapianti sono ancora pochi rispetto alle richieste. Nella divisione universitaria di cardiochirurgia delle Molinette si sono svolti nell'87, quasi 800 interventi, di cui 724 In circolazione extracorporea. Le operazioni d'emergenza sono state 88.1 pazienti che aspettano d'essere sottoposti a un intervento sono poco meno di 200, con attese che vanno da tre a sei mesi. Bastano queste ultime cifre per capire che la routine — che vuol dire ope¬ razioni su cardiopatie congenite, valvolari, terapia chirurgica per gli infarti in atto — non può assolutamente essere trascurata. Creare un vero e proprio centro trapianti significa paralizzare questa attività, che salva, senza clamori, centinaia di vite. Sintetizza il prof. Morea: «Se non li facciamo noi, questi 800 interventi l'anno, chi li fa?». Trapianti, dunque, solo In caso d'emergenza: «Otto, dieci l'anno. Un esempio. Al momento di staccare la macchina per la circolazione extracorporea, ci si accorge che il cuore del paziente non riprende a pulsare. Facciamo tutti t tentativi possibili, ma il muscolo non reagisce. A questo punto, l'unica alternativa è il cuore artificiale paracorporeo, fuori dal corpo, che può far vivere il malato (è quello applicato recentemente a Pawa). Ma occorre, comunque, al più presto un trapianto vero e proprio». Nell'87 si sono presentati otto casi di questo genere e i pazienti, senza questo tipo di intervento, sono morti. Strutture c personale sono sufficienti? La divisione universitaria di cardiochirurgia alle Molinette ha 60 posti letto, di cui 10 di rianimazione, due sale operatorie. Conclude 11 prof. Morea: «f/na delle sale è spesso a disposinone per le complicazioni nelle angioplastiche. Ce ne servirebbe un'altra. Il personale è sicuramente preparato. I miei collaboratori hanno partecipato a trapianti in Italia e all'estero. Il personale paramedico non abbonda, ma le carenze vengono superate con la buona volontà». Giuliana Mongelli Il chirurgo Mario Morea

Persone citate: Anna Mirone, Eugenio Maccari, Giorgio Rivara, Giuliana Mongelli, Mario Morea, Morea

Luoghi citati: Italia, Pawa, Torino