L'ingiustizia di Salomone di Andrea Manzella

L'ingiustizia di Salomone Una lettera delFon. Amato L'ingiustizia di Salomone Gentile Direttore. in un articolo che largamente condivido. («Lo riforma in almanacco», 31 dicembre ,. '8/0, ; Andrea Manzella ricostruisce " i fatti istituzionali del 1987 in modo non del tutto veritiero, allo scopo, presumo, di distribuire equamente tra i partiti la colpa delle distorsioni a cui abbiamo effettivamente assistito. E poiché la storia non sarà quella realmente accaduta, ma quella attestata da chi la racconta, ritengo doveroso tornare su quei fatti per i quali le esigenze salomoniche di Manzella hanno prevalso sulla verità. Il primo: ..Dimissioni di ministri per costringere all'uscita un presidente del Consiglio che pretendeva di restare in carica dopo aver rotto il patto di coalizione». Era aprile e il presidente Craxi si era dimesso da oltre un mese, ben prima di quanto risultasse dall'unico accordo che era stato stipulato, quello che prevedeva, dopo il suo ritorno alla guida del psi e le conseguenti dimissioni in occasione del congresso socialista, la negoziazione di un governo a guida diversa. A quel punto perciò l'uscita di Craxi non era più un problema e il problema eri quello di costituire il nuovo governo. Ma qui si era creato l'intoppo dei referendum ed era emersa l'imprevista rigidità della segreteria democristiana nei confronti dello stesso presidente incaricato de on. Andreotti. Il Capo dello Stato rinviò allora il governo Craxi alle Camere per consentire un chiarimento. I democristiani, nel timore che questo aprisse la strada non ad un nuovo governo Craxi (il che era escluso in primo luogo da Craxi) ma uno scioglimento anticipato gestito dal vecchio governo anziché da un loro monocolore, inventarono le separate dimissioni dei loro ministri, per delegittimare il vecchio'governo a questi stessi fini. E la fase elettorale risultò affidata poi al governo Pantani. La storia, quindi, è un po' diversa da come la fa sembrare la sintetica ricostruzione di Manzella. cosi come è diversa — e passo rapidamente al secondo fatto — quella dei referendum, promossi dal partiti della maggioranza, dice Manzella, -contro il Parlamento: ■ Neppure questo è vero. perché i referendum non sono contro il Parlamento, e non ho bisogno per dimostrarlo né delle facili citazioni che potrei fare,, né del richiamo all'impegno con cui in questo caso venne cercata dal governo, e poi dal Parlamento, una soluzione tempestiva che fu invece bloccata. Concordo con molte delle terapie istituzionali di Manzella, ma mi permetto di dirgli che non sempre quella di Salomone è vera giustizia. Giuliano Amato Stia tranquillo Giuliano Amato: la Verità non è in pericolo. I fatti sono quelli esposti da lui e, a suo tempo, dall'agenzia Ansa. Ne è però diversa l'interpretazione. Ed è buona regola non confondere ques'a diversità con il travisamento delle cose, dato che, altrimenti, non rimarrebbe spazio alla cosiddetta libertà d'opinione. Del resto, già si era avvertito nell'articolo in questione che «ognuna di queste vicende ha distinte ricostruzioni, reciproche provocazioni e varie comprensioni». Amato dice, appunto, la sua: autorevolissima, e quasi autentica, se non fosse, oggettivamente, di una parte tanto in causa come può esserlo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dell'epoca. In effetti, dalle intricate storie della -staffetta» e dei referendum, per non dire del resto, è passato troppo pòco tempo per tenTare o temere una sistemazione definitiva. Nel frattempo, è necessario che fioriscano i cento fiori. Quanto al re Salomone, pur essendo proporzionalista convinto, non mi è mai saltato in mente di applicare tale criterio per la ripartizione, tra i partiti, delle colpe per la preoccu ponte epidemia di abuso di posizioni istituzionali, manifestatasi nel 1987. Ho fatto un rapido elenco di esempi: se da esso risulta che «ci sono tutti», con diversa responsabilità (come ha colto, con la consueta immediatezza. Giuliano Amato) ebbene ciò significa che il contagio si è così diffuso che valeva la pena denunciarlo. Certo sarebbe stato più comodo se il peccatore fosse stato sole uno. E se esso fosse saltato fuori, tutto nudo, come normalmente accadeva nei giudizi salomonici. Ma così non è. Andrea Manzella