I RAGGI INFRAROSSI SALVANO PIERO DELLA FRANCESCA di Mirella Serri

I RAGGI INFRAROSSI SALVANO PIERO DELLA FRANCESCA I RAGGI INFRAROSSI SALVANO PIERO DELLA FRANCESCA LROMA A diagnosi per scoprire l'origine della malattia si è trasformata in una mostra. Il check up sul corpo dei due capolavori la «Leggenda della Vera Croce» della Cappella maggiore della basilica di S. Francesco ad Arezzo e la «Madonna del Parto» di Monterchi, colpiti da una forma di perniciosa «anemia» del colore, da un progressivo estendersi di una patina biancastra, è diventato un'analisi dettagliatissima su due fondamentali opere del primo Rinascimento. Al capezzale di queste celebri pitture, che rischiano di essere per sempre ricoperte da un inesorabile velo di cipria lattea, convocata dal ministero per i Beni Culturali, dalla Regione Toscana e dalla Soprintendenza di Arezzo (con la sponsorizzazione della Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio) è da tempo impegnata un'equipe di esperti in numerose discipline del campo del restauro. Sono al lavoro dal 1985 per arrestare la mortale avanzata di queste «effervescenze saline» e di letali spore che lavorano a trasformare in una nuvola dalle tinte imprecisate il bel volto della Madonna di Monterchi. Le ricerche e i dati raccolti sono stati adesso esposti in una ricca mostra itinerante «Uh progetto per Piero della Francesca» che, dopo Arezzo e Firenze, è arrivata a Roma nel Complesso Monumentale di San Michele a Ripa e che chiuderà i battenti il 9 gennaio. Questa mostra, il cui catalogo è stato pubblicato da Alinari (pp. 382) apre così le iniziative per celebrare il quinto centenario della morte di Piero della Francesca che cadrà nel 1992. Sarà seguita da un convegno internazionale ad Arezzo in primavera in cui numerosi specialisti metteranno a confronto le loro terapie. «E' stato un lavoro molto impegnativo che durante il suo svolgimento ha travalicato le nostre stesse aspettative. E la ricerca è diventata un'approfondita e minuziosa osservazione di un'opera del Rinascimento — afferma Antonio Paolucci, studioso dell'opera del pittore, di cui è uscita da pochissimo la monografia «Piero della Francesca» (ed. Cantini, Firenze, pp^ 271, L. 160.000), soprintendente ai Beni Artistici e Storici per le province di Firenze e di Pistoia —. Il problema della risistemazione di queste pitture si è posto in forma drammatica fin dagli inizi del secolo. I provvedimenti sono stati numerosi; a volte hanno rallentato il degrado e altre volte hanno provocato guai maggiori. Uno dei primi a gettare il grido di allarme fu proprio Ga¬ briele D'Annunzio che nel 1902 appositamente giunto ad Arezzo per vedere 1 opera di Piero ne rilevò le pessime condizioni. Da allora è stato un susseguirsi di iniziative, ma solo di recente abbiamo deciso di rovesciare la tradizionale impostazione. La parola d'ordine è stata: nessun intervento prima di capire la causa della patina bianca che devasta il colore». Le famose immagini della Vittoria di Costantino, i particolari dell'Annunciazione, l'incontro della regina di Saba con re Salomone, o le sontuose pieghe dell'abito della Madonna del Parto sono state in questi anni oggetto di un fuoco di fila di raggi infrarossi e ultravioletti, di analisi al microscopio, termografiche, chimiche e fotogrammometriche. «Abbiamo proceduto in quattro fasi — afferma Paolucci —. Prima di tutto è stata fatta un'ampia ricerca storica, anche per capire i danni apportati dai successivi restauri. Poi abbiamo eseguito controlli "non distruttivi", come quello termografico per sondare la composizione, la stabilità dell'edificio, il tipo di struttura architettonica. Quindi abbiamo condotto osservazioni particolareggiate sulla tecnica pittorica e sull'ambiente registrando i valori nelle diverse ore del giorno o nell'arco delle stagioni». E infine quali sono state le scoperte più evidenti? «Che la causa del degrado non è una sola, ma un complesso intreccio di elementi. Siamo riusciti poi a ricostruire quasi integralmente il modo di dipingere di Piero, le diverse tappe di elaborazione. Queste due opere di Piero della Francesca non hanno più segreti per noi». La spesa quale è stata? «Di circa un miliardo». La sua monografìa si avvale di questa conoscenza ravvicinata? «Certamente questo è un capitolo inedito, che porta nuovi elementi nella storia della pittura rinascimentale. Ho cercato anche di ricostruire l'immagine complessiva di Piero della Francesca: quella di pittore e di teorico dell'arte, ed anche quella di uomo interamente calato nel suo tempo, accorto amministratore delle sue sostanze, personaggio politico che ricoprì numerose cariche civiche, temperamento molto pragmatico, capace di eseguire le più diverse committenze dei Malatesta, Montefeltro, del Papa. Eccezionalmente in grado di stabilire uno stretto legame tra le suggestioni sacrali del Medioevo e la più moderna visione rinascimentale». Il convegno che si terrà in Frima vera riuscirà ad arrestare anemia di Piero? «Sono ottimista: penso di sì». Mirella Serri £' aperta a Roma sino al 9 gennaio una mostra sui restauri dei capolavori di Piero della Francesca