GEOMETRIE DI ALBERTI

GEOMETRIE DI ALBERTI GEOMETRIE DI ALBERTI PLENDIDA edizione itaL ' liana, pubblicata da «Il m Politilo», del celebre l J trattato in latino di Leon *s£A Battista Alberti intitolato in alcuni codici De architectura, più conosciuto col titolo De re aedificatoria. Uscito a Firenze nel 1485, tredici anni dopo la morte dell'autore, resta da allora una delle opere fondamentali dell'arte del costruire e dell'intera storia della cultura. Tradotto in italiano — «nella volgar lingua» — nel 1546 a Venezia, col titolo «I dieci libri dell'Architettura», fu presto tradotto anche in francese e spagnolo, e più tardi in tutte le lingue europee. La traduzione ora proposta, di alta qualità e di limpida scrittura, si intitola semplicemente LArchitettura; ed è la ristampa, sottoposta ad approfondita revisione, della traduzione di Giovanni Orlandi, uscita nel 1966 con testo a fronte presso le stesse Edizioni II Polifilo. Già condotta sui tre codici Vaticano-Urbinate, Laurenziano ed Etoniano della fine del Quattrocento, la traduzione utilizza ora anche il codice di Chicago: si può dire che questa edizione offre al lettore per la prima volta in tutta la sua integrità la summa dell'Alberti. L'introduzione e le annotazioni di Paolo Portoghesi presentano e accompagnano il testo: condotte allo stesso tempo con magistrale attenzione critica, chiarezza di scrittura, profonda aderenza al grande personaggio. Anche il lettore non specialista può dunque avviarsi alla lettura dell'opera con felicità e sorpresa: non c'è pagina che non sia meravigliosamente leggibile e godibile. Le arti — secondo l'Alberti —, pur nelle constatate fratture delle vicende umane, «contribuiscono a render felice la vita»; e l'arte edificatoria come è qui presentata vi contribuisce più d'ogni altra arte. Le suddivisioni o «libri» in cui l'opera si articola sono dieci, compatti e aperti al tempo stesso: il disegno, cioè il progetto e l'ambiente, l'armonia del costruito e le diversità degli edifi¬ ci; i materiali: legnami, pietre, mattoni, calce, gesso, sabbia..., ma anche il carattere del giudizio estetico, le forze della natura in relazione all'opera dell'uomo, la durata nel tempo; l'esecuzione: scavi, fondamenta, muri, coperture, ma anche il senso della storia e le relazioni con l'esistente: l'intangibilità delle antiche costruzioni e vestigia, e la forza dell'invenzione; la città come massima opera umana; le opere di carattere «universale» e «particolare», e insieme il buon governo e la famiglia, la salubrità dell'aria e gli effetti atmosferici, la regolazione della temperatura e dell'umidità; e ancora gli ornamenti, il restauro e le riparazioni, l'eleganza e il piacere di vivere in una certa stanza, calda o ambiente... Una vera «selva culturale» — come sottolinea la critica più recente —, «ma in nessuna parte una dichiarazione di poetica». Il dibattito è più che mai aperto sulla validità di tali affermazioni e dichiarazioni; certo la «selva» viene creata e per¬ corsa da un pensiero coerente e flessibile, mobile e profondo; sotteso da una scrittura stupendamente piana e precisa ma capace di slanci improvvisi, efficacissima. Pagine rigorose come dimostrazioni matematiche contengono passi ricchi di poesia, sviluppati con estrema semplicità e bellezza: «La vista stessa delle fiamme e la luce che si sprigiona dal focolare acceso costituiscono la più gioconda compagnia per padri di famiglia che si riuniscono in casa a discorrere...». Se il terreno o le acque hanno difetti o deficienze, si può intervenire a modificare: «Ma né l'ingegno né la potenza dell'uomo possono mutare il cielo». E ancora: «Nella caverna una sorgente d'acqua sgorga attraverso un rivestimento formato di conchiglie e ostriche marine, talune rovesciate, altre col dorso in alto, accostate tra loro in modo da variare i colori...». Formidabile trattatista e raro scrittore: la nostra storia letteraria, oltre a quella architettonica, passa per queste pagine, che collegano continuamente i problemi figurativi ai più vasti temi estetici, morali e politici. Eppure i fili conduttori dell'opera — nota Paolo Portoghesi — non sono i gradi d'una scola filosofica, ma i percorsi, «tenendo per mano il lettore», d'uno sterminato territorio culturale, da riconoscere insieme. Il punto di vista scelto e perseguito dal principio alla fine è quello, estremamente moderno, del tecnico che con spontaneità e chiarezza «fa l'inventario delle proprie cognizioni e dei propri segreti; e immediatamente li proietta nella sfera dell'azione produttiva, cercando di comunicare agli altri la gioia del conoscere e del fare inestricabilmente intrecciati». Paolo Barbaro Leon Battista Alberti L'architettura Edizioni II Polifllo pp. 640,58 illustrazioni, L. 120.000

Persone citate: Battista Alberti, Giovanni Orlandi, Paolo Barbaro Leon, Paolo Portoghesi

Luoghi citati: Chicago, Firenze, Venezia