L'anno che verrà seduce l'Italia

L'anno che verrà seduce l'Italia / - . Un'ondata di speranza nel mondo, rivela un sondaggio: pessimisti soltanto all'Est L'anno che verrà seduce l'Italia Col 59per cento siamo ipiù ottimisti d'Europa MILANO. Una ventata di ottimismo sull'anno che comincia, le guerre appaiono un'ipotesi sempre più remota e la previsione positiva coinvolge pure gli avvenimenti della propria vita personale. I dati emergono da un'inchiesta condotta da 36 istituti del «Gruppo Gallup» in altrettanti Paesi di tutti i continenti. I più ottimisti? Noi italiani. I più preoccupati? Sembrano gli ungheresi e i sovietici, specialmente per ragioni economiche, però è diffìcile misurare il reale atteggiamento collettivo, visto che non esistono sondaggi analoghi precedenti, e anche i dati pervenuti quest'anno sono molto limitati. La ricerca, in Italia curata dalla Doxa, ha interessato i 12 membri della Cee, più 7 Paesi europei (con Unione Sovietica e Ungheria, anche Austria, Finlandia, Islanda. Svezia, Svizzera) e 17 altre nazioni (l'Australia e alcuni Stati americani, africani, asiatici). «L'inversione di tendenza — ricorda Elio Brasati della Doxa in una nota che accompagna il sondaggio — si era delineata fin dall'anno scorso: già nel dicembre '88 le speranze cominciavano a prevalere dovunque sulla cupezza. La gente continua a vedere rosa nel proprio futuro personale proprio perché vede sempre meno nero nelle prospettive (per la pace e la demo¬ crazia) nel mondo». Prima domanda sulle aspettative personali: per quanto la riguarda, pensa che il 1990 sarà migliore o peggiore dell'89? Su 100 intervistati del nostro Paese, 59 hanno risposto «migliore» (a S. Silvestro scorso erano 48; nell'81, appena 25). Solamente 17 i pessimisti: è il migliore risultato che un simile quesito abbia mai registrato in Italia. In 19 hanno risposto <<né peggiore né migliore»; l'anno passato erano 29. Gli uomini sembrano nutrire speranze in numero lievemente maggiore delle donne (59 contro 58); la fascia di età che mostra maggiore fiducia è fra i 15 e i 24 anni (68); i più scettici, coloro che hanno superato i 54. Punta massima di ottimisti al Centro e nei Comuni con oltre 10 mila abitanti. Dopo l'Italia, nella classifica di chi guarda con fiducia all'avvenire compaiono irlandesi (54) e greci (47); ultima la Germania Federale, dove le risposte positive sono solamente 22, mentre la maggioranza di intervistati (69) prevede stazionarietà. In generale comunque, nella Cee gli ottimisti prevalgono sui pessimisti (39% contro 17%). Fra gli altri Paesi europei, in testa Svezia e Islanda. Ultimi gli ungheresi: 15 ottimisti contro 58 pessimisti. E' la prima volta che partecipano al sondaggio; la terza invece per gli abitanti della città di Mosca, da cui provengono gli unici dati sull'Unione Sovietica: 37 ottimisti, 1 in meno rispetto ai pessimisti; erano 41 in più a fine '88, e persino 7 in più a fine '87. Un balzo in avanti invece per l'Argentina, dove gli ottimisti sono 63, cioè 51 più dei pessimisti (12), mentre a fine '88 il divario era 17. Eguale tendenza in Brasile, Cile, Costarica e Messico. Minori i cambiamenti nei Paesi asiatici e in Estremo Oriente. Unanimente negative invece le previsioni nel settore sindacale. Alla domanda «Lei pensa che nel 1990 scioperi e vertenze aumenteranno, diminuiranno o continueranno come ora?», 37, nel nostro Paese, temono un aggravio di agitazioni (gli ottimisti sono solo 18); questo divario di 19 punti sale a 26 nei Paesi Cee. In testa alla classifica dei pessimisti, gli inglesi (47), ultimi gli irlandesi (17). Terzo quesito: il 1990 sarà abbastanza tranquillo, senza molti conflitti internazionali, oppure tormentato, con molti conflitti intemazionali, o resterà come ora? Trentasei i pareri ottimistici da noi (a fine '88 erano 20), eguale numero di persone ritengono che la situazione rimarrà invariata. Dall'81 fino ali '87, i pessimisti erano in maggioran¬ za. Nell'insieme dei Paesi della Cee, parità fra ottimisti e pessimisti, più o meno come 1 anno scorso; molto simili i risultati anche negli altri, tranne che in Unione Sovietica, dove l'ottimismo è cresciuto, e in Ungheria, dove invece i pessimisti prevalgono. Situazione stazionaria pure negli Stati Uniti, pessimismo in Costarica, Australia, Giappone e specialmente nelle Filippine. In Israele, 41 intervistati dichiarano di credere che la situazione rimarrà invariata, 36 prevedono «un anno tranquillo»; a temerlo «tormentato» sono solamente in 23. Infine, a che punto è la grande paura di un'altra guerra mondiale entro 10 anni? Il livello minimo di pessimismo — corrispondente alla risposta «non scoppierà nessuna guerra mondiale in questo lasso di tempo» — scende costantemente nel nostro Paese: da 23 nell'87, a 17 nell'88, a 13 nell'89. Andamento quasi identico anche nell'insieme dei 12 Paesi della Cee. Non sono pervenute le risposte ungheresi, mentre l'atteggiamento dei moscoviti sembra evolversi in modo positivo. LE ASPETTATIVE DEGLI "EUROPEI" \ITALIA (^IRLANDA Su 100 Intervistali In ogni Paese Alla line del 1989 prevedono che II 1990 sarà: \ GRECIA \LUSSEMBURG0 \f RANCIA GERMANIA FEDERALE PORTOGALLO. BELGIO DANIMARCA GRAN BRETAGNA SPAGNA OLANDA

Persone citate: Elio Brasati