Manganelli contro il corteo della pace

Manganelli contro il corteo della pace A Gerusalemme il grande meeting di arabi, israeliani ed europei finisce tra le cariche della polizia Manganelli contro il corteo della pace Fonti arabe: «Un morto» ma le autorità smentiscono Cinquanta dimostranti feriti, trenta sono italiani GERUSALEMME NOSTRO SERVIZIO. E' finita in una grossa nube di gas lacrimogeni e tra i lamenti di numerose decine di dimostranti feriti in violenti scontri con la polizia la più imponente dimostrazione pacifista congiunta arabo-israeliana mai svoltasi a Gerusalemme dall'unificazione dei due settori della città nel 1967. Fonti palestinesi hanno riferito che negli incidenti un manifestante è rimasto ucciso ma la polizia israeliana affermava ieri di non esseme al corrente. In precedenza 25 mila dimostranti palestinesi, israeliani ed europei avevano dato vita, in un clima di kermesse, a una gigantesca catena umana attorno alle mura della città vecchia e avevano lanciato in aria migliaia di palloncini colorati esprimendo così l'augurio che con il 1990 abbia inizio un decennio di pace nel Medio Oriente. I pacifisti erano tenuti a bada da 2 mila soldati ed agenti che avevano provveduto a interrompere le comunicazioni fra la Cisgiordania e Gerusalemme per impedire l'afflusso in città di altri 5 mila dimostranti palestinesi. Ieri sera gli organizzatori della manifestazione hanno accusato la polizia israeliana di aver fatto degenerare la situazione di proposito e di aver aggredito i manifestanti mentre si disperdevano. «Il governo israeliano — aveva detto Faisal Husseini, il più alto esponente filo-Olp della Cisgiordania, prima ancora degli incidenti — cerca di dimostrare che la cooperazione fra arabi ed ebrei non è possibile. Le migliaia di dimostranti pervenuti qua intendono affermare proprio il contrario, che cioè nessuna forza al mondo può impedire ai popoli di conseguire la pace». In mattinata alcuni esponenti politici europei presenti alla manifestazione, fra cui gli italiani Luciana Castellina, Pinuccia Bertone e Pietro Folena, avevano protestato per la decisione delle autorità israeliane di impedire ai palestinesi dei territori di giungere a Gerusalemme. Il primo incidente della giornata si è verificato di fronte alla Porta di Damasco, poco prima dell'inizio della manifestazione, quando alcune decine di palestinesi che scandivano slogan nazionalisti sono stati caricati e dispersi dalla polizia con potenti getti d'acqua, manganellate e proiettili di gomma. Quindici palestinesi sono rimasti feriti. In sèguito i principali esponenti politici palestinesi, Faisal Husseini; Radwan Abu Ayash e Ibrahim Karaeen (tutti considerati filo-Olp) si sono incontrati con i deputati israeliani di sinistra Lova Eliav, Ran Cohen e Toufiq Toubi proprio nel punto su cui, fino al 1967, sorgeva un alto muro che divideva i due settori della città. «Anche se quel muro non c'è più — ha notato Husseini — la città è ancora divisa. Basta vedere la brutalità con cui si comportano i poliziotti nel settore arabo della città; in quello ebraico non oserebbero comportarsi così selvaggiamente». Mentre gli altoparlanti diffondevano canzo¬ ni di Bob Dylan, Eliav gli ha risposto che comunque la giornata di ieri era da considerarsi storica «perché migliaia di persone si sono impegnate a costruire ponti di comprensione». Alle 2 in punto è stato dato il segnale e ai piedi delle mura di Gerusalemme quattro chilometri di dimostranti (900 dei quali giunti dall'Italia) hanno sollevato le mani congiunte verso il cielo terso e luminoso intonando canzoni di pace in arabo e in ebraico. Molti dimostranti che affermavano di aver preso parte in vita loro a innumerevoli manifestazioni, sostenevano commossi di non aver mai visto niente del genere. Lo scontro duro, violento, è avvenuto a manifestazione conclusa a Gerusalemme Est, fra la Porta di Damasco e quella dei Fiori, quando molti stavano già sfollando. Secondo la versione della polizia «i palestinési hanno inscenato una manifestazione nazionalistica non autorizzata e sono stati pertanto dispersi con i mezzi ritenuti adeguati dagli ufficiali presenti sul posto». Ma molte testimonianze oculari parlano di un attacco premeditato e gratuito delle forze dell'ordine che han¬ no sparato grosse quantità di proiettili di gomma, gas lacrimogeni e hanno coperto i manifestanti in fuga con possenti getti di acqua colorata. «La polizia ha proprio perso la testai» ha sancito Zali Reshef, uno dei leader del movimento israeliano «Pace adesso». «Oggi mi sono sentito come un arabo» ha aggiunto un ebreo dopo essere stato percosso da un agente. In questa fase convulsa in cui sono stati visti anche poliziotti picchiare donne e bambine, sono rimasti feriti una cinquantina di dimostranti, 30 dei quali italiani. [f. a.] Un frate francescano prende parte alla catena umana di 20 mila persone che ha circondato la città vecchia di Gerusalemme per invocare la pace in Medio Oriente