Campioni in armi per la Romania libera

Campioni in armi per la Romania libera r- Campioni in armi per la Romania libera IL mondo dello sport sta vivendo, per i fatti dell'Est europeo, una rivoluzione profondissima, di cui pensiamo in Italia non importi se non a pochissimi, nonostante il lodevole impegno dei giornali specializzati: e non per paura di accostare le cosette di un mondo comunque ludico, come è o dovrebbe essere quello degli stadi e delle piscine, alle grandi cose che stanno creando velocemente una nuova storia dell'umanità. Le due nazioni più forti in rapporto alla loro popolazione, Germania Est e Romania, hanno vissuto il trauma più profondo: la seconda addirittura con un pesante tributo di sangue. Cambiano le motivazioni, le politiche, i privilegi, le bistecche, cambieranno le scelte sportive, le destinazioni, i contatti, i contratti. Stupisce il silenzio del Ciò, speriamo che sia perché è tempo di festività, oppure perché si sta meditando l'iniziativa del secolo. La Iaaf almeno si riunirà a Tokyo il 20 gennaio per prendere in esame i problemi burocratici che ormai nasceranno, con una marea di partenze, di arrivi, con i tedeschi uni e doppi. I fatti a cui ancorare attenzioni e stupori e decisioni sono innumeri, proviamo a farne un elenco sommario, cominciando dalla Romania anche per rispetto al suo superiore travaglio, e ammirazione dei tanti suoi eroismi. C'è stata la fuga della Comaneci, fuga d'amore si è persin detto, il maschione c'è e si è visto, ma forse a monte c'era qualcosa, un disagio da tragedia annunciata o un'informazione speciale (la ragazza fu anche compagna di Nico Ceausescu, il Àglio più cattivo del tiranno). Ci sono adesso i problemi delle squadre di calcio, la Dinamo della polizia, la Steaua dell'esercito: la prima teoricamente assai compromessa con il regime, ma la seconda direttamente gestita da Valentin Ceausescu, altro figlio del dittatore. Cosa fare dei cocchi belli del regime, atleti compresi e magari atleti in prima fila? E quanto fidarsi degli improvvisi oppositori? Sono momenti difficili, verginità vengono disfatte, rifatte. PARE, e la notizia, se accertata in pieno, sarebbe da titolone, che il portiere della Steaua campione d'Europa di club nel 1986, Ducadam, abbia smesso di giocare non per un'artrite alle mani, ma perché quelli della Securitate gli spezzarono le ossa, avendo lui rifiutato di smistare a Valentin Ceausescu l'automobilona datagli da uno spagnolo madrileno come premio per avere impedito, con le sue parate, il successo in Coppa dei Campioni dell'odiato Barcellona. Sembra che anche in Italia alcuni sapessero, e da tempo, dai giorni di Milan-Steaua a Barcellona, lo scorso maggio. Il silenzio può essere una colpa, a questo punto, se la storia è vera, ed era verificabile. Il rapporto fra sport e regime pareva stretto in Romania, però una notizia di agenzia diramata ieri annuncia che alcuni campioni romeni di tiro a segno hanno messo la loro bravura al servizio dell'esercito nelle sparatorie contro la Securitate. Ion Corneliu medaglia d'argento a Los Angeles 1984 e Sorin Babii oro a Seul 1988, con Gratian Calota altro tiratore, avrebbero eliminato un nucleo di terroristi. Nella batta- §lia è caduto l'ex capitano ella squadra nazionale di rugby, Radu Durbac. Durbac è morto in Boulevard Ghencea mentre presidiava la sede del club dello Steaua. I lottatori Catalin Rosea e Ionel Baciu hanno dato il loro apporto all'ingresso dei soldati in Bucarest e altri atleti hanno combattuto per difendere uno dei più grandi ospedali di Bucarest, non lontano dal centro. Momenti difficili, rese dei conti, corsa al carro dei vincitori. Lo sport è vita, no? Nebiolo ricorda l'Universiade di Bucarest 1981, Nico Ceausescu invitò i capi dello sport mondiale universitario nelle sue ville sul Mar Nero, scorrazzava con un'auto sportiva, la gente doveva salvarsi dai suoi eccessi di velocità. L'idea tormentosa è che lo sport serva sempre alle dittature: il che non è bello, anche se inevitabile. Abbiamo letto che a Sibiu, quando la Romania segnò il gol vincente contro l'Italia, tanti strinsero la mano a Nico Ceausescu gerarcone locale: ma basta andare in tribuna d'onore nei nostri stadi per vedere domenicalmente qualcosa di simile. MOMENTI vivi, pieni. Grande sport coinvolto nelle novità: la Romania fu seconda dietro gli Usa a Los Angeles 1984, la Germania Est dietro l'Ures a Seul 1988. Già, si dice sempre più Germania Est, sempre meno Ddr, sigla imposta dai successi nello sport. Berlino Est e Berlino Ovest il 2 gennaio saranno legate da una maratonina di 6 chilometri, pare che anche Nebiolo la farà, al passo. Oggi sempre a Berlino Est Stanga, general manager della Chàteau d'Ax, la squadra ciclistica di Bugno, ingaggia Kramer e Schur, tedeschi orientali dei quartetti d'oro della 100 a Seul e negli ultimi campionati mondiali. Abbondano gli sguardi al favoloso decennio sportivo appena trascorso. Ma negli ultimi due mesi c'è stata nel mondo più rivoluzione, ora da virare in evoluzione, che negli ultimi dieci anni, e lo sport godrà, patirà le conseguenze di ciò. Stanno saltando teste anche di dirigenti sportivi nella Germania Est e in Romania, nasceranno nuove alleanze, nuovi equilibrii. Si parla di prelievi di campioni da quelle parti, ma intanto la Germania Est si apre ad atleti bulgari, cecoslovacchi, presto anche romeni, che già la intendono come un'appendice dell'Ovest. C'è molto da osservare, da studiare. Fra poco avremo offerte di atleti dall'Est, per tante discipline. Forse calciatori romeni laveranno i vetri delle auto di noi fortunati. Gian Paolo Q i-mezza no tnoj