«Salvacondotto al dittatore»
«Salvacondotto al dittatore » «Salvacondotto al dittatore » L'esperto: lo prescrive il diritto internazionale ROMA. Noriega, secondo il diritto internazionale americano, avrebbe in linea di principio il diritto di ottenere un salvacondotto verso un Paese di sua scelta. E' questa l'opinione del professor Giorgio Badiali, docente di Diritto Internazionale all'Università di Perugia. Ciò accade per una «particolarità» voluta dall'Organizzazione degli Stati Americani. «Il problema è questo: dobbiamo fare i conti con un diritto internazionale americano. Il diritto internazionale in genere non stabilisce con certezza un diritto di asilo; per esempio, la questione è stata molto discussa a proposito del cardinal Midszenty che si era rifugiato nell'ambasciata americana a Budapest nel '56. E infatti in pratica è stata congelata perché gli Stati Uniti sono gli Stati Uniti, ma senza che ci fosse veramente un titolo che in termini giuridici legittimasse un'ospitalità del genere». Ma oltreoceano la situazione è differente: «Si ritiene che nel continente americano esista una norma, collegata alla grande frequenza con cui avvengono rivoluzioni e colpi di Stato in quel continente. Quindi in genere si ammette il principio che persone che si rifugiano presso le rappresentanze diplomatiche siano legittimamente accolte in quelle ambasciate e possano eventualmente ottenere un salvacondotto dalle stesse autorità che le ricercano». E' una prassi che ha trovato spesso applicazione, e anche — come è ovvio — delle eccezioni. La turbolenza politica del subcontinente ha fatto sì che si arrivasse a sancire un comportamento «garantista». «La minoranza che soccombe nei colpi di Stato e nelle rivoluzioni sudamericane ha una quantità di esponenti che si rifugiano nelle ambasciate dei vari Paesi — spiega il professor Badiali —. Si ammette che queste persone vengano dotate di salvacondotto per raggiungere il Paese di loro gradimento senza essere arrestate nel tragitto. Quindi nel caso di Noriega si potrebbe sostenere questa tesi». Fra l'altro, non più di un mese e mezzo fa fu proprio il grande avversario di «Faccia d'ananas», e adesso presidente della Repubblica Panamense, Endara, a usufruire nella nunziatura apostolica di Panama dell'ospitalità di mons. Laboa, ambasciatore del Papa. «Il fulcro è questo: il diritto internazionale americano. Che non è un diritto diverso da quello internazionale, ma è un diritto internazionale regionale. Una particolarità di quel continente», spiega il prof. Badiali. L'Organizzazione degli Stati Americani, la stessa che ha protestato per l'intervento americano, ha sancito questo diritto. «C'è un grosso lavoro di codificazione; la conferenza degli Stati americani si riunisce periodicamente e approva convenzioni su vari aspetti, pro¬ prio per consolidare principi tipici di quel continente». In linea di principio è stato sancito questo criterio: è legittimo concedere asilo alle persone nelle ambasciate, e c'è un obbligo a carico della parte che domina la situazione di rispettare il salvacondotto. «Se si ammette il diritto di asilo, come è in America, è illegittimo, da parte delle autorità esterne —, in questo caso da parte degli Stati Uniti —, non permettere che Noriega lasci l'ambasciata per rifugiarsi altrove». La situazione appare comunque complessa: «Noriega è capo di Stato ed entra in gioco l'immunità. Si tratta di reati compiuti violando leggi ordinarie, ma durante l'esercizio delle sue funzioni». Chi deve giudicarlo? In conclusione però, ammette il professor Badiali, «la soluzione sarà una soluzione politica, ovviamente. E' fuori discussione», (m. tos.]
Persone citate: Endara, Giorgio Badiali, Noriega
Luoghi citati: America, Budapest, Panama, Perugia, Roma, Stati Uniti
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