Sulla «vita» è guerra in Europa di Giuseppe Alberti

Sulla «vita» è guerra in Europa Dal gennaio 1993 entrerà in vigore la direttiva Cee sui nuovi servizi assicurativi Sulla «vita» è guerra in Europa In Italia il30% è già in mano a gruppi stranieri All'inizio del 1993 il mercato europeo delle polizze vita diventerà una enorme prateria senza frontiere, dove circa 3800 società (fra mutue, SpA, società anonime e cooperative) potranno dare la caccia a un mercato sterminato (320 milioni di consumatori) che nell'88 ha «fatturato» 300.000 miliardi. All'Italia, che ha 270 società, spetta il 9%. Oggi circa il 40% delle società che operano nel nostro Paese sono collegate con imprese estere ed il 30% di tutti i premi raccolti spetta a società controllare da gruppi stranieri. Negli ultimi tempi, infatti, si sono verificati passaggi di pacchetti azionari fra piccole e grandi imprese, fra banche e compagnie assicuratrici, oltre alla sempre più numerosa presenza nel nostro mercato di società estere: europee, giapponesi e americane. Da parte delle imprese italiane, invece, l'espansione all'estero è meno consistente. Perché? In prima analisi gioca la domanda assicurativa Cee: l'incidenza dei premi assicurativi del lavoro diretto italiano rispetto al prodotto interno lordo sfiora il 2,5% contro la mèdia europea del 5, mentre negli Usa la percentuale sale all'8%. L'Italia, insomma, è considerata una «terra di conquista» e il fronte è in movimento. Gli esempi sono numerosi. La Scor (Società Generale de Réassurances) ha rafforzato la sua presenza nella Repubblica federale tedesca acquistando la Deutsche Continental Ruckversicherung e ha aperto una sede a Milano. La Banca Popolare di Novara entra nella Siat Vita (gruppo Sai); l'Alpi Assicurazioni passa sotto il controllo della finanziaria bolognese Urafin (91%) e della Banca Agricoltura Mantovana (2%); l'inglese Guardian Royal Exchange e il San Paolo di Torino 'figurano comproprietari di tre imprese romane: la Cidas, la Sipea e la Polaris vita; la Toro si allea con la Uap francese; l'Ina sta trattando con Bnl; la Reale Mutua di Torino è interessata alla Banca Subalpina; la Meiji Mutual Life è entrata nel capitale della Société Generale; dallo scorso anno la Sumitomo Life ha acquistato quote di banche olandesi, inglesi, austriache e tedesche entrando, in pari tempo, nel capitale di Paribas. La Taiyo Mutual Life ha acquistato il 5% della francese Ccf, ponendosi quasi alla pari nell'azionariato con Mutuelles che ha il 5,6% e con Société Suisse (5,6), superando la Axa (2,5) e la Smabtp (3,3). Sempre da Torino giunge la notizia che la Sai ha concluso un accordo con la compagnia nipponica The Yasuda and Marine Insurance Company. L'intesa entra in un programma internazionale di collaborazione ampliato dall'accordo della società torinese con la francese Gan. Le società Macif (francese), Folsam (svedese) e la belga Prévoiance avrebbero acquistato quote azionarie della bolognese Unipol. L'Allianz tedesca, oltre ad essere presente anche in Turchia, è proprietaria della Ras (una delle più prestigiose compagnie italiane) che, a sua volta, controlla l'Usa (Unione Subalpina di Assicurazioni di Torino). Queste manovre sono volte anche a concentrare forze omogenee operative. Le preoccupazioni maggiori per gli imprenditori della polizza sono i canali di distribuzione e, di conseguenza, gli sportelli di vendita. Nel nostro Paese, fra sub-agenzie, agenzie, sportelli direttamente gestiti dalle società, non dovrebbero essere meno di 30 mila. Se a questi si aggiungeranno quelli bancari, degli istituti finanziari, non è difficile giungere a 50 mila. Ma sulla scia di quanto già avviene in taluni Paesi della Cee i canali di distribuzione dovrebbero risultare molto diversificati: banche, uffici finanziari, società di leasing e, per certi prodotti, addirittura supermercati e simili. Su questo punto non sembrano d'accordo gli agenti di assicurazione i quali avanzano riserve sulla funzionalità della «distribuzione canalizzata» sostenendo, fra l'altro, che anche in questo sistema il peso prowigionàle si farà sentire poiché, secóndo logica, nessuno lavora per niente. Che dire poi della corretta seiezione del prodotto assicurativo per un determinato rischio? Sta di fatto che la caccia alla compagnia, specie se è autorizzata ad esercitare il ramo vita e capitalizzazione, da parte dui gruppi esteri e nazionali, si fa sempre più serrata per arrivare con tutte le carte in regola al 1993, quando ogni società potrà operare in qualsiasi Paese comunitario. Giuseppe Alberti 1400 CHI HA PIIT VITA IN EUROPA Premi assicurativi pro-capite in alcuni paesi europei - Dati 1987

Persone citate: Guardian Royal Exchange, Yasuda