«La Sme non va fatta a pezzi» di Roberto Ippolito

«La Sme non va fatta a pezzi» Il presidente della Coldiretti, Lobianco, parla dei rapporti agricoltura-indùstria «La Sme non va fatta a pezzi» Intanto ilpiano agroalimentare è fermo alCipe ROMA. Arcangelo Lobianco è battagliero. «Io mi ripresento» annuncia il presidente della Coldiretti, in vista del congresso nazionale di marzo. E contemporaneamente detta le condizioni: «Non faccio il presidente a tutti i costi. Non vengo a patteggiamenti. Ho idee precise. Se qualcuno mette in giro voci sulle mie reali intenzioni, si tratta di strumentalizzazioni di bassa lega». Lobianco, insomma, smentisce di aver pensato di farsi da parte e invita gli eventuali dissidenti a venire allo scoperto: «Se qualcuno ha qualcosa da dire, parli pure». Ma, presidente, che cosa è irrinunciabile per lei? I punti centrali sono: continuare il progetto Aquila per le sinergie con le altre organizzazioni agricole, mantenere ferma l'identità della Coldiretti, puntare sulla concertazione con le altre associazioni, impegnarsi per inserire l'agricoltura nel sistema agroindustriale. Come sono i rapporti oggi fra agricoltura e agroindustria? I gruppi finanziari internazionali comprano aziende alimentari per avere marchio e ragione sociale, senza assicurare che si approvvigioneranno in Italia. L'industria ha capito le evoluzioni, mentre mi chiedo se è possibile restare con un mondo agricolo disaggregato. Occorre aggregare prima la nostra area, l'area bianca, ma sono importanti ampie sinergie. E il governo avrebbe dovuto varare il piano agroalimentare... Proponemmo al governo un piano dei fattori, avvertendo che i contributi sono inutili, se ci sono problemi per trasporti, infrastrutture, credito e ricerca. Il piano agroalimentare è fermo al Cipe. E intanto resta aperto il problema della Sme, la finanziaria alimentare pubblica: il governo che cosa ne vuole fare? La Sme non va venduta a pezzi. Perché le sta a cuore la Sme? La Sme deve formare joint ventures, è un polo attraverso cui realizzare tanti poli con privati e cooperative. Il 51% deve restare in mano pubblica, altrimenti si avvantaggia qualche privato, senza la certezza che poi non venda allo straniero. Perché il piano è arenato? E' un mistero che ci preoccupa. Con chi è arrabbiato? Sono arrabbiato con tutti. Ogni governo che si presenta alle Camere parla di deficit agroalimentare da ridurre. Per le sinergie, noi siamo pronti a mettere da parte le bandiere. Ma c'è il problema della Federconsorzi, controllata da voi... Io non ho posto come pregiudiziale il coinvolgimento della Federconsorzi. E' importante che si concretizzino le sinergie, che si inizi a lavorare, che si impegnino le tre centrali cooperative, che si crei una finanziaria o una società comune, che si trovino accordi con la Sme. Quale spazio può avere la Federconsorzi nella società? Se si riterrà che la Federconsorzi è utile, può entrare. Se la Federconsorzi avrà la capacità, entrerà. Ma oggi non è presentabile... In che senso? Anche le Coop hanno problemi e devono chiudere alcuni consorzi. La Federconsorzi sta per razionalizzarsi. Ma non siamo ai limiti del fallimento? Se la situazione fosse fallimentare, chi ha il controllo dovrebbe portare i libri in tribunale. Credo invece che la Federconsorzi abbia la capacità di ristrutturarsi. Perché non rivela fatturato e debiti? Il bilancio è stato reso noto ed è attivo per 4-5 miliardi. Ma ammette che il bilancio non riguarda tutte le attività? Ci stiamo preparando per presentare il bilancio consolidato in due anni. Bisogna tener presente che ogni consorzio agrario è un'entità a sé stante. Alcuni sono in attivo, altri in passivo. La Federconsorzi ha un patrimonio adeguato per sopportare le perdite, ma il patrimonio non può essere mangiato. La Federconsorzi uscirà dalla Banca dell'Agricoltura? Dovrà essere presa una decisione. Io sono favorevole a vendere la quota: è solo una rendita, non consente di incidere nella gestione della Bna. Poiché i finanziamenti chiesti alle banche hanno un costo elevato, è meglio liberare risorse. La Federconsorzi è sempre legata alla de? E' un peccato che la maggioranza dei soci abbia un'identità? Si tratta di un'istituzione privata. La Federconsorzi è un'organiz- zazione cooperativa: i soci eleggono i dirigenti; le loro idee sono un problema dei soci. Qua! è il rapporto della Coldiretti con la de? La Coldiretti non ha compiuto una scelta politica. Per statuto si ispira alla scuola cristianosociale. Con la de ha comunanza di identità. Cresce l'autonomia verso la de? Cerchiamo di confrontarci con tutti i partiti e tutti i sindacati. Se Papa Giovanni disse che ci si può incontrare con tutti, perché non possiamo farlo anche noi? La Coldiretti è un'organizzazione collaterale della de? Come dicevo: comunanza di identità, nel rispetto della reciproca autonomia. E' una libera scelta, la maggioranza dei soci si identifica con la de». Roberto Ippolito IFIL-BSNSTAR - GALBAN1 3.600 NESTLE BUIT0NI 2.050 UNILEVER 1.800 BARILLA 1.650 SME ALIMENTAR11.500 FERRUZZI ALIMENTAR11.400 FERRERÒ 1.000 PARMALAT 850 KRAFT 800 FEDITAL 650 I PRIMI DIECI GRUPPI ITALIANI FATTURATO ALIMENTARE IN MILIARDI SUI RISPETTIVI MERCATI Arcangelo Lobianco

Persone citate: Arcangelo Lobianco, Lobianco, Papa Giovanni

Luoghi citati: Italia, Roma