Fabbricavano mine e bombe di F. R.

Fabbricavano mine e bombe Verona, sequestrati 300 chili di esplosivo, timer, maschere antigas Fabbricavano mine e bombe Due arrestati: forse lavoravano per la mafia VERONA. Trecento chili di esplosivo, detonatori, timer, un metal detector, maschere anti- §as sequestrati e due trafficanti i armi arrestati. E' questo il bilancio di un'operazione condotta dai carabinieri di Verona nell'ambito di un'indagine sul commercio illegale di armi. Gli intermediari finiti in carcere sono Dino Chesini, 35 anni, elettricista di Sona (Verona) e di Mario Dal Forno, 26 anni, carrozziere, di Lugagnano di Sona. L'inchiesta e cominciata alcuni mesi fa. Durante una perquisizione in casa di un sedicente collezionista, Guido Mirandola, venne trovato un deposito di munizioni e di esplosivo. Dopo lunghi interrogatori e appostamenti, i carabinieri sono riusciti a scoprire altri nascondigli di armi e di esplosivi. Uno era vicino al casello autostradale di Verona-Nord. Qui, nascosti dentro un grosso tubo per lo scarico dell'acqua, gli in¬ quirenti hanno ritrovato 55 chili di esplosivo (pentrite) e nove detonatori con timer. Da questo ritrovamento i carabinieri sono risaliti al Chesini, titolare di un'azienda di elettroinstallazioni, incensurato. Nel suo capannone c'erano 50 chili di pentrite, sotterrati e protetti da una speciale sostanza, maschere antigas, dischetti metallici per preparare mine, un detonatore container, bombolette con anidride carbonica e nove timer. Poco distante dal luogo in cui l'esplosivo è stato scoperto, nella carrozzeria di Dal Forno, anch'egli incensurato, è stato invece smantellato un laboratorio attrezzato per lavorare i materiali. Qui, suddivisi in otto sacchi, c'erano 240 chilogrammi di pentrite, la sostanza base per confezionare bombe e mine. Chesini e Dal Forno sono stati arrestati con l'accusa di de¬ tenzione e fabbricazione di materiale esplodente. Ora i carabinieri cercano di capire a chi era diretta tutta' quella «merce» particolare. Due sono le piste sinora seguite. La prima porta in Sicilia. Gli inquirenti ipotizzano che i due arrestati siano fornitori di alcuni clan siciliani, che svolgono ruoli importanti nel traffico di valuta, nel riciclaggio del denaro sporco e nello smercio di droga. Non si esclude neppure che parte dell'esplosivo servisse anche per attentati a magistrati o a forze dell'ordine, oltre che a vendette tra famiglie rivali. La seconda pista conduce in Alto Adige. Nella prossima primavera qui si rieleggono i Consigli comunali e le elezioni potrebbero essere un'occasione per riattivare il terrorismo, mai sopito, come il recente attentato all'acquedotto di Lana dimostre, [f. r.]

Persone citate: Chesini, Dal Forno, Dino Chesini, Guido Mirandola, Mario Dal Forno

Luoghi citati: Sicilia, Sona, Verona