ACCARDO SUL PODIO di Leonardo Osella

ACCARDO SUL PODIO MUSICA ACCARDO SUL PODIO Venerdì 15 dirige Mendelssohn e Dvorak PRIMA della pausa di Natale la Rai riserva agli appassionati ghiotti appuntamenti. Venerdì 15 (ore 21) e sabato 16 dicembre (ore 20,30) all'Auditorium Salvatore Accardo, in veste di direttore. L'esordio ci porta in pieno clima nordico, con la notissima ouverture «Le Ebridi» in cui Mendelssohn riversò le impressioni ricevute durante il viaggio in Scozia. Opera romantica per eccellenza, è un felice quadro in cui si mescolano visioni di un mondo incontaminato e suggestioni di antiche saghe. Ed ecco dello stesso autore il «Concerto per violino» (solista Myriam Dal Don), con un tema memorabile e struggente. Dopo una serie di piacevoli sviluppi e una cadenza virtuosistica, giunge il secondo movimento con l'aggancio di una nota tenuta dei fagotti. Lievi trame e agili arpeggi accompagnano infine al terzo tempo, il cui tema principale volteggia birichino e gaio coinvolgendo a tratti l'intera orchestra. Nell'opera si fondono sapienza contrappuntistica e fantasia. In conclusione sarà presentata la «Sinfonia n. 8 op. 88 in sol maggiore» di Dvorak (detta «Inglese» perché l'editore fu Novello di Londra, ma di spirito boemo fin nei particolari). Giocata sulla contabilità, ombreggiata da una soffusa malinconia che trova felice sfogo in uno spiccato gusto per ì ritmi di danza, l'opera aderisce — come ha scritto Cristina Santarelli — «da un lato alla vocazione ro- mantica della pittura d'ambiente e dall'altro alla linfa genuina del canto popolare rivisitato in chiave dotta». Un altro bell'accostamento, questa volta «alla viennese», caratterizza i concerti di giovedì 21 (ore 20,30) e venerdì 22 (ore 21) diretti da Otmar Suitner: il giovane Schubcrt e l'anziano Bruckner. Schubert è rappresentato dalla «Sinfonia n. 1», scritta a soli 16 anni. L'opera, la cui prima esecuzione vide l'imberbe autore nelle vesti di primo violino, ha fatto scrivere à Bernhard Paumgartner: «E' una dimostrazione sorprendente della ricchezza delle sue possibilità tecniche di allora e di ciò che aveva assimilato e artigianalmente messo a profitto dalla pratica musicale del suo istituto. La bella chiarezza della strumentazione guarda a Mozart, ma con sonorità personali, del tutto schubertiane; nella forma, il modello è ancora Mozart, ma anche il primo Beethoven: alcune reminescenze appaiono evidenti, risplendono luminose alcune pic- cole soluzioni di straordinaria naturalezza». A questo farà seguito un grande monumento, la «Settima sinfonia in mi maggiore» di Bruckner. E' l'unica a non avere subito ripensamenti e revisioni come le altre, e diede al¬ l'autore ormai sessantenne il riconoscimento definitivo presso la critica ufficiale, fino ad allora non certo benevola. E d'altronde la battaglia di Bruckner non è del tutto vinta ancora oggi, data la difficoltà che la sua musica incontra a conquistare il grande pubblico. La «Settima» fu eseguita per la prima volta il 30 dicembre 1884 a Lipsia sotto la direzione di Arthur Nikisch. Lontano dall'ambiente ostile di Vienna, l'opera fu accolta come meritava dall'imparziale critica lipsiense e poi conobbe un successo incontrastato a Monaco, Colonia, Amburgo, Graz, nella stessa Vienna durante la stagione dei Filarmonici sotto la direzione di Hans Richter, a New York, Chicago, Boston e Amsterdam. I moduli cari a Bruckner (lunghi corali, crescendo sfolgoranti e bruscamente interrotti, faticosi percorsi ascendenti, fideistiche perorazioni degli ottoni su trame arpeggiami dei violini) trovano sublimazione in un equilibrio miracoloso. La sinfonia è davvero un volo d'aquila, nonostante l'ingenuità fanciullesca del colpo di piatti e della scampanellata di triangolo nel bel mezzo dell'Adagio (omessi da.molti direttori). E proprio l'Adagio, scritto sotto l'emozione per la morte di Wagner, tocca il momento più alto della sinfonia con la desolata marcia funebre e l'intermezzo in Moderato, quasi una sognante ninna nanna. Leonardo Osella fi compositore Anton Bruckner