E' finito alla pari il match in casa dp

Al «duro» Vinci 170 voti come a Russo Spena Al «duro» Vinci 170 voti come a Russo Spena V finito alla pari il match in casa dp RIMINI. L'ala operaista non ce l'ha fatta. Con un risultato a sorpresa ieri il congresso demoproletario di Rimini si è concluso, al Teatro Novelli, con un nulla di fatto. Il match in dp infatti è finito alla pari: 170 voti per la mozione dei duri, guidati dal milanese Luigi Vinci, e 170 anche per il documento di Giovanni Russo Spena, segretario uscente. Tredici gli astenuti. Questa votazione inaspettata ha ribaltato le previsioni di chi dava ormai come sicura la vittoria del leader dell'opposizione interna. Vinci era stato il protagonista della giornata di sabato, con la sua proposta di far nascere subito la costituente per un nuovo partito comunista in Italia, per sfruttare il travaglio intemo apertosi nel pei con la «svolta» di Occhetto. Russo Spena invece capeggia l'ala movimentista, quella che nella mozione ha proposto di costituire un «movimento politico e sociale per l'alternativa», per il quale ha anche trovato una sigla impronunciabile: Mpsa. Ma il voto di ieri pomeriggio rimette tutto in discussione. «Siamo senza una maggioranza», ha detto ai giornalisti Luigi Vinci subito dopo il risultato di parità sancito dai 353 delegati sulle due mozioni finali. «E siamo anche senza una linea», ha poi aggiunto l'ex militante trotskista. «Questo significa — ha affermato Giampaolo Patta, della componente di Vinci — De Gasperi sugli altari: lei che ne pensa? coscienza? «La Chiesa non ha mai escluso la possibilità della santità per i politici», spiega il' filosofo del diritto Sergio Cotta. «E infatti non li considera dal punto di vista dell'esercizio del potere, ma da quello dell'esercizio delle virtù evangeliche: san Luigi di Francia fu un re santo. Dunque non interessa tanto alla Chiesa che De Gasperi sia stato un politico abile, ma che abbia esercitato le virtù personali. Fu un uomo religioso, ebbe una vita difficile, soffrì, affrontò il potere da uomo di fede: questa è la materia da investigare. E non vedo la ragione perché la Chiesa non debba farlo». Ma la santificazione è pur sempre un rischio. Dice padre Ernesto Balducci. «Ho una prevenzione di fondo sulle canonizzazioni in genere, quindi a maggior ragione sono diffidente su quella che si propone per De Gasperi. Pur avendo la massima stima per il credente e lo statista, non vorrei che l'iniziativa nascondesse una operazione ideologica: De Gasperi modello di linea politica, il centrismo beatificato e portato come esempio. Né si può dimenticare che De Gasperi fu l'uomo della legge maggioritaria, quella legge poi soprannominata "legge truffa" che per fortuna fu bocciata dagli elettori». [m. a.) tti pochi mesi prima di morire per far pagare i danni agli inquinatori». Prima del voto finale sulle mozioni e l'elezione della direzione, a scrutinio segreto e con una lunga procedura conclusasi a tarda sera, la terza giornata del congresso dp aveva affrontato numerose proposte di modifica dello statuto, comprèsa quella di sostituire la figura del segretario nazionale del partito con una segreteria collegale. Durante gli interventi per le dichiarazioni di voto molti delegati hanno lamentato il clima di eccesiva contrapposizione venutasi a creare nei tre giorni di confronto a Rimini, dai quali dp esce nettamente spaccata a metà. «La mia paura—ha detto ad esempio un delegato milanese annunciando la sua astensione — è che quel che non è riuscito a Capanna, di far morire lentamente dp, stia riuscendo a noi». Anche da parte di Costanzo Preve, che nei giorni scorsi aveva proposto il cambio del nome di dp, era venuto un caldo invito all'unità. Dopo aver annunciato un voto a favore della costituente comunista, Preve, rivolgendosi direttamente a Russo Spena, ha detto: «Questa prospettiva richiede anche l'apporto della minoranza. Abbiamo bisogno di voi». Un giudizio che assume una luce particolare proprio dopo i risultati di ieri pomeriggio. Anche se, per ora, nessuno dei due contendenti può dichiararsi maggioranza. [r. i ] che spetterà alla direzione ricercare una soluzione che licompatti il gruppo dirigente. Nelle due mozioni, d'altra parte, c'era già un tentativo di venirsi incontro». Di tutt'altro tono le dichiarazioni del segretario uscente. Secondo Russo Spena infatti i demoproletari «sono più uniti», costretti ad esserlo «nel ricercare una soluzione». E ha aggiunto: «La politica è anche questo». Ora, secondo Russo Spena, «è molto più impegnativo, e anche più serio, gestire una situazione in cui il partito, evidentemente, si è riconosciuto in una serie di dubbi che il gruppo dirigente aveva». Secondo il leader movimentista esiste comunque una linea comune di dp, nonostante il voto finale. Infatti il congesso ha approvato una sorta di «preamobolo» comune (mediando dalle assise democristiane un linguaggio correntizio), «nel quale si indicano — ha ricordato Russo Spena — quattro obiettivi di lotta: contro la Finanziaria; per il rinnovo dei contratti, con l'obiettivo di una riduzione generalizzata dell'orario di lavoro e di un aumento salariale; contro la legge antidroga, fino a un referendum in caso di definitiva approvazione; e per rilanciare ì referendum per i quali dp ha già raccolto le firme: per 1' estensione dei diritti sindacali nelle piccole aziende, contro il finanziamento pubblico dei partiti, e

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