Caro Branchini, Louis non era un peso Netto
Caro Branchini, Louis non era un peso Netto OPINIONI Caro Branchini, Louis non era un peso Netto DOPO la tardiva ma energica presa di-posizione della Federboxe a proposito del mondiale-burla Damiani-Netto, il palcoscenico del pugilato italiano è diventato, praticamente, una passerella di ingenue mammolette. Umberto Branchini (il decano dei managers italiani, degno del massimo rispetto anche se talvolta «corregge» un poco la verità) ha rilasciato un comunicato Ansa, nel quale i concetti-base sono due: 1) la genuflessione propiziatoria nei confronti del presidente della Fpi Ermanno Marchiaro sperando che il dirigente, pur giustamente arrabbiato per la farsa di Cesena, non reagisca con cattiveria eccessiva ed attui la promessa guerra alla Wbo, (la meno affidabile delle sigle mondiali, che alterna matches veri come Stecca-Espinoza e MitchellKamel a scandalose manfrine) senza penalizzare troppo l'attività professionistica in Italia; 2) la giustificazione della scelta come sfidante per un campionato del mondo, del «formaggino» Netto — e infatti così bianco, così grasso, dava proprio l'impressione di un triangolino Kraft — sostenendo che anche Jack Dempsey pesava molto meno di Jess Willard, Joe Louis molto meno di Max Schmeling, Floyd Patterson meno di Ezzard Charles. Ma il peso non è tutto, ci vogliono anche, i pugni da ko, non i «piumini» dell'argentino. E poi quelli erano pesi massimi veri, non ingrassati in batteria, e soprattutto campioni veri: chiamarsi Dempsey, Louis o Charles, anziché Netto, costituisce una certa garanzia, o sbagliamo? A questo concerto si è aggiunta la voce di Antonio Rez- Francesco Dam ani za, titolare della «Gong», la sigla organizzativa milanese che caccia i soldi (e ne riceve dalla Fininvest) per l'attività dei pugili di Branchini. Il signor Rezza ha sostenuto, per legittimare a modo suo la farsa DamianiNetto, di «aver visto 30 anni fa tanti incontri di Duilio Los che facevano più schifo di questo, e nessuno ha mai protestato». Ebbene, Duilio Loi— che pure è stato guidato dai suoi managers Busacca e Klaus con prudenza non certo inferiore a quella che usa ora Branchini — ha conquistato nel 1954 il titolo europeo dei pesi leggeri contro il danese Johansen e lo ha difeso contro Visintin, Herbillon (Francia), Garbelli, Ferrer (Francia), due volte con José Hernandez (Spagna), Chiocca (Francia) e Vecchiato. Ha conquistato il titolo mondiale dei welters junior battendo Carlos Ortiz, dopo una sconfitta a casa del californiano, e confermandosi nella «bella» e poi lo ha difeso, perso e riconquistato contro Eddie Perkins. Sul finire della carriera Duilio ha conquistato il titolo europeo dei welters contro Emilio Marconi, e lo ha difeso contro Bruno Visintin, Maurice Auzel, Chris Christensen (un danese, quest'ultimo, forse un po' passato di cottura) e Fortunato Manca. Può dimostrarci, il signor Rezza, che qualcuno di questi nomi era così scarso da essere paragonato a Daniel Netto? E può farci sapere se la Fininvest, tanto attenta alla resa commerciale e di immagine dei suoi prodotti televisivi, è stata soddisfatta di quello che i telespettatori hanno visto sabato sera? Gianni Pigliata Francesco Damiani
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