«Eleggete subito Havel» di Guido Rampoldi

«Eleggete subito Havel» Il comunista Calfa vuole domare la fronda contro la candidatura del leader dell'opposizione «Eleggete subito Havel» II diktat delpremier ai deputati PRAGA DAL NOSTRO INVIATO Vaclav Havel adesso è anche il candidato del governo e potrebbe diventare Presidente della Repubblica prima di Capodanno. Ieri il premier Marian Calfa, comunista, ha fatto puntare le telecamere della tv su un Parlamento per metà ostile, ha ricordato soprattutto ai deputati del pc che erano sotto gli occhi di tutto il Paese, e quindi ha intimato, a nome dell'esecutivo, di eleggere Havel entro l'anno. «Lo consideriamo la persona più idonea». Questo annuncio a sorpresa Calfa l'ha inserito nel discorso sul programma del neonato governo di «comprensione nazionale», come per mettere in chiaro che l'elezione di Havel fa parte dell'accordo politico tra le forze della grande coalizione e che dunque chi saboterà il candidato del governo saboterà anche il governo. «La televisione è qui perché il popolo capisca chi è d'accordo e chi non lo è». Socialisti e popolari hanno ri¬ lanciato con entusiasmo la candidatura di Havel, ma salvo eccezioni il groppone comunista, egemone in un Parlamento che nove mesi fa aveva varato un pacchetto di leggi idonee a seppellire in galera Havel e tutta la dissidenza, è rimasto pietrificato in un silenzio depresso. Anche perché Calfa, invitando alle dimissioni «i deputati che non rappresentano più il popolo», aveva annunciato a molti di loro un avvenire precario. Ma il disorientamento prodotto dal contropiede di Calfa è stato testimoniato dalla rettifica di un demagogo del pc: la settimana scorsa il deputato era insorto contro Havel («Gli operai vogliono un presidente operaio, non un drammaturgo figlio della borghesia»); adesso chiedeva scusa («In effetti gli operai non hanno nulla contro Havel»). Il voto col quale a tarda sera il Parlamento ha approvato il programma del governo ha confortato i 20 mila studenti radunati per tutto il pomeriggio in piazza San Venceslao, a duecento metri dall'Assemblea, per ammonire i deputati a non sgambettare Havel. Il volto che sorride da tutte le vetrine del centro di Praga e persino dai parabrezza di camion e auto («Havel for president») è apparso ieri sera in una conferenza stampa. Il drammaturgo è stato diplomatico ed equidistante, come si addice ad un presidente, ma non ha saputo rinunciare all'ironia. A chi gli chiedeva che ne avrebbe fatto, il Capo dello Stato, delle migliaia di apparatcik del regime prossimi al licenziamento, ha risposto: «Tutti troveranno un lavoro. Certo, in accordo alle loro capacità». Ha evitato polemiche, non ha infierito sul pc che oggi celebra il congresso dell'«emergenza». «Se fossi comunista cercherei di cambiare al più presto il pc in un partito moderno, magari in grado di presentarsi con dichiarazioni un po' meno illeggibili delle ultime. Vorrei un partner con cui negoziare e lavorare, che non considerasse un essere inferiore chi non è un suo iscritto». Infine, ha letto il futuro alla luce della lezione di Praga, dove ha vinto una rivoluzione di intellettuali estranei ai sistemi fondati sui partiti: «Credo che in avvenire il ruolo delle singole personalità crescerà e diminuirà quello dei partiti. L'unico modo per salvare la civiltà è liberare gli individui dalla manipolazione delle megastrutture». Adesso nella corsa per la presidenza, dopo la rinuncia del candidato della gioventù comunista, Cestmir Cisar, indotto ad Vaclav Havel, da ieri è il candidato del governo > alla Presidenza. Potrebbe essere eletto entro l'anno appoggiare Havel anche da convincenti prospettive future, si attendono le decisioni del pc e di Alexander Dubcek. Questi starebbe vivendo un travaglio psicologico, culminato in un momento di forte emozione domenica sera, quando Havel ha detto in tv che avrebbe fatto il presidente solo se Dubcek fosse stato al suo fianco. Il pc, che attraverso il Fronte nazionale slovacco ha candidato Dubcek alla presidenza, deve ora scegliere se lanciarlo non solo contro Havel, ma anche contro il governo. Di questo si parlerà oggi e domani nel congresso della possibile rifondazione, dove il partito deciderà con quale volto presentarsi al Paese. Lo scialbo neo-segretario Urbanek è vacillante, incalzato dal giovane Mohorita, l'uomo dei riformisti, e dall'ex premier Adamec, possibile uomo del raccordo tra la volontà di rifondare e l'ansia di conservare qualche spicchio del vecchio potere. Guido Rampoldi

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