Un Giro mundial-dipendente di Curzio Maltese

Un Giro mundial-dipendente CICUSMP L'ombra di Italia '90 sulla grande corsa a tappe che sconfina in Austria Un Giro mundial-dipendente Torriani all'addio, Scotti crea una lotteria MILANO DAL NOSTRO INVIATO Dopo Italia '90 e le coppe di calcio, anche il Giro d'Italia ha avuto il suo sabato del villaggio. Sabato di promesse e paure che ha svelato agli occhi degli ospiti il vero volto di un'edizione assai chiacchierata e fantasticata alla vigilia. Molte erano le novità annunciate, dalla lot-. teria alle celebrazioni coppiane (trent'anni dalla morte del grande Fausto), ai frequenti espatri in Francia, Svizzera e Austria per sfuggire la cappa dei mondiali di calcio. Ma alla fine il fascino indiscreto del calcio ha trionfato su tutto. Sotto l'ombra di un gigantesco «Ciao», famigerata mascotte mundial, è caduto il velo su un percorso che potremmo chiamare «il Giro del mondiale in venti giorni». Cancellato l'omaggio coppiano all'Izoard, ridotta la presenza nel Sud, il 73° Giro rincorre per tre settimane in tutta Italia i simboli del '90 pallonaro. Già la partenza da Bari il 18 maggio, con una crono subito ribattezzata «Matarrese circuiti), e l'arrivo a Milano il 6 giugno, pre-vigilia di Areentina-Camerun, sono un bel segnale di dipendenza. Ma si va oltre, con le tappe di Napoli (Vesuvio) e Udine, i traguardi volanti intitolati a Italia 90. In compenso la vetta del Giro, il Pordoi (metri 2239) si chiama ancora «Cima Coppi» e non, per dire, «pizzo Maradona». Questa «bella staffetta tra due sport popolari», come l'ha definita Candido Cannavo, direttore del giornale che la organizza, può invece sembrare a più modesti pareri un'occasione mancata e un segno di debolezza strutturale del nostro amato ciclismo. Montare la panna di un mondiale già tracimante a sei mesi dal fischio d'inizio, può accrescere la noia degli sportivi non necessariamente calciofili. Francesco Moser, sempre più calato nel ruolo di erede al trono di Torriani, queste cose le ha dette chiaro alla fine della cerimonia, parlando di «gemellaggio imposto». Ed è curioso che i veri problemi del ciclismo siano stati toccati soltanto dall'ambascia¬ tore del calcio, Luca di Montezemolo, che ha parlato di un rilancio «da impostare sfruttando messaggi moderni, di moda e di ecologia; per attirare nuove adesioni e sponsor grandi». Detto questo, il percorso resta assai bello. E' un Giro nervoso, senza soste e pause per rifiatare. Gli arrivi in salita sono cinque (Vesuvio, Vallombrosa, Pordoi, Aprica e la cronoscalata del Sacro Monte di Varese), ma le montagne sono disseminate un po' ovunque, lungo i 3433 chilometri. Tre le cronometro, quelle di Bari e Varese, e la lunghissima (68 km) Alba-Cuneo. Un solo sconfinamento, a Klagenfurt (Carinzia). Esclusi il Cavia e lo Stelvio per motivi atmosferici: a fine maggio fa troppo freddo. E' un Giro molto nordico nel percorso, molto americano nel pronostico: LeMond e Hampsten sembrano i favoriti, col solito Fignon. L'invasione straniera è comunque senza precedenti: da Konichev a Mottet e Bernard, da Le- jarreta a Zimmermann, da Criquielion a Herrera, ad Anderson. Del Gotha manca il solo Roche. L'Italia viene dall'anno zero, si affida a Giupponi più che a Bugno e Fondnest, e alla cabala: l'ultima nostra vittoria (Visentini) risale all'86. Infine due notizie, chissà se buone o cattive. La prima riguarda l'abbinamento con una lotterìa di Stato, annunciato dall'on. Scotti, presidente della Lega. Si tratta di definire se sarà proprio un Toto-Giro con pronostici settimanali oppure una lotteria stile Fantastico. L'altra notizia è che si tratterà, quasi certamente, dell'ultima volta di Torriani. Il boss ormai è solo e stanco, dopo quasi mezzo secolo di potere. Tutti l'abbiamo attaccato in questi ultimi anni, irridendo a ragione il suo impero di tubi e megafoni. Ma dall'anno prossimo non ci sarà più nessuno con cui arrabbiarsi. Curzio Maltese