Il manager fuggito con 2 miliardi

Il manager fuggito con 2 miliardi Milano: cade l'ipotesi del sequestro per la scomparsa del titolare della Maggiora Il manager fuggito con 2 miliardi Spariti assegni dalla cassa dell'azienda L'industriale aveva con sé il passaporto MILANO. L'ipotesi che Emanuele Ducrocchi sia fuggito cpn i soldi della pròpria Sfitta, la Maggiora dolciumi, sembra prevalere sulle altre, che ritenevano possibile pure il sequestro di persona o l'abbandono di Milano per una crisi di natura personale. C'è anche un altro particolare, emerso ieri: dalla cassa dell'azienda mancano assegni circolari per più di un miliardo, oltre agli 850 milioni in contanti che Ducrocchi si era fatto portare in casa, da un collaboratore, pòche ore prima di scomparire. Alle 13,45 di mercoledì scorso, quando uscì con la «24 ore» in mano, il manager aveva in tasca il passaporto, come usava abitualmente. Finora, si ignora se e da chi quegli assegni siano stati cambiati; provenivano da un pagamento fatto alla ditta dolciaria da un'altra azienda del settore, la Alivar. Complessivamente, il versamento sfiorava i due miliardi, tutti in assegni circolari. La mattina del giorno precedente alla scomparsa, l'industriale aveva chiesto alla sua segretaria, Tiziana Moltrasio, di cambiargli 850 milioni in contanti. La dipendente aveva eseguito, recandosi, per l'operazione, alla finanziaria «Se.F.In», con sede in via Senato. E i restanti assegni circolari per un miliardo e più che fine hanno fatto? C'è chi sospetta che lo stesso Ducrocchi, uscendo dall'ufficio, li abbia portati con sé.' Telefonate con richieste di eventuale riscatto non sono arrivate. La compagna del manager, Mariella Meucci, che la sera del 13 ha chiamato la polizia, affranta per non averlo visto rientrare nella loro abitazione di via Ausonio 9, non sa darsi una ragione: nulla, ripete, pareva diverso dal solito, in questi ultimi tempi. Lo stesso afferma il padre/Attilio, al quale, a Varese, fa capo la gestione del Palaghiaccio e la segreteria dell'Istituto tecnico «Leonardo da Vinci». Nei due stabilimenti della Maggiora, in provincia di Latina, qualche problema c'era fin dall'87, quando Ducrocchi diventò amministratore unico. Ma sembra che la situazione non fosse drammatica. E se invece le ragioni della scomparsa si trovassero in una delle tante altre aziende e attività cui Ducrocchi risulta partecipe? In mancanza di riscontri concreti sul piano delle indagini, sorge pure questo sospetto, visti i numerosi collegamenti dell'industriale con alcuni ambienti dell'imprenditoria milanese. L'acquisizione della Maggiora confermò la rapidità di una carriera che si svolgeva nei settori politico, economico, sportivo. Laureato con lode alla Bocconi, Emanuele Ducrocchi, 37 anni, da sempre socialista, nel '79 diviene segretario provinciale del psi a Varese, la sua città, e, dopo alcuni mesi, consigliere comunale e capogrup- po. Contemporaneo l'esordio nel mondo imprenditoriale milanese, con una società di export-import nel settore alimentare. Scalino successivo, l'ente Fiera di Milano, di cui diviene consigliere; ulteriore gradino l'acquisizione, nell'83, della società varesina di hockey, allora in crisi. Ducrocchi ne assume la presidenza, modifica la gestione e, nell'87, la squadra vince lo scudetto del ghiaccio. Intanto il manager comincia a gravitare con sempre maggior frequenza nell'ambiente milanese. Nell'85 l'industriale è ancora nella sua città, dove diviene assessore alla Viabilità e al Traffico, ma due anni dopo con la Maggiora il trasferimento nel capoluogo diventa definitivo. E le cariche si infittiscono: dall'Italturist alla «Investimenti Iniziative Economiche», dalla «Marco Polo trading» alla «Escofin», dalla «Advertising e Management, tecniche promozionali e marketing» fino all'Istituto Bancario Italiano fra i cui sindaci viene eletto. Finché, due mesi fa circa, nel quadro della ristrutturazione della federazione milanese voluta da Craxi, Ducrocchi viene designato responsabile amministrativo regionale. Omelia Rota

Luoghi citati: Latina, Milano, Varese