Brogli, rischiano 42 onorevoli

Brogli, rischiano 42 onorevoli La giunta ha concluso l'indagine su Napoli, da martedì Tesarne del rapporto finale Brogli, rischiano 42 onorevoli «Ma se si annulla il voto pagano gli innocenti» ROMA. Non sarà un Natale tranquillo quello dei quarantadue deputati eletti nel collegio Napoli-Caserta alle ultime politiche del 1987. Il rischio per tutti, dal segretario socialista Bettino Craxi al ministro dell'Interno Antonio Gava, è quello di perdere il posto a Montecitorio. La giunta per le elezioni della Camera, dopo due anni di lavoro e due proroghe di sei mesi concesse dalla presidente lotti, ha infatti concluso le sue indagini sui «brogli evidenti» in quel collegio elettorale e si appresta a formulare, entro il 31 dicembre, fra le sue proposte, anche quella della «non convalida» dell'elezione di una serie di illustri onorevoli. Il confronto partirà martedì prossimo, 19 dicembre, con l'esame del rapporto finale sull'esame delle 5081 sezioni elettorali predisposto dal relatore, il deputato verde Giancarlo Salvoldi. Tra i seggi a rischio, oltre a quello del responsabile del Viminale, anche quelli di altri due ministri: Paolo Cirino Pomicino (Bilancio), e Francesco De Lorenzo (Sanità). Nell'elenco non mancano anche due autorevoli esponenti del dicastero «ombra» comunista: Giorgio Napolitano, ministro degli esteri di Botteghe Oscure, e Ada Becchi Collida, ministro «ombra» per le aree urbane. Nel gruppo dei «big» eletti a Napoli spiccano poi ì nomi dei capigruppo della democrazia cristiana Enzo Scotti e del psdi Filippo Caria, del verde arcobaleno Francesco Rutelli, dell'ex segretario di democrazia proletaria Giovanni Russo Spena, del leader della Coldiretti Arcangelo Lobianco e del cantante Gino Paoli, presentatosi nelle liste del pei. «Fin dalla prima relazione sul collegio di Napoli nel febbraio 1988 — sostiene il relatore Salvoldi — risultava chiara la situazione di disordini in cui si erano svolte le operazioni elettorali». Di qui le indagini della magistratura e della giunta, che per ben due volte ha compiuto missioni nel capoluogo partenopeo, accertando via via un «quadro complessivo desolante» fatto di «irregolarità, scorrettezze procedurali, leggerezza, sottovalutazione dei fatti da parte di taluni organi istituzionali», il tutto spesso in un «clima di intimidazione». Ci troviamo insomma, sostiene Salvoldi, «in una condizione non ordinaria» e, «in un collegio dove le sezioni sono state messe a ferro e fuoco»: perciò, il livello di «intervento della giunta non può essere ordinario, ma adeguato alla necessità». «S0 la magistratura napoletana ha rischiato di avallare un broglio perché non aveva il potere, noi al contrario siamo dotati del potere demandatoci dalla Camera e, inoltre, siamo l'estrema istanza in grado di decidere' un rimedio», prosegue il relatore. Rimedio che nell'ipotesi più forte è per Salvoldi la non convalida dell'elezione e in quella «minimale» l'annullamento del voto nei mandamenti di Marcianise e Torre del Greco. Di fronte alle schede scomparse, ai verbali corretti arbitrariamente, a quelli non firmati o con più firme della stessa grafia, a quelli in cui non vengono riportate le schede bianche o nulle o a quelli in cui il totale dei voti è superiore ai suffragi di lista, «si impongono alla giunta — prose¬ gue la relazione — criteri di valutazione adeguati e assunzioni di responsabilità straordinarie, come straordinaria è la situazione». Alla complessiva presenza, accertata dalla giunta, di «quattromila e quattrocentosessanticinque voti in realtà non espressi», si aggiungono, ricorda Salvoldi, alcuni «fatti rimasti oscuri, insondabili: la scomparsa della sezione 53 di Ercolano, le cui schede, fu detto, erano state inserite nella busta della sezione 53 di Portici (anche se gli uffici smentiscono); il prelievo mirato da Torre del Greco delle schede dell» de e del psi; la presenza su una grandissima quantità di schede di voti di preferenza superiori al numero 42 (quello massimo dei candidati nella circoscrizione, ndr)» per i quali «si era ipotizzato che fossero numeri del lotto», ma che «probabilmente erano riscontri per permettere il riconoscimento delle schede e quindi il controllo del voto». Alla fine, giunto al momento delle «proposte», in pratica la sentenza che la giunta dovrà emettere, Salvoldi ammette che con quella più drastica, la «non convalida» degli eletti, «l'innocente rischia di pagare con il colpevole. Ma può anche essere vero — conclude — che nel sovvertimento che c'è stato, alcuni innocenti abbiano involontariamente conseguito vantaggi indebiti». [a. c]

Luoghi citati: Caserta, Ercolano, Marcianise, Napoli, Roma, Torre Del Greco