Doping, uno su dieci di M. Gram.
Doping, uno su dieci Allarme alla riunione internazionale di medicina sportiva Doping, uno su dieci // Ciò ammette: «Il 10 per cento degli atleti assume sostanze proibite» Secondo un'indagineDoxa sono allenatori e medici i veri responsabili ROMA. Uno su dieci. Il 10% degli atleti che praticano spprt ad alto livello agonistico ricorre al doping. Come dire che-in ogni finale olimpica di qualunque specialità c'è in gara un concorrente che ha assunto sostanze illecite. L'inquietante notizia è emersa ieri mattina al Palazzo del Coni, dove sovietici e americani hanno firmato un accordo, esteso ad altre nove nazioni, tra cui l'Italia, per unificare le azioni nella lotta al doping. Nel rispondere a una domanda in cui gli si chiedeva quanti Ben Johnson impuniti sopravvivono negli albi d'oro delle Olimpiadi, il presidente della commissione medica del Ciò, principe De Merode, ha spiegato che «non si devono ingigantire certe situazioni. C'è chi afferma che l'80% degli atleti sarebbe drogato. Allora portatemi le prove. A noi risulta che la percentuale sia fra il 5 e il 10%». Volendo sdrammatizzare, il principe ha finito con l'offrire egualmente un dato allarmante, confermato poco dopo dall'esito di una indagine Doxa commissionata l'estate scorsa dal Coni, i cui risultati sono stati resi pubblici proprio ieri. L'inchiesta, basata su un campióne di 1015 addetti ai lavori (atleti, medici, tecnici e dirigenti) appartenenti a sedici discipline, ha aperto unafinestra inquietante sul sottobosco' del. nostro sport agonistico: gli intervistati affermano che il gruppo dei «dopati» rappresenta il 10% del totale. Per quanto approssimativa, tale stima evidenzia in misura drammatica i ritardi nell'opera di prevenzio¬ ne e, soprattutto, di repressione. In Italia, nel 1988, su 5461 atleti sottoposti a controlli, solo 38 furono colti con le mani nel sacco: un numero irrisorio, nettamente inferiore all' 1 % e molto al di sotto, quindi, delle reali dimensioni del fenomeno. La Doxa procura altri brividi: la scelta di assumere sostanze proibite sarebbe un'iniziativa autonoma solo per il 28% degli atleti, mentre nella maggior parte dei casi verrebbe incoraggiata da medici e allenatori. L'accesso agli steroidi è come prendere un caffè al bar: «poco difficile» per il 39%, «per nulla difficile» per il 35%. Il Coni awierà al più presto una serie di rilievi diretti su un campione di atleti, mediante controlli a sorpresa durante gli allenamenti. [m. gram.]
Persone citate: Ben Johnson, De Merode
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