Schiaffo al prete giacobino

Schiaffo al prete giacobino Dopo due secoli, ancora roventi le polemiche per l'Abbé Gregoire Schiaffo al prete giacobino Nessun vescovo all'inumazione nel Pantheon PARIGI NOSTRO SERVIZIO Due secoli dopo, l'Abbé Gregoire provoca ancora turbamento e sconcerto tra i cattolici francesi. Il primo prelato che giurò fedeltà alla Repubblica, il vescovo giacobino, sarà inumato questa sera nel Pantheon, tempio civico della nazione francese. Un onore concesso a ben pochi figli della patria. L'abate Gregoire, uno degli artefici della Rivoluzione, raggiungerà Voltaire, Rousseau, Victor Hugo sotto le grandi volte dell'edificio neoclassico dietro la Sorbona, Ma nessun vescovo francese sarà in quel momento presente. Solo mons. Lorenzo Antonetti, nunzio apostolico, sarà a fianco di Mitterrand durante la cerimonia. Più in veste di decano del corno diplomatico — fanno sapere in Vaticano — che in quella di rappresentante della Chiesa cattolica. Il trasferimento al Pantheon delle ceneri dell'Abate Gregoire ha riaperto vecchie ferite. Quando nel 1792 il quarantenne abate giurò fedeltà alla Repubblica, migliaia di preti erano già caduti, in tutta la Francia, sotto i colpi delle truppe rivoluzionarie, proprio per avere preferito la fedeltà a Roma a quella a Robespierre. Henri Gregoire si spinse ancor oltre, giungendo a chiedere a due riprese (nel 1797 e nel 1801) un «Concilio nazionale» che sancisse la rottura del clero repubblicano col Vaticano. Si può quindi comprendere la reticenza dei vescovi francesi nel partecipare alla cerimonia al Pantheon. Ma non si sono comunque dimenticati del loro illustre predecessore. Forse anche per mettere a tacere le proteste della base cattolica più sensibile ai valori repubblicani, ammiratrice incondizionata del progressista Gregoire, ieri il cardinale di Parigi, Lustiger, ha celebrato una Messa in memoria dell'abate giacobino. «Come arcivescovo di Parigi — ha detto — dovevo rendere omaggio all'Abbé Gregoire, rimasto fedele al sacerdozio a volte a rischio della sua vita. Per noi è importante accordargli la preghiera alla quale ha diritto a dispetto delle rotture che ha potuto avere con la Chiesa, e del fatto che spesso si è trovato nell'errore». Ma alla Missione di Francia (diocesi senza territorio comprendente 280 preti-lavoratori), il pro-abate, padre JeanMarie Ploux, vicario generale, è più deciso nel giudizio: «L'Abbé Gregoire ha partecipato alla ridefinizione della società francese, ha accettato di sporcarsi le mani. Quando si è preti, non si può rimanere sempre nell'ombra». Paolo Potetti

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