SHOSTAKOVIC di Leonardo Osella

SHOSTAKOVIC MUSICA SHOSTAKOVIC Alla Rai la sinfonia «di Leningrado» ■ W ORCHESTRA della Rai KL continua la ricognizioRNl ' ne, iniziata qualche anno fa, delle sinfonie di Shostakovic. Giovedì 7 (ore 20,30), venerdì 8 dicembre (ore 21) e sabato 9 (ore 16,30) è ora la volta della «Settima in do maggiore», detta «di Leningrado» perché composta proprio nel perìodo in cui l'esercito tedesco stringeva in una mòrsa la città. Il musicista aveva tentato invano di farsi arruolare: di taglia piccola e molto miope, la sua domanda non era stata accolta. Aveva allora voluto dare il suo contributo organizzando intrattenimenti musicali per. le truppe e ottenne anche di svolgere servizio di vigilanza contro eventuali incendi causati dalla guerra nel Conservatorio di Leningrado (come testimonia la famosa fotografia qui pubblicata). L'emozione per il momento storico ha suggerito a Shostakovic quattro affreschi, quanti sono i movimenti della sinfonia, per i quali il musicista aveva anche pensato i sottotitoli «La guerra», «I ricordi», «La terra natale», «La .vittoria», che non furono poi utilizzati, ma cheservonó comunque come traccia di lettura. Il primo tempo è famoso per il lungo intermezzo in forma di marcia, che per la sua ossessionante ripetitività ritmica e il graduale crescendo riconduce alla mente il Bolero di Ravél. Ben altro è lo spirito che lo sostiene e sul suo significato la crìtica si è divisa, come dimostrano anche le recenti opere di due musicologi torinesi, Ferruccio Tammaro e Franco Pulcini: il primo vi ravvisa l'immagine di burattini meccanici in marcia (i nazisti), mentre per il secondo il soggetto è il popolo in cui «lo spinto collettivo della nazione fa tragicamente massa contro il nemico per. mezzo di un canto ostinato in forma di li- tania». Comunque sia, questa pagina spiacque molto a Bartók rifugiato in America, che ne fece oggetto di parodia nella «Sinfonia per orchestra» (la ascolteremo proprio nell'ultimo concerto della stagione Rai). Il secondo movimento è un originale «scherzo» in cui si alternano toni elegiaci e reminiscenze minacciose della guerra. Segue il bellissimo Adagio, di cui Tammaro sottolinea la inquietante «ambiguità fra atmosfere celebrative e ottimistiche ed altre di pensosa introversione». Il movimento conclusivo conduce, attraverso concitate vociferazioni t. toni di dignitoso dolore, a un finale liberatorio al quale Shostakovic negò intenti trionfalistici, ma che ribadisce «clara voce» quanto da lui scrìtto nella prefazione alla partitu¬ ra: «Se i cannoni tuonano, le nostre Muse rispondono' cqn voce possente». Nella passata stagione concertistica Rai, Shostakovic (Sinfonia n. 13) era stato abbinato al «Concerto per pianoforte, sola mano sinistra» di Ravel. Anche in questa occasione il pianoforte fa da «pendant» ed è di un altro russo, ma così diverso che di più non si può. Si tratta di Rachmaninov con il suo arcifamoso «Concerto n. 2. in do minore». L'opera gronda melodia e perorazioni non scevre di enfasi, equilibrate da un dolcissimo «Adagio sostenuto» ombreggiato di malinconia. La parte pianistica, soprattutto nei due movimenti estremi, esige capacità virtuosistiche eccezionali, con scale vertiginose e gragnuole di note martellate che conducono sempre il pubblico al più caldo entusiasmo. Per un programma così impegnativo, la Rai ha chiamato due interpreti poco noti in Italia ma di sicura affidabilità: il direttore Frank Shipway e il pianista David Lively. Shipway, inglese, vinse giovanissimo a Londra il Premio Royal College. Allievo di Markevitch e Barbirolli, ha lavorato tra l'altro al Festival di Glyndebourne e alla Deutsche Oper di Berlino, all'Opera di Cleveland e alla Scala di Milano, ' collaborando con i più famosi direttori, tra cui Lorin Maazel. Anche il nome di David Lively è legato a quello di Maazel, che lo invitò a esordire a Cleveland. Il pianista americano ha compiuto numerose tournées e ha suonato sotto la direzione di Leitner, Sanderling, Rattle, Tilson-Thomas e altri. Vincitore del Premio Ciani, collabora con il Quartetto Melos. Leonardo Osella Shostakovic in uniforme da pompiere a Leningrado nel 1941.