LIVELY di M. Ne.

LIVELYLIVELY Vorrei storie con più poesia e meno messaggi j] MILANO " nata al Cairo 56 anni fa e negli ultimi venti ha scritto trenta romanzi uno in fila all'altro. Penelope Lively, inglese d'adozione, è una mosca I bianca: scrive, con uguale successo (raccogliendo tutti i maggiori premi inglesi, Booker incluso), libri per adulti e per ragazzi. Anzi: rielabora da sempre un unico romanzo, differenziato per le due metà del suo pubblico: l'emozione, l'importanza della memoria, i magici percorsi con cui passato e presente si mescolano. . Esempio di una narrativa della memoria riservata agli adolescenti è il romanzo La casa dal grande giardino, pubblicato quest'anno nella collana «Gaia Junior» (pp. 179, L. 9500) da Mondadori. Una ragazzina che vive con due vecchie zie in una fatiscente e sgangherata villetta fuori Oxford è «visitata» dalle ombre e le visioni di una tribù scomparsa della Nuova Guinea e scoperta molti decenni prima dal suo avventuroso bisnonno. Alla signora Lively, incontrata a Milano nella sede del British Council, abbiamo domandato quale sia lo stato di salute della narrativa per l'infanzia. «Purtroppo le traduzioni non sono mai sufficienti. Però, almeno nel mio Paese, le condizioni sono buone. A parte un pericolo: la letteratura per l'infanzia è sempre più vista come "veicolo di messaggi" con intenzioni poco letterarie e piuttosto educative. Il disegno, per me discutibile, è fare di questi libri per bambini dei manuali di comportamento sociale, dimenticandosi che le storie devono essere belle e fantasiose in sé. «In Inghilterra, per esempio, sono di moda i romanzi che presentano anche un'istruzione ecologica». Lei scrive rivolgendosi a due pubblici distinti. Adotta due stili, due tecniche diverse? «Se scrivo per i bambini non mi accorgo di lavorare con un metodo particolare. Scelgo un tema, quasi sempre ha a che fare con la memoria e come questa incide nella nostra vita, poi lo svolgo per due lettori di età diverse. Si tratta dì scalare di marcia, di trovare una velocità adatta alla strada diversa». «I bambini vogliono solo una cosa: una storia, una trama chiara e ben definita. Chiedono precisione e concisione (esercizi utili per qualsiasi narratore). Accettati questi «limiti», si può scrivere con la massima libertà e soddisfazione: perché i piccoli lettori non sanno cosa aspettarsi da un libro, non hanno pregiudizi. Nemmeno attese da soddisfare. Un libro per bambini è come un iceberg: sette ottavi sono sott'acqua. Ma sono necessari per tenere in piedi l'altro ottavo». Perché la narrativa per l'infanzia batte più volentieri le strade del Nord Europa? «Non ho risposte se non quella banale: perché al Nord le notti sono lunghe e c'è bisogno di riempire il buio con delle storie. Ma le cose stanno veramente così. Ho vissuto in Egitto, conosco bene il Medio Oriente: lì non c'è una tradizione in questo genere di letteratura». Cosa pensa del suo arcinoto collega Roald Dahl? «Non è il mio genere. Troppa violenza». [m. ne.]

Persone citate: Booker, Gaia Junior, Lively, Penelope Lively, Roald Dahl

Luoghi citati: Cairo, Egitto, Inghilterra, Medio Oriente, Milano, Mondadori, Nord Europa, Nuova Guinea, Oxford