DURA LA VITA PER LADY H. di Angela Bianchini

DURA LA VITA PER LADY H. DURA LA VITA PER LADY H. •jm ^EL 1941, uscì il film j^ft I di Alexander Korda, Y^k Lady Hamilton: vi si I I narravano le vicende I I della donna fatale, I mi EmV Lyon, che, da I BB] condizioni modestisHf sime, arrivò a essere I H amante dell'ammira<Jk ■ glio Nelson, arbitra delle sorti dell'Inghilterra nella lotta contro Napoleone, per poi finire i suoi giorni in miseria, dimenticata e disprezzata dalla nazione che aveva salvato. Secondo Flora Fraser, autrice dell'ultima fra le tante biografie dedicate a Emma Hamilton [Lady Hamilton, Rizzoli editore, traduzione di Bettino Betti), questo film piacque tanto a Winston Churchill che egli lo vide «più di cento volte»: c'è da pensare che a Churchill piacesse soprattutto l'ovale incantevole di Vivien Leigh, che rimane uguale dall'adolescenza turbolenta fino al momento in cui la si vede mendica su un ponte di Londra. La vera Emma non ebbe altrettanta fortuna e finì pingue: era bella, invece, quando cominciò la sua vita libera, da mantenuta di «giovin signori» londinesi, tra i quali lo spiantato Charles Greville, e divenne perfetta di viso e forme neoclassiche quando passò a Napoli, praticamente venduta, con la madre, da Charles Greville allo zio, sir William Hamilton, inviato di Sua Maestà britannica presso la corte borbonica. Lì, a Palazzo Sessa, sir William, innamorato dell'Italia, collezionista di antichità etnische, greche e romane, epicureo che aveva per motto Ubi bene ibi patria e aveva adornato le stanze di specchi che riflettevano ovunque la magnifica vista del mare, mostrava ai suoi tanti visitatori, Goethe compreso, un'attrazione tutta particolare: sullo sfondo nero di una cabina, una giovinetta, vestita di vivaci colori, atteggiata nelle pose delle pitture ercolanensi di recente scoperta. Le due anime di Emma Era Emma, una ventiduenne che aveva, però, anche un'altra freccia al suo arco: le Attitudes già apprese a Londra e cioè gli atteggiamenti in cui, drappeggiata in due scialli, mimava figure o scene classiche, Sibille, Baccanti, Medee e Niobi, suscitando grande successo. Di Que¬ sti, il maggiore, fu certo il matrimonio con l'anziano e innamoratissimo sir William, avvenuto nel 1790, con il consenso del sovrano inglese. Ma Emma era fatta di due anime e accanto all'eroina settecentesca, vittima di amanti scellerati, come Clarissa, o abile civetta e manipolatrice di uomini, come Pamela dei romanzi omonimi, c'era la donna fanatica di potere e adoratrice dell'eroismo e della celebrità. In Sicilia con i Borboni In questa veste, divenne intima dei sovrani borbonici, e soprattutto dell'austriaca Maria Carolina, e conobbe Nelson che depose il suo cuore ai piedi della favorita di corte. Questa, in compenso, si meritò il grazie dell'Inghilterra, ottenendo da Maria Carolina l'ordine di rifornire la flotta inglese a Siracusa, e permettendo così la vittoria del Nilo. Gli Hamilton seguirono la fuga borbonica in Sicilia, tornata a Napoli, sempre in terzetto con marito e ammiraglio, Emma condivise con Nelson le responsabilità dell'atroce repressione della Repubblica Partenopea e dell'impiccagione di Caracciolo. Una pagina sinistra che spicca nella vita sventata della Hamilton e prova il suo pendant nello scarso peso che, quest'ampia biografia, la cui ricerca, ci è detto, è stata fétta soprattutto a Napoli, concede alle motivazioni, alle passioni, agli stessi nomi dei «giacobini» napoletani. Peccato che accanto alle testimonianze dettagliatissime dei più insignificanti viaggiatori inglesi sugli abiti e i gesti di Emma non esista, nell'opera della Fraser, pur pregevole per ricostruzione di ambienti e di movimenti artistici, una meditazione seria su quella «patria napoletana» (tale il titolo di un mirabile libro di Elena Croce di alcuni anni fa) che per tanti anni aveva ospitato le grazie neoclassiche di Emma. Angela Bianchini Flora Fraser Lady Hamilton Rizzoli pp.458,L. 38.000