LAWRENCE D'ARABIA di Giulia Ajmone Marsan

LAWRENCE D'ARABIA LAWRENCE D'ARABIA In una biografia V«eroe del deserto» senza leggenda TLONDRA HOMÀS Edward Lawrence, l'intellettuale oxoniense, l'eroe della Rivolta Araba, il soldato semplice del primo dopoguerra, 1 uomo enigmatico morto tragicamente nel. 1935, è uno dei principali miti di questo secolo. La leggenda è stata in parte generata aall'uomo stesso, affascinante e romantico, in parte dalla pubblicità fattagli dal giornalista americano Lowell Thomas: il suo With Lawrence in Arabia (1924) — storicamente scorretto — presenta un eroe militare stile Far West, intoccato dagli orrori del fronte occidentale; in parte, la leggenda fu consolidata dal successo di Revolt in the Desert (1927) e dalla diffusione dei Sette pilastri della saggezza (1935), i racconti dello stesso Lawrence. Tale figura mitica ispirò anche opere teatrali e cinematografiche. G. B. Shaw, alla cui moglie Lawrence era particolarmente legato, modellò su di lui Meek, l'irriverente soldato della commedia satirica e fantapolitica Troppo vero per essere bello (1932); nel 1960 Alee Guinness interpretò Boss, alias Lawrence, il protagonista del dramma sulle sue vicissitudini nella R.A.F. di T. Rattigan; nel 1962 David Lean girò con Peter O'Toole e Omar Sharif l'epopea cinematografica: Lawrence d'Arabia. Dreaming of Samarkand (Hutchinson, 1989) di Martin Booth è l'epigono di questa tradizione: il romanzo ricama sull'amicizia di Lawrence e J, E. Flecker, il poeta bisessuale e tubercolotico. Booth li immagina legati da interessi intellettuali, da attività archeologiche e di spionaggio, da un atteggiamento critico Vèrso"*!! sistema» e da tendenze masochistiche; nonostante gli ingredienti gustosi, l'autore riesce a dare vita solo a Flecker; Lawrence, che definì l'amico «il più dolce cantore dell'anteguerra», rimane un burattino. Mentre questo filone artistico alimentava la leggenda, apparivano le prime biografie «r~visioniste»: la principale è T. E. Lawrence: a biographical enquiry (1955) di R. Aldington, che, quale reduce del fronte occidentale, probabilmente provava rancore per la popolarità del suo soggetto: questi è ridimensionato come un immaturo, pigro, vanitoso, volubile, volitivo e mitomane. Nel 1969, prendendo spunto dalle rivelazioni di Bruce sulle rituali fla¬ gellazioni a cui Lawrence si sottoponeva nel primo dopoguerra, P. Knightley e C. Simpson in The Secret Lives of Lawrence of Arabia ritrassero il loro soggetto come un istrionico e ambizioso «eroe imperiale», motivato principalmente da patriottismo e forti sentimenti anti-francesi, un libro al limite del giornalismo scandalistico. La biografia del 1977 dello storico pro-arabo Desmond Stewart insiste sulla duplicità del suo carattere e sulle sue perversioni sessuali, dilungandosi in disquisizioni dà «psicologo da caffè», che non si elevano mai all'altezza delle considerazioni di carattere psicoanalitico, serie e ricche di compassione, di A Prince of our Disorder (1976) di J. E. Mack. Ora, dopo dieci anni di lavoro su di un immenso numero di fonti primarie, Jeremy Wilson pubblica la biografia definitiva su Lawrence. The authorised biography of T. E. Lawrence (Heinemann, 1989), un volume di 1188 pagine, schiaccia, con il peso della sua documentazione e con il trattamento altamente professionale della materia, i miti costruiti attorno a Lawrence e ne sottolinea l'importante ruolo storico e letterario. Wilson non si dilunga sugli antecedenti familiari di Lawrence — relegati in appendice — pur senza sottovalutare le conseguenze che la scoperta di essere figlio illegittimo abbia avuto su di lui. Nella ricostruzione di Wilson Lawrence, nato nel 1888, appare un giovane riservato ma impertinente, volitivo ma insicuro, che dovette costruirsi un'identità fatta di vittorie personali e austerità. Questo giovane, appassionato di bicicletta e archeologia, brillò all'università di Oxford, soprattutto per la sua -tesina sull'architettura militare medioevale: Crusader'Castles (Michael Haag, 1986), spesso ponderosa, talvolta oscura e corredata da numerose piantine e schizzi di suo pugno, cerca di stabilire se, per il tramite dei crociati, l'architettura militare europea abbia influenzato quella del Vicino Oriente o viceversa. La passione per l'archeologia lo portò a Carchemish, sito di un antico centro ittita lungo l'Eufrate: per quattro anni partecipò al lavoro degli scavi, catalogando le ceramiche e le sculture scoperte e acquistate nella zona circostante per il British Museum e l'Ashmolean Museum di Londra. Wilson dimostra che le attività spionistiche formavano una parte insignificante del suo lavoro allo scavo nei pressi di un cantiere della ferrovia Bagdad-Berlino, costruita dai Tedeschi. Altri biografi — per esempio Knightley e Simpson — esagerano il lavoro spionistico qui svolto e sostengono che, proprio grazie a questo, Lawrence acquistò un ruolo preminente nella Rivolta Araba à partire dal 1917. In verità, Lawrence ottenne il posto alla- sezione geografica dei quartieri generali al Cairo nel dicembre del 1914 grazie all'appoggio del direttore dell'Ashmolean Museum, alle sue conoscenze di prima mano del Medio Oriente e della lingua araba. Si distinse, poi, come cartografo, agente d'informazione, redattore dell'Arai Bulletin e ufficiale di collegamento. Lawrence, membro rispettato di una équipe, partecipò fin dall'inizio alla formulazione della strategia politica britannica nei confronti del mondo arabo, in particolare l'incoraggiamento e l'organizzazione del movimento nazionalista contro i Turchi: contrariamente a Kni¬ ghtley e Simpson, Wilson sostiene, e dimostra, che Lawrence ne era un fermo sostenitore. Il lavoro titanico di Wilson, uno studioso di diplomazia, permette di valutare correttamente il ruolo svolto da Lawrence nelle discussioni tra i quartieri generali del Cairo, i ministeri e i politici a Londra, il governo coloniale indiano, e nei negoziati con gli alleati. In particolare, traccia la genesi e lo sviluppo dell'accordo Sykes-Picot del gennaio 1916, che sanciva la spartizione fra Gran Bretagna e Francia dei territori appartenenti all'Impero Ottomano: gli uffici del Cairo, e Lawrence, vennero a sapere di questo accordo solo a cose fatte, diversi mesi più tardi, quando la Rivolta Araba era già in corso. L'accordo poneva gli ufficiali in prima linea in una posizione estremamente imbarazzante: la collaborazione araba, necessaria per sconfiggere i Turchi, era stata ottenuta con la promessa di quegli stessi territori che il patto Sykes-Picot prometteva alla Francia. Il conflitto era particolarmente acuto per Lawrence, per carattere e formazione sensibile alle questioni morali e non uso all'obbedienza cieca dei militari di professione: tale dilemma, la mole del lavoro al Cairo, le delicate, e talvolta tragiche, missioni in Arabia Saudita e Mesopotamia, e le rischiose operazioni di sabotaggio dietro le linee nemiche, misero a dura prova i nervi del giovane ventinovenne nel 1917. Lo stesso anno stabili un rapporto privilegiato con Feisal, figlio dell'Emiro di Mecca, e acquistò un ruolo preminente ed individuale nella Rivolta Araba. Lawrence confidò a Feisal il contenuto dell'accordo SykesPicot e insieme decisero di puntare su Damasco per mettere gli Arabi in una posizione di maggior forza al tavolo dei negoziati di pace. Facevano parte di questa strategia l'audace conquista del porto di Akaba via terra e la missione di ricognizione compiuta da Lawrence a Damasco nell'estate del 1917. Tali operazioni avvennero solo con la parziale conoscenza e approvazione dei suoi superiori ad un momento particolarmente opportuno; risollevarono, infatti, il morale inglese particolarmente basso a causa dello scacco subito a Gaza. Partecipò, poi, alle campagne di Siria del Generale Allenby, conclusesi con l'ingresso trionfale a Damasco nell'ottobre del 1918. Durante queste operazioni Lawrence fu catturato dai Turchi nel novembre 1917 a Deraa, un importante nodo ferroviario presso Damasco: qui fu frustato e sodomizzato. Wilson ritiene che l'evento, di cui Lawrence dà discordanti resoconti, sia veramente avvenuto, a differenza di Aldington che nutre delle riserve al proposito e a differenza di Stewart, che sostiene che Lawrence abbia trasfigurato un altro episodio: Lawrence si sarebbe fatto frustare da Ali, un altro figlio dell'Emiro di Mecca, come punizione per aver fallito in una missione in appoggio alle operazioni di Allenby. Nell'emozione della sanguinosa scena sarebbe stato possibile «che l'arabo si eccitò al punto da infliggergli la massima umiliazione». Per Wilson l'episodio di Deraa non è né l'unico, né il principale fattore per spiegare le depressioni e il comportamento successivo di Lawrence, ma provocò «un terribile danno psicologico», e condusse allo sviluppo di atteggiamenti «tipici di una vittima maschile da violenza carnale». Dedicando oltre metà del volume alla poli- tica e alla guerra in Medio Oriente, Wilson non solo traccia un quadro più completo di' una fase cruciale della storia di questa regione, ma delle circostanze che generarono il bisogno di punizione, il senso di colpa e il rifiuto di posizioni di responsabilità che determinarono le scelte di Lawrence a partire dal 1922. Per rassicurare la sua coscienza a nulla valsero i suoi sforzi dietro le quinte alla conferenza di Versailles, né il suo contributo fondamentale alla sistemazione del Medio Oriente nel dopoguerra: Churchill, dopo averlo persuaso a divenire suo consigliere al ministero per le Colonie nel 1921, adottò e mise in atto i punti chiave del suo piano per il mondo arabo. Complesse motivazioni, dunque, determinarono la scelta di una professione dequalificata: nel 1922 si arruolò sotto falso nome nella R.A.F. come soldato semplice. Braccato dalla stampa, dovette dimettersi, trascorrere un periodo nella Royal Tank Corps, cambiare nuovamente nome. Potè tornare alla R.A.F. solo nel 1925 e vi rimase fino al suo pensionamento nel 1935: durante questi anni completò / sette pilastri, Revolt e The Mint (postumo del 1955); trattenne una fitta corrispondenza con l'elite intellettuale del paese, dalla moglie di G. B. Shaw a E. M. Foster; e diede un valido contributo allo sviluppo dei motoscafi della R.A.F. Dalla monumentale biografìa di Wilson emerge un'immagine complessa di Lawrence: un uomo altamente intelligente e colto, eccentrico, interiormente ferito e tormentato; un uomo, in altre parole, che ha vissuto nella sua carne la dissoluzione dei valori ottocenteschi, trovandosi ad affrontare il vuoto armato solo di stoicismo. Il quadro tracciato da Wilson è senza dubbio ben più completo e dettagliato di quello affascinante e immediato che emerge dalla raccolta di lettere redatta da M. Brown (Dent, 1988): questa si differenzia dalle precedenti perché contiene numerosi inediti, è più vasta e incensurata. Wilson e Brown sono accumunati dallo stesso atteggiamento nei confronti della vita sessuale del loro soggetto: tutti e due si limitano a dimostrare che Lawrence, quasi certamente, non era un omosessuale; per il resto, ritengono che — come spiega Brown — «precisamente cosa fosse in questi termini estremamente personali è difficile da definire e, in fondo, non è affar nostro». Evviva la discrezione liberale inglese, che ancora una volta ha trionfato su moralismi vittoriani e curiosità morbose. Giulia Ajmone Marsan lAiwrence d'Arabia rivive in una nuova, monumentale biografia