Il gelo mette in crisi il nostro «termostato»

Il gelo mette in crisi il nostro «termostato» r IPOTERMIA -~i Il gelo mette in crisi il nostro «termostato» UNA persona che rabbrividisce, è pallida, con la pelle fredda, la coscienza leggermente annebbiata, probabilmente è in «ipotermia», vale a dire ha una temperatura corporea inferiore a trentacinque gradi. Parliamo naturalmente di una ipotermia moderata, appena sotto i trentacinque o i trentaquattro gradi, ben lontana dall'assideramento dovuto alla protratta esposizione al freddo intenso. Perché accade questo dissesto? E' chiaro che durante l'inverno, a causa delle basse temperature esterne, il nostro sistema regolatore della temperatura interna può essere messo a dura prova per mantenere i fisiologici 37 gradi. La maggior parte delle persone oppongono una valida difesa all'aggressione del freddo; alcune invece si difendono male e vanno in ipotermia anche per una breve esposizione al freddo ambientale. Non è neppure necessario uscire di casa. Recentemente si è scoperta infatti l'esistenza di una ipotermia del tutto peculiare che colpisce soggetti in età avanzata, l'«ipotermia domestica», la cui caratteristica risiede nella facile comparsa dei sintomi sopraddetti a temperature non eccessivamente basse, quali quelle di ambienti domestici insufficientemente riscaldati. Un famoso scienziato disse che, come per gli antichi la Grecia era l'ombelico del mondo, così il calore dell'organismo è il centro e l'ombelico di tutta la fisiologia. La vita si sviluppa su una corrente continua di energia di origine chimica, che si trasforma in calore. Ogni atto funzionale ha inizio con un fenomeno chimico e si conclude con la produzione di calore. L'uomo può vivere, ossia mantenere la propria temperatura normale, in ambienti la cui temperatura va da un massimo di settanta gradi sopra lo zero ad un minimo di sessanta gradi sotto lo zero, naturalmente con opportune protezioni. La necessità di mantenere i normali 37 gradi deriva dalle esigenze del metabolismo (del ricambio). In corrispondenza alle variazioni della temperatura ambientale entrano in azione meccanismi termoregolatori aventi sede in centri nervosi di una regione del cervello, l'ipotalamo, e che costituiscono un vero termostato Tra i più colpiti, g anziani interno programmato per la nostra temperatura fisiologica. Esso, quando è il caso, fa scattare gli opportuni dispositivi fisiologici che regolano la produzione interna di calore e la eliminazione del calore all'esterno, in modo da conservare un equilibrio. L'intervento della termoregolazione è minimo quando la temperatura ambientale è compresa in un intervallo detto di neutralità termica. Per una persona in condizioni di riposo, senza indumenti e in un ambiente privo di vento, la zona di neutralità è compresa fra 38 e 31 gradi, per una persona vestita fra 19 e 22 gradi. Tornando all'ipotermia, più frequente di quanto si immagini si tratta d'una situazione patologica di tutto rispetto perché interessa le funzioni vitali. Il ricambio si riduce, la pressione arteriosa si abbassa, il cuore ha un minore numero di battiti, la respirazione ne risente e così pure i reni, il fegato, le ghiandole ormoniche. L'ipotermia, insomma, deprime tutte le grandi funzioni organiche. Le alterazioni cardiocircolatorie occupano un posto particolare in questo quadro morboso e ne determinano la gravità. Se la temperatura corporea scende a 28 gradi v'è il rischio dell'arresto del cuore. Specialmente i soggetti in età avanzata, come si è detto, hanno difese termiche vacillanti. Non sempre l'ipotermia viene sospettata da chi è vicino al sofferente. Bisognerebbe misurare la temperjtura, ma i consueti termometri clinici non hanno una graduazione al di sotto dei trentacinque gradi. Contrariamente alla comune opinione, l'alcol non «tira su», anzi peggiora la situazione perché favorisce la dispersione del calore e deprime il sistema nervoso. Il paziente non dovrà camminare né fare sforzi: lo si metterà a letto avvolto in coperte di lana e con borse per l'acqua calda. La temperatura risalirà di mezzo grado o un grado ogni ora. Comunque sia, anche nei casi lievi, l'ideale è il ricovero in ospedale, dove il sistema cardiocircolatorio è tenuto sotto controllo e le opportune terapie vengono tempestivamente effettuate. La vigilanza di questi pazienti per qualche tempo è molto opportuna. Ulrico di Aichelburg Jrg jj Tra i più colpiti, gli anziani

Persone citate: Ulrico Di Aichelburg

Luoghi citati: Grecia