Il dissenso ha espugnato Praga di Guido Rampoldi

Il dissenso ha espugnato Praga Il Forum ha ottenuto tutto, il pc e in ginocchio: Havel probabile capo dello Stato Il dissenso ha espugnato Praga Si dimette ilpresidente Husak, simbolo del regime PRAGA DAL NOSTRO INVIATO La rivoluzione di Fraga si conclude con un trionfo. L'opposizione ha ottenuto tutto ciò che chiedeva: le dimissioni di Gustav Husak, il capo dello Stato; l'impegno a convocare ai più presto le libere elezioni; dicasteri importanti nel nuovo governo a maggioranza non comunista, che dovrebbe insediarsi oggi (sette ministri al Forum, due ai socialisti, due ai popolari, nove al pc oltre alla presidenza del Consiglio). La «strategia dell'ariete» ha sfondato le ultime, tenui resistenze del pc e l'esito del negoziato concluso ieri sera ha rispecchiato i rapporti di forza: da una parte un gigante, il Forum, che in dieci giorni ha superato i due milioni di iscritti nella sola Boemia; dall'altra un moribondo, il pc, che nello stesso periodo avrebbe perso 400 mila tesserati su un milione e 400 mila, e continua a perderne in ragione di migliaia al giorno. Il Natale più euforico dell'ultimo mezzo secolo, Praga ha cominciato a festeggiarlo nelle strade fin da ieri sera, quando l'ultimo baluardo del vecchio regime è crollato. Alle 20 Husak è apparso in televisione e ha annunciato le dimissioni con un discorso dignitoso ma imbarazzato e confuso. «Oggi si parla molto del passato, ci sono stati momenti belli e meno belli, non si può fare un'analisi in poche ore», ha detto l'uomo che consegnò la «Primavera di Praga» ai carri armati sovietici ed ebbe in premio prima la segreteria del pc e subito dopo anche la presidenza della Repubblica. Husak ha proclamato la sua fedeltà al socialismo («Gli errori sono nelle persone, non nell'idea»), ms anche il suo appoggio «allo sviluppo democratico». Ha concluso con l'abbozzo di un sorriso: «Vi invito alla calma e vi auguro di superare la crisi. Buon anno». Husak aveva resistito fino all'ultimo. «Sento voci su mie dimissioni, ma non ho questa intenzione», aveva detto ancora la settimana scorsa. Ma ieri mattina' il futuro premier. Marian Calfa, l'ha informato che anche i comunisti erano stati costretti ad abbandonarlo. Doveva andarsene subito: oggi infatti scadeva l'ultimatum dell'opposizione. Il successore, secondo i patti che si delineavano ieri, sarà un senza partito che, per prassi consolidata, dovrà essere ceko (essendo slovacco Calfa). Quest'ultima clausola sbarra la strada allo slovacco Dubcek e lancia il piccolo condottiero della rivolta, il drammaturgo Vaclav Havel, 53 anni, di cui 5 passati nelle prigioni del regime. Le 50 mila rose che gli ha mandato ieri dal Portogallo Mario Soares sembravano un augurio. Cosi come la giacca e cravatta esibita dal suo amico Jiri Dienstbier, giornalista del mensile clandestino della dissidenza, erano già un vestito da ministro degli Esteri. Questa compagine scarmigliata di perseguitati, di dilettanti della politica, ha condotto la rivolta con la fretta di una generazione che voleva riprendersi subito tutto ciò che le era stato rubato in questi decenni. E adesso si appresta a entrare nel governo di unità nazionale con 7 ministri. In cambio il pc non sarà più umiliato da diktat e scioperi: i futuri conflitti saranno trasferiti nelle sedi negoziali allargate, equivalenti a una «tavola rotonda». In tre settimane l'opposizione ha conquistato di forza ciò che in Polonia e in Ungheria è stato concesso solo dopo un lungo percorso. Comincia la transizione. Ma anche il processo a questi 40 anni nei quali il lascito democratico ed economico della prima Repubblica è stato devastato. La Cecoslovacchia è slittata dal decimo al Suarantesimo posto per prootto pro-capite. Ha il primato europeo dell inquinamento per chilometro quadrato, dei tumori, delia mortalità maschile adulta. E fino a venerdì 17 novembre, l'inizio di tutto, era l'Assurdistan che ci raccontava quella mattina Dienstbier, una provincia asiatica piantata nel cuore dell'Europa. Adesso anche il simbolo di quel sistema, Husak, è stato ammainato. Sono stati decapitati mass-media, accademie, sedi giudiziarie, organizzazioni affiliate al pc, da ultimo i sindacati, il cui presidium si è dimesso ieri. La polizia sarà sottratta al partito e ricondotta sotto il controllo del governo. Il controspionaggio, la polizia segreta, la milizia operaia, perderanno le loro funzioni «politiche» e non saranno più il braccio armato del pc. I vertici delle forze armate, insediati dai sovietici dopo il '68, non sono stati ancora lambiti, ma la struttura del regime si è dissolta. La Cecoslovacchia torna alla grande tradizione democratica della prima Repubblica, messa in scena dalle piazze in queste tre straordinarie settimane. Guido Rampoldi