Giudici in rivolta contro Vassalli solo Cossiga li ferma di Ruggero Conteduca

Giudici in rivolta contro Vassalli solo Cossiga li ferma Lettera al congresso di Perugia Giudici in rivolta contro Vassalli solo Cossiga li ferma PERUGIA DAL NOSTRO INVIATO A frenare l'ira dei giudici per le condizioni «catastrofiche» in cui versa la giustizia, sarà alla fine solo il messaggio del Presidente della Repubblica. Nel lungo telegramma di saluto inviato agli oltre 500 magistrati riuniti al teatro Morlacchi per il ventesimo congresso nazionale del loro sindacato, Cossiga ha voluto con tempestiva opportunità sottolineare le responsabilità dei giudici nel decollo del nuovo processo penale e fare appello al loro impegno. Gli auspici sotto cui si era aperta ieri pomeriggio l'assise dei magistrati non erano infatti dei più incoraggianti; Le accuse contro il ministro Vassalli ed il governo di incapacità a risolvere anche i problemi più elementari che rischiano di mettere definitivamente in ginocchio la macchina della giustizia, e le polemiche con la classe politica sulla riforma del sistema elettivo del Csm rischiavano, e forse rischiano, di concretizzarsi in una sola parola: sciopero. Ma il messaggio di Cossiga pare avere per il momento contribuito, se non a rasserenare definitivamente, almeno a calmare gli animi dei più combattivi. «Nelle inevitabili difficoltà di avvio del nuovo rito sono certo — scrive Cossiga — che i magistrati, nelle funzioni di giudice e pubblico ministero, sapranno impegnare le loro energie culturali e morali per il pieno successo di questa prima modificazione repubblicana». A cosa alluda il presidente e che cosa cerchi di scongiurare è apparso chiaro a tutti. Ma Cossiga si sofferma anche su altri temi del convegno. Come la professionalità, l'indipendenza, la responsabilità dei magistrati ed il Csm, di cui come capo dello Stato è anche presidente di diritto. «Sui temi di professionalità, indipendenza e responsabilità — dice ancora — sono essenziali l'apporto dell'esperienza acquisita dai magistrati nel costante impegno delle loro funzioni ed il contributo del loro approfondimento culturale, alla luce delle loro aspirazioni e della visione dell'essenziale lavoro che sono chiamati a svolgere». «Anche sul Csm — conclude Cossiga — è certamente indispensabile da parte dei magistrati un contributo di studio, elaborazione e proposta». Volendo dire con questo che anche a parer suo è necessaria una riforma dell'organo di autogoverno dei giudici. Ha avuto inizio così, con il più autorevole degli appelli, la ventesima assise dell'associazione nazionale magistrati cui aderiscono più di 6 mila giudici (su 7500) e che ha voluto mettere al centro della discussione, che si concluderà sabato, l'utente di giustizia. Il tema «Il cittadino: professionalità, iridipendenza, responsabilità dei magistrati e Csm», vuole difatti verificare come sia servito oggi dalla giustizia il suo utente, per stabilire se il giudice abbia pre¬ parazione e mezzi per offrirgli una risposta rapida ed efficace, per accertare se lo stesso cittadino'possa contare su una magistratura imparziale ed indipendente. «Ma ogni discussione sulla professionalità della magistratura ed i migliori modi di governo di essa — ha esordito Mario Cicala, segretario della Anni, che assieme al presidente Raffaele Bertoni ha inaugurato i lavori —rischia di divenire vuoto esercizio retorico nel momento in cui l'efficienza complessiva dell'apparato giudiziario sembra avere imboccato un'inarrestabile china discendente». Il vero problema della giustizia oggi, o per lo meno il più urgente è difatti la scarsità di uomini e mezzi, con l'.impossibilità quindi di procedere nelle inchieste e di dare così corso ai tempi rapidi imposti dal nuovo rito. E Raffaele Bertoni, che su questo punto si è soffermato a lungo, ha cercato anche di darne una interpretazione politica. «Tutti sappiamo bene — ha sottolineato — che l'inefficienza perdurante del sistema può bastare da sola, al di là delle cattive intenzioni, a raggiungere il risultato di una sterilizzazione incruenta dei giudici, a farne burocrati inoffensivi: sicché è legittima la denuncia che anche questo è un modo come un altro per comprimere in qualche misura le funzioni di controllo della legalità, che è propria della giurisdizione». Né il ministro Vassalli, né il governo possono perciò, sostiene Bertoni, «chiamarsi fuori» perché l'inefficienza della giustizia, lasciandola senza mezzi, è un «altro» cavallo di Troia per asservire la magistratura al potere politico. Con tanti saluti alla Costituzione. Perché un altro «cavallo di Troia»? Perché per Bertoni c'è una seconda trappola in vista. L'attuale ripartizione del Csm fra consiglieri togati e laici (20 e 10) garantisce, sostiene il presidente della Anm, l'indipendenza esterna dell'ordine giudiziario nell'interesse dei cittadini. «Di conseguenza — dice — ogni riforma che tendesse ad aumentare i componenti di estrazione politica rispetto a quelli eletti dai magistrati consegnerebbe il Consiglio nelle mani dei partiti, lo trasformerebbe davvero in un vertice politico della magistratura». Domani sarà presente forse anche l'«imputato» Giuliano Vassalli. Il ministro, che all'apertura dei lavori ha inviato il sottosegretario Enzo Sorice, si è giustificato dicendo di dover presenziare ai lavori di Montecitorio. In un messaggio si è detto «pronto a considerare con la dovuta attenzione tutto ciò che emergerà dal dibattito congressuale, consapevole dell'apporto determinante della magistratura». Tutti sembrano disposti a credergli, specie se il ministro domani si presenterà al palazzo dei congressi con qualche provvedimento già approvato. Ruggero Conteduca

Luoghi citati: Perugia, Troia