Svegliati musica e balla di M. V.

Svegliati musica e balla IWaterboys Svegliati musica e balla TORINO. Nell'Inghilterra viziata da troppo sciovinismo, troppa musica di plastica, e troppe star supponenti, lo scozzese Mike Scott e i suoi Waterboys (di cui egli è praticamente l'unico membro fìsso) hanno dato la sveglia al mercato dei consumi obbligati. E mica da oggi. La loro storia è lunga già sette anni, e l'esser coetanei di quelli che stanno al vertice del musicbusiness, invece che di certi vecchi predicatori tromboni, ha conferito al gruppo ancor più credibilità. Tutti si sono stravolti, quando Scott ha fatto sapere che, davvero, non voleva accettare nessuno dei traffici promozionali che l'industria organizza per un disco nuovo. Interviste, televisioni, clip? Non se ne parla. Loro suonavano e basta. E nei pub la gente cominciò a far a cazzotti per entrare. E' stato così che la fama dei Waterboys è diventata più live che commerciale, affidata al tamtam della cultura giovanile alternativa invece che agli ingannevoli spot tv. Non venderanno tanti dischi come meriterebbero, ma conoscerli e amarli fa sentire i loro fans membri di un club un po' speciale. Qui in Italia è cominciato in sordina il breve giro che si è concluso l'altra sera al Colosseo di Torino, per più di mille spettatori entusiasti. E' difficile pensare alla musica senza intorno i paramenti sacri dell'industria, ma fin dal palco si capisce quale naturalezza venga restituita al concerto come puro evento musicale: strumenti tutti acustici per i sette membri della band, una fila discreta di spot colorati in alto, e, sótto, un'atmosfera distesa e complice che diventa subito quella di una nobile fucina artigianale. Con il suo cappelluccio sopra i capelli lunghi, Mike Scott attaccale canzoni dell'ultimo lp, «Fisherman's Blues», inciso do- Eo che è andato a vivere a Dulino; e antiche sonorità gaeliche invadono il teatro, mentre lui canta con una voce e uno stile che subito ricordano il grande Dylan. Non è più rock, ed è a malapena qualche volta folk/rock. E' una musica intensa, ballate pervase di spiritualità, giri melodici di memorie antiche e cui il violino e il bandoneon danno uno spleen malinconico, reso modernissimo dall'interpretazione vocale. Solo alla fine il gruppo ritorna alle sue prime canzoni, imparentate con il punk, ma più spesso con tributi a Van Morrison. Sotto, tutti ballano: Scott aveva tolto il divieto di danza quasi all'inizio, dopo che un'incauta maschera del Colosseo aveva invitato due ragazzi a restare seduti. «Chi vuol ballare, balli», ha detto il chitarrista. E il teatro si è improvvisamente trasformato in un unico palcoscenico dove musiche celtiche, sprazzi di rock, nostalgie blues, e vecchi fuochi di cowboys allegri formavano una mistura che dava spirito ai corpi e calore all'anima, [m. v.]

Persone citate: Mike Scott, Van Morrison

Luoghi citati: Dulino, Inghilterra, Italia, Torino