I caccia Usa salvano Cory Aquino

I caccia Usa salvano Cory Aquino L'appoggio dell'aviazione americana decisivo per stroncare il golpe militare a Manila I caccia Usa salvano Cory Aquino Mosca deplora l'interferenza ma non condanna TOKYO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Per la sesta volta da quando Cora zon Aquino è salita al potere, nel febbraio '86, le Filippine sono in preda a un tentativo di golpe militare, con aspri comattimenti e decine di morti tra ribelli e forze lealista. Occupato dai ribelli il centro logistico del quartier generale dell'Esercito, distrutta la centrale tv governativa, la Aquino, in salvo fuori del palazzo presidenziale di Manila bombardato da aerei degli ammutinati ma impossibilitata a lanciare appelli al Paese, ha chiesto e ottenuto l'aiuto americano per stroncare la ribellione. Da Malta, l'Urss si è affrettata a condannarlo come interferenza, attraverso il portavoce del Soviet Supremo Arkadi Maslennikov. In un'intervista a «Europe 1», invece, il consigliere di Gorbaciov, Andrei Graciov, aveva commentato che «la democrazia deve essere difesa» e perciò «comprendeva» la mossa americana. In volo verso Malta, Bush ha diramato dall'Air Force One l'ordine di assistere il legittimo governo filippino e sul cielo di Manila si sono levati i Phantom di Clark Base, una delle più importanti del Pacifico, a fornire copertura aerea alle forze lealista nello sforzo di riprendere le basi e i punti vitali in mano agli insorti. Gli aerei Usa non avrebbero sparato un colpo, ma avrebbero comunicato ai reparti in rivolta dell'Aeronautica filippina che non avrebbero esitato a aprire il fuoco contro Sialsiasi velivolo che si fosse zato in volo. La pista della base di Sangley Point è stata bombardata dalle forze lealista che hanno messo fuori uso anche alcuni aerei. Nessuna operazione terrestre è stata compiuta dai 17 mila americani di stanza a Clark Base e a Subic Bay, i due maggiori centri militari fuori del territorio degli Stati Uniti. Ma un contingente di oltre un centinaio di marines in assetto di guerra è stato portato in elicottero a difesa dell'ambasciata nel centro di Manila. Mentre giungono frammentarie notizie di combattimenti anche nelle province, dove alcuni comandanti di guarnigioni si sono schierati con gli insorti, ieri sera ha cominciato a delinearsi a Manila il fallimento del golpe, dopo una giornata di incertezze: una giornata cominciata con il bombardamento del palazzo presidenziale, l'assalto al quartier generale e l'occupazione dell aeroporto internazionale, ancora chiuso a tutti i voli, e segnata dal silenzio della Aquino dopo un'ultima apparizione in tv. La Aquino aveva proclamato che la ribellione sarebbe stata stroncata prima del tramonto, e lo ha ribadito in una dichiarazione dopo l'intervento degli F. 4 americani. Ma ieri sera il ministro della Difesa, Ramos, pur annunciando l'arrivo di unità fedeli dalle province, si è mostrato preoccupato dicendo che la notte sarebbe stata decisiva. Di fatto, a tarda ora, lasciando la base aerea di Villamor che avevano tenuto per tutto il giorno, circa 600 insorti con una colonna blindata hanno puntato su Campo Aguinaldo, sede del quartier generale lealista, intorno al quale si era combattuto nella mattinata, e di 'cui le forze governative avevano ripreso il controllo in serata. Mentre la colonna transi¬ tava per la zona centrale della capitale si è avuto un pesante sbarramento di fuoco, di cui non si conoscono ancora la gravità e l'esito. Fino a poco prima, i morti erano almeno 24, di cui undici civili; una cinquantina i feriti. Gli insorti disponevano questa volta della forza aerea entrata in azione per bombardare la tv e il palazzo di Malacanang. In serata, mentre da tutto il mondo veniva espressa solidarietà alla Aquino, le forze governative stavano riprendendo il controllo della situazione: trenta ufficiali e 400 uomini fra gli insorti si sono arresi. Secondo le prime valutazioni i ribelli sarebbero circa tremila. Ben pochi di fronte ai circa 120 mila uomini delle forze regolari. Fernando Mozzetti SERVIZI A PAGINA 7

Persone citate: Andrei Graciov, Bush, Clark Base, Cora, Cory Aquino, Fernando Mozzetti, Gorbaciov, Phantom, Ramos