La storia del banchiere di ferro di Flavia Amabile

La storia del banchiere di ferro Alfred Herrhausen da 19 anni stratega dell'espansione mondiale di Deutsche Bank La storia del banchiere di ferro Amico di Kohl, era in corsa per la Bundesbank Alfred Herrhausen, presidente della Deutsche Bank, era il più probabile successore di Karl Otto Poehl ai vertici della Bundesbank, la banca centrale tedesca, e uno dei più influenti uomini d'affari della Germania Ovest. Il cancelliere Helmut Kohl lo aveva nominato suo consigliere economico e dal 1971 era fra i più alti dirigenti della Deutsche Bank, il primo istituto di credito della Repubblica Federale. Dal suo ufficio al trentesimo piano di una delle due torri gemelle che sono il quartier generale della banca a Francoforte, Herrhausen ha dato un contributo determinante nella costruzione dell'impero della Deutsche, una delle principali istituzioni della cultura finanziaria tedesca, tanto che; secondo una vecchia regola degli analisti di Bonn, comprare azioni della Deutsche Bank significa investire direttamente nell'economia della Repubblica Federale Tedesca. E' la testimonianza di quello che l'istituto di credito, il maggiore nella Germania Ovest, con circa 172 milioni di dollari di attività (233 miliardi di lire) e 155 milioni di dollari di depositi (209 miliardi di lire), rappresenta all'interno del Paese. Ma anche di quello che si avvia a diventare dopo la creazione del mercato unico europeo. Sarà, infatti, secondo gli esper- ti, la prima banca della Comunità europea. Questo è l'obiettivo a cui ha lavorato il suo presidente Alfred Herrhausen. Quando diciannove anni fa Herrhausen entrò a far parte dell'alta dirigenza dell'istituto, la Deutsche Bank non aveva nemmeno uno sportello all'estero. Oggi, sotto la sua presidenza, è arrivata a contarne trecento. E' stato negli ultimi due anni che la Deutsche ha iniziato a espandersi verso l'estero a ritmi particolarmente elevati. Da quando, cioè, Herrhausen è stato nominato alla.carica più alta della Deutsche Bank, diventando quello che i tedeschi chiamano il «portavoce unico». L'espansione è iniziata dall'Italia, attraverso l'acquisizione nel dicembre '86 della Banca d'America e d'Italia, e di una banca d'affari, la Barclays Commissionaria, nell'agosto '89. Perché proprio l'Italia? Perché per Herrhausen «nel contesto dello sviluppo europeo, rappresenta un Paese particolarmente importante con un grande futuro». A fine '87 è stata acquistata la merchant bank portoghese MDM. Sul mercato spagnolo la scelta è caduta sul Banco Comercial Transatlantico, di cui la Deutsche è diventata azionista di maggioranza nell'aprile '89. L'istituto di credito tedesco è presente in Olanda con la merchant bank Albert de Bary e, ora, in Inghilterra con il Morgan Grenfell Group, l'acquisizione annunciata all'inizio di questa settimana. L'unico, punto debole della rete che la Deutsche ha creato sul territorio Cee è la Francia, per il controllo che lo Stato continua a detenere sul sistema bancario. Oltre l'Europa, le aree strategiche su cui puntava Herrhausen erano gli Stati Uniti e i Paesi dell'Estremo Oriente (Singapore, Australia, Giappone, Cina). In questi mercati l'obiettivo da raggiungere, secondo Herrhausen, era diverso: si trattava di essere presenti solo con prodotti ben selezionati, «perché non è possibile, ad esempio, trasferire negli Usa il nostro sistema di attività bancaria al dettaglio», spiegava il presidente della Deutsche. L'istituto è stato il primo a puntare all'Estremo Oriente dove oggi occupa una posizione di vantaggio sulle altre banche europee con 30 filiali in 16 Paesi. Tutto questo è stato opera di Herrhausen. E' stato lui a incarnare più di ogni altro all'interno della Repubblica Federale, la volontà tedesca di espansione oltre le frontiere. E ne ha rappresentato l'esigenza di rinnovamento del sistema bancario. Essere il portabandiera di un nuovo modo di fare banca in un'istituzione che ha 119 anni di attività, con un'immagine estremamente conservatrice come la Deutsche Bank non è stato facile, ma Herrhausen aveva ben chiaro in mente il traguardo da raggiungere. Creare una banca universale europea. E, quindi, esportare a livello comunitario il ruolo che l'istituto ha all'interno della repubblica federale. In Germania, infatti, la Deutsche è presente non solo nelle attività tradizionali (crediti, gestione patrimoniale), ma anche in settori nuovi come la consulenza aziendale, le assicurazioni e il settore immobiliare. Possiede partecipazioni in numerose società, fra cui il 28% della casa automobilistica Daimler-Benz. Come raggiungere questo scopo? La strada preferita da Herrhausen è stata quella di acquistare banche straniere da gestire secondo la filosofia della Deutsche, piuttosto che la cooperazione o la creazione di una società. «Perché per entrare in un nuovo mercato bisogna conoscerne le regole», spiegava il presidente della prima banca tedesca. «E chi, se non un istituto locale, è in grado di fornire queste informazioni?». Secondo i concorrenti, invece, la Deutsche Bank è l'unico istituto a poter perseguire questa strada perché possiede riserve liquide in abbondanza e una reputazione inattaccabile. Flavia Amabile Il banchiere Alfred Herrhausen (a sinistra) con il presidente della Dalmler Benz, Edzard Reuter