E GLl ALLEATI NEL '43 SBARCARONO IN SALA STAMPA

E GLI ALLEATI NEL '43 SBARCARONO IN SALA STAMPA E GLI ALLEATI NEL '43 SBARCARONO IN SALA STAMPA UNO storico spagnolo ha regalalo alla docu meiitazione storica sull'Italia degli anni della guerra uno studio accuratissimo su gli sforzi compiuti dagli alleati vincitori per la de-fascistizzazione dei giornali e della radio. Era stato finora un angolo un po' buio della nostra storiografia, illuminato soltanto in parte dalle pagine dedicate a questo tema da Paolo Murialdi nella sua Storici della sturava ilalia na nel dopoguerra e da quelle di Valerio Castronovo e Nicola Tranfaglia nella loro Storia del la stampa italiana. Stampa, radio e propaganda. Gli alleati in Italia 1943-1946 è un libro di oltre trecento pagine di Alejandro Pizarroso Quintero, un giovane docente di Storia del giornalismo all'Università Complutense di Madrid, che merita gratitudine per la straordinaria completezza delle informazioni fornite attraverso pazienti ricerche negli archivi, americani, britannici e italiani alla caccia di tutte Itti-acce rimaste di quella straor dinaria stagione. Nessuno di noi, che allora tentavamo di entrare in questo mestiere, si rese ben conto di che cosa slava succedendo nei in vecchi giornali sopravvissuti e nei moltissimi nuovi che videro la luce, spesso per brevissimi periodi, subito dopo la graduale liberazione del Paese da Sud a Nord. Nè si capiva che cosa ci fosse dietro. Sapevamo soltanto che lutti i giornali e la radio dovevano avere che fare con un misterioso ufficio chiamato «Pwb», che voleva dire «Psychological Warfare Branch», da noi tradotto grossolanamente in «Ufficio per la guerra psicologica». C'era un certo maggiore Noble che pareva lo zar dei giornali di Milano. La guerra psicologica Ma come questo «Pwb» dipendesse dal potente «Afhq», il Quartier generale delle forze alleate, a sua volta controllore prima dell'cAmgot» e poi del l'«Amg», cioè del Governo militare alleato dei territori occupati, poi divenuto soltanto Governo militare alleato, rimaneva fra le cose nuove che non facemmo in tempo a imparare, prima che la ragnatela di sigle sparisse, mentre il governo ita¬ liano tornava a occuparsi di giornali. Eia il 15 luglio 1945, finiva il controllo alleato sulla stampa in tutta l'Italia, meno che a Trieste, dove continuò fino al 26 ottobre 1954, giorno in cui nella città entrarono le truppe italiane. Il primo a raccontare bene di che cosa si sia trattato è il giovane storico spagnolo Pizarroso. La sua storia comincia in modo un po' dottorale con la spiegazione, peraltro necessaria, della complessa macchina creata dagli Alleati anglo-americani molto prima che il primo soldato americano o inglese mettesse piede in Europa. Si trattava appunto della Psychological Warfare Branch o «Pwb», che ad occupazione avvenuta doveva autorizzare giornali ed emissioni radiofoniche, esercitando la necessaria censura di guerra. Un progetto quasi perfetto per dei territori «nemici». Ma il caso italiano, come del resto la precedente occupazione del Nord Africa francese, pose ben presto dopo il 9 luglio 1943, giorno dello sbarco in Sicilia, 1 interrogativo di che razza di «nemici» fossero questi italiani. Mezzi-nemici, mezzicobelligeranti, mezzi-alleati? Un casino. Dopotutto la «King's Italy», come la chiamavano loro, l'Italia del re, il regno del Sud, aveva perfino dichiarato guerra alla Germania e preparava truppe da affiancare agli Alleati per altri macelli (come avvenne a Montelungo, verso Cassino). Insomma ci furono molte correzioni alle istruzioni per far funzionare la macchina alleata del controllo giornalistico. Altre modifiche del progetto originale furono necessarie, quando con sorpi esa i vincitori si trovarono di fronte la questione dell'antifascismo militante e combattente nella guerra partigiana che infuriava dalla Toscana in su. Informazione sotto controllo Prima di arrivare nel Nord, il progetto originale fu completamente cambiato, dovendo affrontare situazioni in cui i «nemici» erano stati già battuti dagli stessi italiani e le grandi città erano tutte già liberate e in mano ai Chi. i Comitati di liberazione nazionale. Scrive Pizarroso: «Il primo programma era estremamente semplice: rompere con il passato e assicurare con un rigido controllo un'informazione tesa ad appoggiare ì propri obbiettivi militari... Nel Nord gli sforzi alleati per salvare le grandi testate tradizionali, si trovarono in contrapposizione con l'orientamento dei Chi, che già da Firenze avevano svolto una politica dell'informazione autonoma tendente ad appoggiare le pubblicazioni dei partiti politici... Con una concezione della stampa non di proprietà privata, ma come servizio pubblico». La conclusione si può trarre da una lettera di un anno dopo, il 13 luglio 1946, di De G a speri all'ammiraglio Ellery Stone, in cui lo statista italiano informa che, in tutti i casi esaminati, i processi di epurazione avevano avuto esito favorevole ai vecchi proprietari. «Sebbene all'inizio i piani al leali sembravano falliti, il ri sultato finale coincise con i loro piani», scrive il giovane storico spagnolo. Franco Pierini Alejandro Pizarroso Quintero Stampa, radio e propaganda Gli alleati in Italia 1943-1946 Franco Angeli Centro Studi sul giornalismo Torino pp.3l3.L. 35.000