Tenta l'aborto e muore

Tenta l'aborto e muore Corleone, madre di 3 figli ha usato pratiche da Medioevo Tenta l'aborto e muore La donna ha bevuto un infuso ottenuto facendo bollire il prezzemolo L'autopsia ha rivelato che il feto era senza vita da alcuni giorni PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Aveva già tre figli e non ne voleva un altro. Perciò ha deciso di sbarazzarsi del bimbo che aspettava con un decotto di prezzemolo. Ma forse la dose eccessiva, unita ad altre pratiche abortive, l'ha uccisa. Maria Mannina, 36 anni, nella sua grande casa di Corleone, a 70 chilometri da Palermo, aveva deciso di «risolvere» tutto da sé perché tre figli erano troppi. Aveva sempre sentito dire, sin dai tempi delle «mammane», che un infuso di abbondante prezzemolo riusciva a provocare emorragie e si rivelava determinante per interrompere la gravidanza. Ben presto però è stata colta da lancinanti dolori. Il marito. Nunzio Vernagallo, pure di 36 anni, l'ha subito soccorsa e portata all'ospedale. Qui la diagnosi è stata immediata: coagulopatia intravasale. Il prezzemolo contiene infatti una sostanza, l'apiolo, che ha proprietà tossiche. Quando se ne usa in piccole quantità non è affatto dannoso, se invece lo si utilizza in dosi massicce può provocare danni gravi al fegato ed emorragie violente. Forse fiero Maria Mannino non ha su o bevuto il decotto, ma si è sottoposta ad altre pratiche abortive che ne hanno provocato la morte. La «coagulopatia intravasale» infatti si verifica anche quando si cerca di interrompere la gravidanza con interventi che vengono compiuti senza le dovute cautele igieniche. In stato di semincoscienza, la donna è apparsa subito in condizioni disperate. I medici inoltre hanno constatato che il feto, ormai al quarto mese della gravidanza, era morto da vari giorni. Maria Mannina è stata quindi trasportata nel reparto rianimazione dell'ospedale «Villa Sofia» a Palermo, ma l'aborto terapeutico, che i medici hanno cercato di praticarle in extremis, non è servito a salvarla. La donna è morta poco dopo. Una morte dovuta a ignoranza e solitudine: se la pratica dell'aborto con il prezzemolo risale al Medioevo e non è tuttora scomparsa è anche vero che Maria Mannino forse era sopraffatta da problemi che non aveva il coraggio di affrontare con il marito. Sapendo di non potersi rivolgere ai medici del locale ospedale, che nel reparto di ginecologia sono tutti obiettori di coscienza e non fanno aborti, ha pensato di ricorrere a quell'antico sistema. Maria Mannina avrebbe però potuto andare al consultorio zonale del suo paese e a quello vicino di Bisacquino, oppure rivolgersi ai medici dell'ospedale di Palazzo Adriano (20 chilometri di distanza) dove, non essendovi obiettori, il servizio di interruzione volontaria della gravidanza viene assicurato senza problemi. Anche a Palermo la donna non avrebbe comunque incontrato difficoltà. Ora si sta cercando di stabilire se Maria Mannino si fosse affidata alle cure di una «mammana» poco scrupolosa che l'hanno uccisa. [a. r.l

Persone citate: Maria Mannina, Maria Mannino, Nunzio Vernagallo

Luoghi citati: Bisacquino, Corleone, Palermo