«Senza mia figlia non vivo» di Marco Marelli
«Senza mia figlia non vivo» Como: «Il giudice m'ha tolto la bambina, non so neppure dove sia» «Senza mia figlia non vivo» Una ragazza madre tenta il suicidio, è grave COMO. Una giovane ragazza madre, alla quale lo scorso anno il tribunale dei minori di Milano ha tolto la figlia Stefania, una bimba bionda di 4 anni e mezzo, ieri pomeriggio ha tentato di togliersi la vita ingerendo molte pastiglie di Roipnol, un potente sonnifero, e un flacone di Novalgina. Le sue condizioni ieri sera, dopo l'intervento dei medici dell'ospedale di Menaggio, erano ancora gravi. Preoccupa soprattutto lo stato depressivo della ragazza, Liliana Pizzala, di 24 anni. Dal letto dell'ospedale continua a gridare. «Ridatemi la bambina, posso mantenerla, educarla. La rivoglio». Ad accorgersi del tentato suicidio è stata una sorella della ragazza madre. «Sembrava stesse dormendo» racconta Grazia Romano, la madre di Liliana. Ma è bastato poco per capire che la giovane aveva cercato di togliersi la vita. Accanto al letto, sul comodino, due flaconi vuoti, quello della Novalgina e quello del sonnifero. Erano le 15 di ieri pomeriggio quando nella casa di Lenno, vicino a Como, è scattato l'allarme. La corsa in ospedale, la paura, le speranze di salvezza. «Da qualche giorno mia figlia appariva molto depressa, anche perché non riusciva a sapere dove si trovasse la bambina» continua Grazia Romano. Un gesto disperato quello di Liliana, dietro il quale si coglie la storia di una ragazza madre e della sua bambina. S'è così appreso che nei giorni scorsi la giovane si è rivolta alla magistratura, ai carabinieri, alle istituzioni, ma nessuno è stato in grado di dirle dove viva la bambina. «Fino a qualche mese fa sapevamo che era in un istituto a Como — continua la madre di Liliana Pizzala —. Poi c'è stato detto che l'avevano trasferita a Varese. Ma anche da Varese è scomparsa. Nessuno ora sa o ci vuole dire dove si trova Stefania». La vicenda risale allo scorso anno. Ricorda Grazia Romano: «Sono venuti a casa nostra, un mattino presto, una dozzina fra carabinieri e poliziotti. La bimba fu presa da due donne, mentre gli altri agenti tenevano a bada me, mia figlia e gli altri parenti impedendoci di intervenire». La decisione dei giudici del tribunale dei minori di Milano venne presa a seguito di numerosi rapporti delle assistenti sociali, nei quali si parlava di mancata assistenza, di impossibilità della madre ad accudire la figlioletta, di scarse disponibilità finanziarie. Valutazioni che Liliana Pizzala ha sempre respinto, considerato, poi che negli ultimi mesi ha trovato un lavoro. Marco Marelli
Persone citate: Grazia Romano, Liliana Pizzala, Ricorda Grazia Romano
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