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Ingrao Ingrao «Caro Achille, è umiliante cercare il placet di Gorbaciov» ROMA DALLA REDAZIONE Pietro Ingrao tira fuori dalla tasca un paio di foglietti e ai cronisti di Montecitorio legge quello che appare subito come il primo comunicato ufficiale della «corrente del no» ad Occhetto. Comunicato che deve essere stato concordato anche con Alessandro Natta che ieri ha parlato a lungo con Ingrao. Caro Occhetto, dice di fatto Ingrao, non ti sognare di utilizzare il prestigio di Gorbaciov per ottenere un avallo alla tua linea. Mi rifiuto di credere alla notizia data dai giornali della attesa di Occhetto per la «benedizione» di Gorbaciov, dice Ingrao, perché «ritengo impossibile l'irrisione e l'umiliazione di attendere, su una questione come la sorte e il nome del partito, beneplaciti dall'Urss, quando da anni abbiamo affer-. mato la nostra piena autonomia non solo dall'Urss». Un'ora dopo arriva in risposta un comunicato dell'ufficio stampa del pei che respinge come offensive «le illazioni» sull'incontro Occhetto-Gorbaciov. «E' quindi incomprensibile che vengano prese in considerazione tesi palesemente provocatorie» che non possono essere ricondotte in nessun modo ai vertici del pei, conclude il comunicato rivolto implicitamente ad Ingrao. Questi primi segnali pubblici di guerra fanno prevedere uno scontro assai aspro in preparazione del congresso. Gli oppositori si stanno organizzando. Si tratta di capire se vogliono fare fronte comune gli ingraiani e i berlingueriani o se questi ultimi preferiranno presentare un autonomo documento congressuale. Nel primo caso l'eterogeneo fronte potrebbe essere unificato solo dal comune obbiettivo di far dimettere Occhetto. Nel secondo, il segretario potrebbe forse sperare in una ricucitura con personaggi come Tortorella, Natta, Chiarante. Gli incontri di ieri, prima privati a Botteghe Oscure e poi pubblici a Montecitorio, tra Ingrao, Natta, Magri e infine Pajetta, farebbero pensare a un vivace attivismo del fronte del «no». Da qui l'impegno comune per disinnescare l'effetto-Gor- baciov, favorevole ad Occhetto. «Spero che nel colloquio tra Gorbaciov e Occhetto si parli di politica in generale — ha dichiarato più tardi Paletta —, non mi è venuto mai in mente di collegare quest'incontro ad un placet di Mosca per la rifondazione del partito». Ieri il consigliere politico di Gorbaciov, in una conferenza stampa a Roma, ha già trovato il modo per dare un indiretto aiuto al segretario del pei nella diatriba sul cambio del nome. «Il pcus ha cambiato nome sette volte. Il nome non è la cosa più importante. Più importante è la linea, la politica del partito», ha rilevato Zagladin. Da Botteghe Oscure, comunque, smentiscono che lì si stia discutendo di cambiare il simbolo cancellando falce e martello. Resta il fatto che la discussione è in pieno corso, con accese polemiche. Si parla, tra l'altro, di affiancare al simbolo attuale la scritta «per la costituente». Dovrebbe, eventualmente, deciderlo il congresso ma forti sono i dubbi sull'utilità dell'innovazione. Non cambierà nulla, assicurava ieri sera Natta: «All'ultimo congresso i delegati bocciarono a maggioranza anche la proposta di togliere dallo statuto del partito l'inno di Bandiera rossa». Una riunione di segreteria ieri ha convocato per il 5 dicembre la direzione, probabilmente per cominciare a discutere le regole per andare al congresso.

Luoghi citati: Mosca, Roma, Urss