E' con Occhetto la Torino operaia di Beppe Minello
E' con Occhetto la Torino operaia La percentuale di favorevoli (75 per cento) supera quella del comitato centrale E' con Occhetto la Torino operaia La «svolta» supera la prima verifica dei quadri TORINO. Quasi 15 ore di discussione appassionata distribuite su tre giorni: da sabato scorso a lunedì notte. Un centinaio di iscrìtti a parlare anche se poi, alla fine, sono riusciti a prendere il microfono in «soli» 71. Il primo Comitato federale a essersi celebrato in Italia all'indomani della «svolta» di Occhetto si è concluso con una vittoria più ampia (o meno contrastata, a seconda dei punti di vista) di quella verificatasi al Comitato centrale dove l'opposizione alla proposta di andare a una «fase costituente» per la creazione di una nuova forza di sinistra era riuscita a coagulare un terzo dei propri componenti. Nella Torino delle fabbriche, il «nuovo corso» del pei alla sua prima verifica con i quadri (il Comitato federale è una sorta di «parlamentino» a livello provinciale) si è risolta con un 75 per cento di consensi (dei 71 interventi ne sono stati contati 53 a favore di Occhetto). Sarà un caso, ma ieri, dopo un paio di settimane di batti e ribatti, è definitivamente caduta la proposta di Occhetto, di inviare in Piemonte, sulla poltrona di segretario regionale, il fedelissimo Piero Fassino, membro della segreteria nazionale e responsabile dell'organizzazione. Una decisione che era stata interpretata come un «commissariamento» del pei torinese: «Tutte illazioni — è il commento a Torino —, Di fronte a quanto di nuovo sta succedendo, c'è bisogno della massima compattezza nella segreteria nazionale». Risoltasi con un successo la consultazione dei quadri dirigenti, resta ancora da vedere come si esprimeranno le sezioni, il popolo comunista, dove si susseguono le assemblee e dove l'ottimismo dei dirigenti, tutti di provata fede occhettiana, si stempera sensibilmente: «E' presto per capire — spiega Valerio Soldani, responsabile del coordinamento provinciale — certo è che nella discussione non c'è astio, i compagni, anche quelli più anziani, non si sentono traditi. E' chiaro, però, che il loro cuore è più rivolto al passato che al futuro». Variegata la composizione generazionale degli opposti schieramenti. «Non è vero che c'è una spaccatura fra giovani e vecchi», hanno scritto ai giornali alcuni dirigenti che hanno tra i 58 e i 63 anni, tra cui spiccano i nomi di Dino Sanlorenzo, ex-vicepresidente della Regione, di Sante Bajardi, Luigi Hi valta, Gisella Giambone, Franco Ricca, Bruno Pittatore, Sergio Garberoglio, Filiberto Rossi e Ristori. «Noi — scrivono — pur avendo (purtroppo) tutti i titoli per appartenere alla vecchia generazione siamo d'accordo con le decisioni dell'ultimo Comitato centrale». Da una lettura degli interventi al Comitato federale, appare chiaro come la stragrande maggioranza dei «sì» abbia fatto sue le motivazioni del segretario generale. Forse, uno solo è stato l'intervento in cui si auspica una fusione con il psi. Tra i «no», a giudizio del segretario provinciale Giorgio Ardito, prevalgono quelli «aperti». Per loro, cioè, la svolta approvata dal Comitato centrale non offrirebbe «sufficienti garanzie». Sarebbe poi anche un «no d'attesa, condizionante» nei confronti della destra del partito che, invece, quella svolta «cavalca». Tra questi «no» si collocherebbero quelli espressi da figure storiche per il pei torinese come Novelli e Libertini. Tra coloro che hanno espresso un «no» secco, nessuno ha minacciato scissioni, anzi ci sarebbe chi lavora proprio per evitare rotture traumatiche come il «Comitato torinese per la difesa e il rilancio del pei», che ha come «padrino» Gianni Doli no, ex comandante partigiano e ex assessore comunale, e giovani come Marco Rizzo ed Elisa Pazè, fino a ieri «cossuttiani» dichiarati. Per Ardito «il dibattito del Comitato federale è stato duro e appassionato, ma senza lacerazioni o viziato da sospetti». E nel suo intervento conclusivo Ardito, tra le altre cose, si è soffermato sulle critiche che molti compagni hanno rivolto al «metodo» adottato dal gruppo dirigente del partito per «introdurre» la svolta («Le scelte di metodo, sono scelte politiche chiare e tonde» aveva tuonato Emilio Pugno): «Quando i berlinesi hanno abbattuto il muro, non avevano certo la licenza edilizia». Beppe Minello Piero Fassino
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