«Italia, ti spiego la peresfrojka» di Emanuele Novazio

«Italia, ti spiego la peresfrojka» Il primo giorno del capo del Cremlino a Roma: gli incontri con Cossiga e Andreotti «Italia, ti spiego la peresfrojka» Un pool di superesperti al seguito di Gorbaciov ROMA DAL NOSTRO INVIATO Ci sono giornalisti, economisti, politologi. La grande carovana che accompagna Michail Gorbaciov nelle visite di Stato ha preceduto anche a Roma il Presidente sovietico: come sempre prima d'ora, con uno spiegamento autorevole anche se un poco ridotto, forse, rispetto al passato, al palcoscenico del vertice di Washington per esempio, o della visita in Francia. L'equipe è di pregio, tuttavia, i nomi illustri, e l'insieme rappresenta una significativa sintesi del gorbaciovismo trionfante, una avanguardia dall'affascinante e sofisticato compito di preparare e di spiegare. Perché è stato proprio Gorbaciov, l'uomo della glasnost, ad affidare alla parola critica, alla discussione itinerante dei suoi «ambasciatori», il ruolo un tempo tenuto dai soli portavoce. E' stato lui a inventare questa inedita nozione di «delegati» colti, di parola suadente e competente, e a spargerli nel mondo, a preparare il suo arrivo. Rispetto al passato, la composizione del gruppo di Roma rispecchia soprattutto le esigenze del «nuovo pensiero» alle prese con un continente in ebollizione, l'Europa, le aperture al Vaticano e la crisi dell'economia all'interno: per questo accanto a Vadim Zagladin, massimo esperto di cose italiane al Cremlino, fra i nomi di maggior vaglio presenti a Roma c'è uno dei più autorevoli conoscitori di problemi intertedeschi all'interno del Comitato centrale, Nicolai Portugalov, al quale e stata affidato, ieri, il compito di replicare al Cancelliere Khol e alle sue proposte di federazione fra le due Germanie. Per questo ci sono il metropolita Juvenali, l'uomo che deve «spiegare» la visita di Gorbaciov al Papa, e un consulente del comitato centrale per le questioni religiose, Kovalski. Per questo c è l'accademico Evgheni Ambarzumov, nella sua doppia veste di esperto dei problemi dell'Est europeo e dei Paesi comunisti, e di fine conoscitore della realtà italiana. Per questo ci sono gli economisti Shatalin, deputato al Soviet Supremo, e Petrakov, dell'Accademia delle Scienze. E per questo, forse, mancano o sono ridotte le presenze meno specifiche e più eclettiche, non ci sono quegli scrittori o cineasti inviati altrove, in passato, per presentare al mondo la cultura della perestrojka, le sue straordinarie realizzaaioni, le grandi trasformazioni dell'intellighenzia. Perché più che in passato, questa visita chiude un ciclo e sembra aprirne un altro, stretta com'è fra l'incontro in Vaticano, il vertice di Malta con il Presidente americano e il terremoto politico e sociale in atto all'Est: a differenza che in passato, quando il Cremlino doveva favorire l'affermazione di un'immagine globale di rinnovamento, c'è bisogno questa volta di uomini legati alla storia del momento, di esperti capaci di raccontare e di spiegare queste nuove attese, capaci di tradurre le grandi linee strategiche dell'Urss impegnata sui nuovi fronti. La diffusione dell'eclettismo gorbacioviano è affidata soprattutto, questa volta, a una pattuglia di direttori di giornali, scelti col duplice criterio del prestigio di testata e della rappresentatività individuale: c'è il nuovo direttore della Pravda, Ivan Frolov, alla sua prima missione in questa veste ma consumato consigliere di Gorbaciov, per il quale ha lavorato a lungo in passato. C'è il direttore delle Izvestia, Laptiev, un giornale affermatosi come portavoce di un'opinione «liberal» all'interno del sistema. Soprattutto c'è Yegor Yakovlev, direttore di «Moskovskie Novosti» e artefice del maggior successo editoriale dell'Urss di Gorbaciov, l'uomo che per primo ha collaudato le potenzialità della glasnost e ha aperto la strada al nuovo giornalismo critico, alle avanguardie della parola scritta. Sono loro i battitori liberi della squadra Gorbaciov, sono loro a raccogliere le funzioni altre volte suddivise in pattuglie più eterogenee di operatori culturali. Sono loro a drenare una vasta corrente d'opinione assetata d'Urss. Emanuele Novazio Bandiere con falce e martello sventolano sui balconi dei palazzi romani per salutare l'arrivo di Gorbaciov nella capitale