«Praga deve rinnegare il comunismo»

«Praga deve rinnegare il comunismo» L'opposizione chiede al primo ministro l'adesione di principio a un manifesto programmatico «Praga deve rinnegare il comunismo» Rivolta contro i privilegi: chiusigli ospedali per dirigenti Adesso la «riabilitazione» della Primavera sembra più virine PRAGA DAL NOSTRO INVIATO Ad un regime in ginocchio che continua ad offrire teste, l'opposizione prima ha mostrato i muscoli, con lo sciopero generale del pomeriggio, poi in serata ha offerto un armistizio a condizioni durissime: le manifestazioni cesseranno e potrà iniziare il negoziato soltanto se nell'incontro di oggi il primo ministro Adamec darà la sua adesione di principio ad un Manifesto in sette punti, intitolato «Ciò che vogliamo». Prevede di cancellare 40 anni di socialismo reale e di rifondare la democrazia e lo Stato di diritto nella tradizione della prima Repubblica. Nel caso che Adamec esitasse a firmare quest'atto di capitolazione, l'opposizione chiederà anche la sua testa e tornerà in massa nelle piazze. Il successo dello sciopero generale ha autorizzato i 300 mila di Piazza San Venceslao a lanciare il nuovo e forse definitivo diktat. Bloccando per due ore i grandi complessi industriali, una parte considerevole della classe operaia ha abrogato il patto imposto dal partito comunista: le migliori condizioni di vita dell'Est in cambio della non belligeranza con il peggior regime dell'Europa Orientale, Romania a parte. Nel nono quartiere di Praga ventimila operai hanno chiesto le dimissioni anche dei quadri brezneviani di livello medio e basso. Nelle grandi città, cortei e striscioni hanno messo in scena la rivolta contro la Nuova Classe, il ceto degli apparateik di partito; impaurito, il regime ieri si è precipitato ad annunciare l'abolizione dei sanops. gli ospedali riservati alla Nomenklatura, gli unici a disporre di attrezzature e medicinali importati dall'Ovest. Così l'opposizione si presenta alla riunione odierna con Adamec nella certezza che il primo ministro dovrà accettare le condizioni imposte e così potrà avere inizio il negoziato. «Non faremo un solo passo indietro, un solo compromesso, e se qualcuno cercherà di imbrogliarci torneremo di nuovo qui», ha giurato ieri sera il Fo¬ rum, l'organismo che coordina la rivolta di Praga, accomiatandosi dai trecentomila di San Venceslao dopo 11 giorni consecutivi di dimostrazioni. Nel concreto, il nodo vero so no le libere elezioni. In questi giorni il partito ha ripetuto i segnali di disponibilità; da ultimo il primo segretario slovacco, Janak, ha dato il suo assenso in un incontro ieri con l'opposizione. Tuttavia il regime sembra cercare una sorta di «compromesso polacco», per garantirsi un certo numero di seggi. Il possibile meccanismo ò stato riproposto ieri dal numero uno del pei cecoslovacco, Urbanek. Si tratterebbe di creare all'interno del Fronte Nazionale, l'organismo delegato a nominare i candidati all'elezione, «un raggruppamento su basi di pari dignità tra i partiti, le organizzazioni di massa e gli organismi sociali che sono per il socialismo» (sotto l'ultima dizione rientra anche il Forum, fa capire Urbanek nel suo discorso, pubblicato ieri sul Rude Pravo); il negoziato all'interno di questa specie di «Costituente per le elezioni» potrebbe dare al pc la possibilità di riservarsi una quota di seggi. Per ingraziarsi l'opposizione ieri Adamec ha promesso la liberazione degli altri diciotto detenuti politici ancora in carcere e il Comitato Centrale ha di nuovo messo in moto la ghigliottina. Zavadil e Lenart, due «falchi» legati all'intervento sovietico del '68, sono stati estromessi dal Politburo; così anche Stcpan, per altro già «dimissionato» dal pc di Praga. L'opposizione ora partita chiedendo otto teste: in totale ne ha ottenute una in più (la nona, Lenart, e un omaggio a Dubcek). Del vecchio Politburo sopravvivono solo tre su tredici. Mosca applaude, confermando che Gorbaciov non è estraneo alla decapitazione del vertice cecoslovacco insediato da Breznev: è stato chiuso un capitolo iniziato nel '68, scrive la Pravda, molto critica verso i detronizzati. La «riabilitazione» della Primavera di Praga potrebbe essere imminente. Si è dimesso anche il diretto¬ re della tv, e persino la testa di Adamec non è molto salda. Ieri piazza San Venceslao ha indicate a furor di popolo il Primo ministro gradito dal Paese: l'accademico Komarck, presidente dell'Istituto per le previsioni economiche. Komarek si è presentato cosi alla folla: «Nel Paese c'è una nuova situazione storica, con la quale il potere pensa di poter venire a compromessi: ma con la storia non si possono fare compromessi. In questi mesi dovremo discutere le riforme, sarà una grande scuola di democrazia. Ma intanto serve un governo di coalizione affidato a persone di grandi capacità». Guido Rampoldi Segni di vittoria e slogan che invocano libertà: ieri a Praga la gente è stata protagonista d'un'altra giornata storica.

Luoghi citati: Europa Orientale, Mosca, Praga, Romania