Il Consiglio di Stato autorizza il chador a scuola di Enrico Singer
Il Consiglio di Stato autorizza il chador a scuola Ma in Francia crescono i sentimenti anti-islamici: il Fronte Nazionale vince la consultazione elettorale nel Midi Il Consiglio di Stato autorizza il chador a scuola «Sì al velo purché non sia un mezzo di proselitismo o di provocazione» PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il «velo islamico» non sarà bandito dalle aule delle scuole francesi, ma potrà essere «regolamentato». La sentenza del Consiglio di Stato al quale il ministro dell'Istruzione si era rivolto per dirimere una polemica che divampa ormai da due mesi — è arrivata ieri pomeriggio. E ha rispettato le previsioni. Per i «saggi» di Palais Royal i segni esteriori di una fede religiosa non sono incompatibili con quel principio di laicità che la Costituzione francese vuole garantire al mondo dell'insegnamento. Ma con un limite: «I segni di appartenenza ad un credo religioso devono rimanere nell'ambito dell'esercizio della libertà di espressione» e non devono diventare «atto di provocazione, di proselitismo o di propaganda». Il verdetto del Consiglio di Stato ricalca la posizione che aveva già espresso il ministro Lionel Jospin. Il 25 ottobre, quando la polemica era al suo massimo, il responsabile socialista dell'Education Nationalc aveva detto in Parlamento che la scuola doveva «accettare» quelle giovani musulmane che si erano presentate in classe con la testa coperta, come prescrive il Corano. Anche se si era personalmente pronunciato contro le possibili manovre degli integralisti islamici che cominciano a fare breccia nella numerosa comunità musulmana (sei milioni di persone) che vive in Francia. Per Jospin, insomma, non potevano esserci «esclusioni di principio», ma una certa dose di «vigilanza» e un esame «caso per caso» potevano essere legittimi. In base alla sentenza della più alta magistratura amministrativa dello Stato — che, tuttavia, non ha forza di legge — la «vigilanza» dovrà essere svolta dalle autorità scolastiche che potranno giudicare, di volta in volta, se «l'esibizione di un segno esteriore di appartenenza ad una fede religiosa» non si trasformi in «un attentato al rispetto del pluralismo e della libertà degli altri». La posizione del ministro non aveva calmato la polemica. Ed è facile prevedere che anche il verdetto del Consiglio di Stato non avrà il potere di chiudere un caso che ha scavato nell'opinione pubblica un fossato profondo che supera la vicenda del «foulard islamique» per investire tutto il problema dell'immigrazione, il più delicato tra quelli che sta vivendo la società francese. La storia di Fatima, Leila e Samira — ragazze di 13, 14 e 15 anni — che il 4 ottobre scorso furono rispedite a casa dal preside di una scuola di Creil, nell'Oise, perché non volevano togliere in classe il «velo islamico», ha innescato una reazione a catena di manifestazioni, di confronti televisivi, di prese di posizione politiche. E ha finito per dominare la campagna elettorale per un voto parziale (due seggi in Parlamento e tre consigli comunali) che, domenica, ha riportato alle urne gli abitanti di Dreux, di una circoscrizione di Marsiglia e di tre centri minori del Sud della Francia. E' un'elezione che ha marcato il successo dell'ultra-destra di Jean-Marie Le Pen. Il candidato del Fronte Nazionale è arrivato in testa (42 per cento dei voti) a Dreux e secondo a Marsiglia (33 per cento). Anche se si tratta di due circoscrizioni tradizionalmente conservatrici e se sarà necessario un ballottaggio per l'assegnazione dei seggi. il risultato è clamoroso. Nemmeno Le Pen aveva previsto una simile valanga di voti. E il primo ministro socialista, Michel Rocard, ha espresso la sua «profonda inquietudine» di fronte ad un segnale «legato ai problemi dell'immigrazione e dell'integrazione che a questo punto richiedono risposte urgenti e rigorose». Enrico Singer
Persone citate: Jospin, Le Pen, Lionel Jospin, Michel Rocard
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