L'ultima lettera: «Non parlate male di lei»

L'ultima lettera: «Non parlate male di lei» Ritrovato il corpo grazie alle sue indicazioni; lo psichiatra: «Era una persona isolata che stava cercando aiuto» L'ultima lettera: «Non parlate male di lei» Suicida nel Tartaro l'uomo che aveva ucciso a Torino la sua compagna TORINO. L'hanno trovato. Il corpo di Mario Calami era proprio dove lui ha lasciato scritto: nel Tanaro, sotto la torre di Barbaresco, pochi chilometri da Alba, provincia di Cuneo. I carabinieri del nucleo sommozzatori di Genova l'hanno tirato su alle 11 di ieri mattina: morto affogato da quattro giorni, più di novanta ore in acqua. Da giovedì lo cercavano. Cosi s'è chiarito il mistero. Giovedì mattina alle 5 meno un quarto, il commercialista quarantenne Mario Calami ha ucciso la sua compagna, Mara Candelieri, di otto anni più giovane, con due colpi di pistola: l'ha lasciata in camera dia letto, nell'alloggio della donna in corso Montecucco, con un mazzo di fiori accanto al corpo e una lettera sul comodino. Poi ha compiuto una lunga serie di gesti e, alle 5 meno un quarto del pomeriggio («la stessa ora di Mara, adèsso tocca a me»), l'ha fat¬ ta finita: nel posto dov'era nato e cresciuto. Per gli investigatori il caso è chiuso: l'assassino, reo confesso, è morto. Resta la vicenda umana. Restano le ultime dodici ore d'un uomo disperato, «una persona isolata, che ha lasciato quattro lettere come estremo grido d'aiuto» dice il neuropsichiatra, professor Anselmo Zanalda. Quelle ultime dodici ore vale la pena di ricostruirle. Forse proprio lui, Mario Calami, adesso lo vorrebbe: ragioniere, meticoloso, ha annotato ogni azione. Le quattro lettere hanno scandito ogni suo gesto. S'è preoccupato di lasciare parole di conforto alla madre e parole d'incoraggiamento ai compagni di lavoro. Ha anche scritto a La Stampa: una raccomandata spedita dall'ufficio postale di Treiso d'Alba, il paese in mezzo ai vigneti dov'era di casa fin da bambino (l'impiegato allo sportello: «Sì, l'ho notato, mi è parso un uomo tranquillo, normale»). «La mia unica preoccupazione — si legge nella lettera scritta a mano, con grafia chiara e sicura, su un foglio protocollo a righe — è che qualcuno parli male di Mara. Vi prego scrivetene bene: era la più cara, buona ed onesta ragazza. Il disonesto sono stato io che l'ho sempre illusa, facendole credere che ero migliore (molto migliore) di quello che ero». Poi, l'ultima indicazione: «Il mio corpo, se non lo avete ancora trovato, lo troverete nel Tanaro, nei pressi della diga che c'è sotto la torre di Barbaresco». Un movente per questo «suicidio allargato»? Nessuno lo cercherà più: non serve istruire un processo, non serve attribuire responsabilità che ormai sono chiare. Non serve nemmeno scavare in due esistenze che sino a ieri sembravano normali. E poi, due spiegazioni sono state fornite proprio da Calami nell'ultima lettera, la meno lucida: difficoltà economiche, e un male incurabile della ragazza. La prima è considerata attendibile: «So che aveva gravi problemi finanziari, molti interessi in giro da mettere a posto», conferma un amico. La polizia parla di «débiti». La seconda ipotesi è invece improbabile. Forse una giustificazione in extremis per quel gesto che ora, con la paura di farla finita, si faceva troppo pesante da sopportare. Il professor Zanalda: «Questo non è un suicidio d'impeto, l'uomo non s'è ucciso subito dopo aver sparato alla sua compagna. Qui c'è stata "ruminazione": il commercialista ha dovuto superare la difficoltà dell'istinto di vita, che è sempre molto forte». Gli investigatori, tra mille dubbi e con molta incertezza, hanno disegnato però anche una terza possibilità: il commercialista avrebbe potuto uccidere per gelosia. Dal 1985, infatti, Mara frequentava un funzionario di banca, 36 anni come lei. E sembra abbia detto proprio a Calami di volerlo sposare, entro pochi mesi. Una confidenza sintomo di grande amicizia, ma forse anche un indizio: la ragazza voleva troncare i rapporti col compagno degli ultimi 18 anni di vita? Calami s'è sentito tradito, offeso anche da lei in questo mondo già tanto nemico? Nessuno può dirlo. Si sa, oggi, che il commercialista torinese era un uomo disperato e solo. Il professor Zanalda parla di «estremo grido d'aiuto». Nessuno è riuscito a sentirlo. Angelo Conti Eva Ferrerò ALTRI SERVIZI IN CRONACA

Persone citate: Angelo Conti Eva, Anselmo Zanalda, Mara Candelieri, Mario Calami, Tartaro, Zanalda

Luoghi citati: Barbaresco, Cuneo, Genova, Mara, Torino, Treiso D'alba