E dopo la Primavera, 21 anni d'inverno di Enrico Benedetto

E dopo la Primavera, 21 anni d'inverno E dopo la Primavera, 21 anni d'inverno Società, economia, ambiente: un degrado firmato Breznev Buio a mezzogiorno. Per 21 anni e 95 giorni l'«inverno praghese» ha gelato vita, speranze, aspirazioni di un popolo. Spariti i panzer russi, il dopo-invasione più che un ritorno a Stalin è un ritorno al funambolico, paradossale universo di Kafka Dubcek non languisce nelle carceri brezneviane ma — quasi percorrendo a ritroso il Processo — viene detronizzato per gradi, con studiata lentezza: lascia il governo ma resta segretario del pc, poi gli tolgono il partito, quindi l'immunità diplomatica (era ambasciatore in Turchia), l'onore, il lavoro intellettuale. Qualche anno più tardi, il successore Husak potrà rispondere, in un'intervista: «Al compagno Dubcek abbiamo assegnato mansioni di rimboschimento». L'ex segretario fa la guardia forestale, qualche ministro il muratore, più d'un intellettuale l'elettricista mentre al Castello regnano i nuovi signori della Guerra Fredda. Sopra tutti, Husak, una vittima dello stalinismo (ergastolano per «delitti contro lo Stato», ebbe la grazia nti primi Anni Sessanta) disinvoltamente riassunto come carnefice. L'epurazione seguita all'intervento di Mosca provoca 600 mila vittime nel partito. La orchestra in prima persona Jakes, che nell'87 Gorbaciov ripescherà come un jolly riformista per silurare la gestione Husak. Il Cremlino cura la regia. Nel '70 viene firmato un «accordo di cooperazione» fra i due Paesi, valido fino al Duemila. Non enuncia esplicitamente la Dottrina Breznev, ma le fa da corollario. Quella cecoslovacca diviene un'economia «a sovranità limitata». Mosca si candida quale unico partner, o quasi. Da Praga compra tutto e a scatola chiusa: locomotive, motori Skoda, acciaio, macchine per cucire. Non potendo offrire Cir- censes, l'Urss dispensa Panem Nel triennio '71-'74, Praga conosce l'effimera primavera consumista. Husak tenta la ricetta kadariana (un pallido benessere che risarcisca il popolo della quasi inesistente libertà), ma in cambio non ottiene la pace sociale. Gli osservatori occidentali valutano difatti il suo «zoccolo duro» in 200, 250 mila sostenitori al massimo su quindici milioni d'abitanti. li boom economico fittizio si esaurisce presto. Mosca, normalizzata la situazione politica, ora si accorge che da Praga giungono prodotti scadenti e inizia a rifiutarli. Le industrie boeme, morave, slovacche, rischiano il collasso. Non solo: una scriteriata politica industriale uccide le falde acquifere e la millenaria selva boema. Le sorgenti della Moldava cantate da Bedrich Smelami sono ridotte a fetido acqui¬ trino, un albero su due rischia la morte da pioggia acida, i gas tossici fanno ammalare di «lebbra» case, monumenti, anche il Ponte Carlo. Per uscire dalla crisi, la dirigenza vara quello che fu definito «thatcherismo rosso», il primo modello est-europeo apertamente meritocratico Ma si ossida presto, sabotato dai lavoratori La popolazione, come il buon soldato Svejk, non osa ribellarsi, però neppure colla- Ooru. 11 pc, a mici vaiti icgGiSn, fa retate fra gli «agenti dell'imperialismo» Ci cadono scrittori fuorilegge come Havel, uomini della Primavera, e anche cattolici: in un regime che nel dopoguerra giunse a proclamare «sacerdoti» (filogovernativi) alcune donne perché i titolari delle parrocchie erano in carcere o deportati, anche la fede è sospetta. Quando, il 6 gennaio '77, Vaclav Havel viene fermato con una petizione libertaria alle autorità, sottoscritta da 243 cittadini (con il tempo diverranno oltre tremila), il dissenso ha già trovalo un primo canale. I «chartisti» per anni rimangono tuttavia minoranza sparuta, esposta a vessazioni o arbitrii. Regnino Bilak, Adamek, Strougal, Jakes, e comunque oscilli il pendolo dell'«amicizia» russo ceka, la repressione li perseguita inesorabilmente. S'infittisce ancora quando gli oppositori rivendicano alla Primavera la paternità del riformismo gorbacioviano. La leadership di Praga arretra sgomenta solo quando Gorbaciov le propone esplicitamente una terapia a base di perestrojka: Jakes deve febbrilmente esumare il cadavere della Riforma, negando d'averlo mai sotterrato. Ma, almeno a lui, il doppio salto mortale non riesce. Enrico Benedetto

Luoghi citati: Mosca, Praga, Turchia, Urss