Vìa gli uomini della repressione

Via gli uomini della repressione Decapitata la nomenklatura cecoslovacca: anche il premier Adamec è dimissionario Via gli uomini della repressione gp Urbanek invoca il dialogo con i «non socialisti» PRAGA DAL NOSTRO INVIATO In una notte e un giorno la Cecoslovacchia è cambiata. Il Comitato Centrale comunista ha consegnato all'opposizione sei delle otto teste richieste, una settima è stata tagliata in mattinata dai quadri del pc di Praga, l'ottava traballa. La nomenklatura politica è stata decapitata e una raffica di dimissioni dai massimi ruoli istituzionali è seguita e seguirà. Il capo del governo, dimissionario, ha chiesto al capo dello Stato, dimissionabile a breve, di procedere con urgenza per la formazione di un governo di coalizione aperto ai quattro partiti ex satelliti, uno dei quali, il socialista, ha sposato le richieste dell'opposizione. E' stata decisa la scarcerazione dei detenuti politici: dovrebbe avvenire in queste ore. E il nuovo segretario del partito comunista, Urbanek, ha offerto all'opposizione l'immediato avvio di un negoziato, e, soprattutto, ha promesso libere elezioni. Una dittatura in ginocchio si piega al diktat del Paese. Ma l'opposizione ancora non si fida dell'indecifrato uomo senza storia che da ieri guida il pc. E per imporre al regime l'harakiri si affida allo sciopero generale di domani. Sarà «un referendum» sul sistema a partito unico, proclama Vaclav Havel davanti ai 500 mila riuniti ieri pomeriggio in uno spazio simboli¬ co, i «Giardini Stalin», una grande distesa tra il ministero dell'Interno e la sede della presidenza dello Stato. Il boato che saluta questa sfida non lascia dubbi su chi sarà il vincitore. Per tutta la giornata ii pc ha cercato di scongiurare la prova di forza dello sciopero generale inviando all'opposizione messaggi di crescente disponibilità. L'ultimo ambasciatore è stato il grasso Mohorita. Si è presentato sul palco dei «Giardini Stalin», ha pagato con una salva di fischi un prezzo inevitabile e poi ha annunciato gongolante dai microfoni che il ministro degli Interni si era dimesso. Poi ha bisbigliato a Havel e a Dubcek, con lui sul palco, che il Comitato Centrale voleva incontrare subito il Forum, l'organismo che coordina l'opposizione. Pochi minuti dopo Havel ha annunciato ai 500 mila che la richiesta era stata respinta: la controparte non era di livello sufficientemente alto e non accettava che l'incontro si svolgesse di fronte alle telecamere, cioè davanti a 15 milioni di cecoslovacchi. In realtà l'opposizione vuole scegliersi anche l'interlocutore: il primo ministro Adamec, da ieri dimissionario insieme al governo federale e ai governi ceko e slovacco. E' rimasto anch'egli vittima della notte dei lunghi coltelli, le 16 ore nelle quali il Comitato Centrale ha deciso l'estromissione dal Politburo di tutto il vertice coinvol- to nell'invasione del 1968: il Capo dello Stato, Husak; il primo segretario, Jakes; il responsabile per l'ideologia, Fqjtik; il presidente del Parlamento, Indra; il capo del governo ceko, Pitra. Per quanto Husak, Pitra e India conservino di diritto il Ìiosto nel Politburo in virtù del e cariche istituzionali, le loro dimissioni dai posti di potere che occupano sono considerate inevitabili. Il programma affidato ad Urbanek dal Comitato Centrale, dopo un mea culpa collettivo, contiene tuttavia grandi aperture, almeno sulla carta. Il testo afferma infatti la volontà di avviare un dialogo con tutti, dunque anche con forze «non socialiste». Ammette che il brutale intervento della polizia contro gli studenti, venerdì notte, è stato «un errore». Dichiara l'intenzione, seppure con una terminologia ambigua, di creare una specie di «Costituente per le elezioni», destinata ad accogliere «corpi rappresentativi»: senza che però sia chiaro se lo sbocco sarebbe il pluripartitismo o piuttosto il «pluralismo socialista» di stile gorbacioviano. Infine ci si appella anche alla Milizia Popolare, l'organizzazione paramilitare controllata dai «falchi», perché si astenga dall'intervenire. E' il segnale che il partito ha scartato la suggestione del putsch. Guido Rampoldi Mi MÉsL^Fn 0$ Un prete, tra i soldati, aiuta a contenere la folla mentre il cardinale Frantisele arriva per la messa nella cattedrale di Praga

Luoghi citati: Cecoslovacchia, India, Praga