«Non tollero i diktat di Bonn»

«Non tollero i diktat di Bonn» Egon Krenz esclude la riunificazione e annuncia libere elezioni forse entro il 1990 «Non tollero i diktat di Bonn» «Il Muro di Berlino resterà in piedi» BERLINO EST NOSTRO SERVIZIO Egon Krenz ha dichiarato l'altro ieri l'adesione senza riserve della Repubblica Democratica Tedesca al socialismo, ridimensionando le speranze tedescooccidentali di un completo smantellamento del Muro di Berlino. In una lunga intervista concessa al «Financial Times», il leader della Germania Est ha dichiarato che è improbabile che le previste libere elezioni abbiano luogo prima della fine del '90: è la prima volta che Krenz indica una data per queste consultazioni di stile occidentale. Sebbene abbia parlato della Repubblica Democratica come di un Paese che «sta imparando» dal capitalismo «nonostante tutte le sue imperfezioni», Krenz ha criticato apertamente le pressioni esercitate dalla Germania Ovest perché la Repubblica Democratica adotti riforme economiche di mercato in cambio di massicci aiuti. E ha dichiarato: «Non riesco ad immaginare che la Germania Est diventi un Paese capitali sta». Krenz ha anche smentito recisamente quelle voci secondo j cui sarebbe costretto ad abbondanare il potere tra breve. In carica da metà del mese scorso, dopo le dimissioni forzate di Erich Honeckcr, Krenz ha assi curato: «Non ho accettato que sto incarico per rinunciarci». E ha aggiunto che è certo di slare al suo posto anche dopo il congresso straordinario del partito, indetto per méta dicembre. Ma ha ammesso che. a causa dell'insoddisfazione che serpeggia tra i membri del partito, il mandato alla maggioranza dei componenti del comitato centrale della Sed non verrà rinnovato. Intervallando le sue osservazioni con lampi d'ironia, il leader tedesco-orientale ha acconsentito a parlare anche della sua impopolarità in Germania Est: «Non posso ordinare a nessuno di avere un buon rapporto con me». Krenz ha concesso l'intervista nel suo ufficio al quartier generale della Sed di Berlino Est, un palazzo massiccio che prima della seconda guerra mondiale ospitava la Banca centrale tedesca, la Reichsbank. L'austerità del suo ufficio è mitigata solo da un ritratto di Lenin, da un arazzo di stile astratto che raffigura una vista di Berlino Est e da due grandi lampadari. Il leader tedesco-orientale ha spiegato che la decisione di aprire la Porta di Brandeburgo, di cui si ò parlato molto nel corso dell'ultima settimana, dipende dalla disponibilità della Repubblica Federale e di Berlino Ovest ad offrire una maggiore «cooperazione». Ha spiegato: «Al momento, non pensiamo di aprirla. Se la apriremo e quando la apriremo, non dipende da noi ma da chi sta dall'altra parte». Krenz ha poi sottolineato l'interesse del suo Paese per la possibilità di aderire alla Comunità Economica Europea. Sebbene si tratti di «un problema difficile da affrontare in questo momento», ha definito l'appartenenza alla Cee come «una questione che si inserisce in un contesto storico che coinvolge i destini di quella casa europea comune che tutti noi vogliamo costruire». Nonostante l'apertura delle frontiere tedesco-orientali, Krenz ha detto che il Muro di Berlino continuerà a esistere per impedire che i due Stati tedeschi si uniscano. «La dissoluzione del confine potrebbe alimentare i progetti di riunificazione, ma nella situazione attuale l'esistenza di due Stati tedeschi è una garanzia di stabilità e pace in Europa». Ma in un'affascinante anticipazione delle possibili prospet¬ tive sulla riunificazione, Krenz ha detto che l'unione della Germania potrebbe diventare possibile in futuro. La Repubblica Democratica e la Repubblica Federale potrebbero infatti dare vita a una forma di confederazione, nel caso che la Nato e il Patto di Varsavia venissero disciolti. Ha spiegato Krenz: «Al momento, la questione della riunificazione non fa parte dei nostri programmi perché cambierebbe totalmente i rapporti di forza in Europa. Ma, in relazione alla costruzione di una comune casa europea, penso che dobbiamo aspettare e osservare gli sviluppi della situazione tedesca». Krenz ha imputato la crisi economica tedesco-orientale alle «deformazioni» provocate dall'adesione al «sistema amministrativo» ereditato dal «passato stalinista». E ha aggiunto: «Siamo pronti ad accettare consigli su come rendere il nostro Stato più efficiente e attraente. Ma non siamo disposti a subire le condizioni imposte da altri Paesi, soprattutto dalla Repubblica Federale. Stiamo cercando la nostra via di sviluppo e la cerchiamo nel socialismo». Krenz, che in passato faceva parte del Politburo in qualità di responsabile della sicurezza, ha definito «fantastici» i gruppi di protesta che si sono rovesciati nelle strade quest'autunno per chiedere l'introduzione delle riforme. Ha sottolineato l'assenza di violenza delle manifestazioni, dal momento in cui le forze di sicurezza hanno interrotto la brutale soppressione delle dimostrazioni. Comunque, ha ammonito: «Bisogna rendersi conto che ogni grande dimostrazione, anche se pacifica, presenta dei rischi. Non si può mai sapere se si sono infiltrati gruppi di provocatori che cercano di spingere le proteste verso obiettivi che non sono quelli dei manifestanti». Usile Collit Copyright «Financial Timese per l'Italia «La Stampa» Egon Krenz