Americano e siriana, nozze proibite

Americano e siriana, nozze proibite Musicista e colf che vivono a Padova, anche la Procura dice no: manca il nullaosta Americano e siriana, nozze proibite I consolati pongono il veto: «Ostilità tra i due governi» PADOVA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Cercano disperatamente di sposarsi, ma non possono. Ufficiai mente perché manca un pezzo di carta, ma in realtà, a quanto sembra, perché queste nozze non piacciono ai governi di due Paesi ostili come la Siria e gli Stati Uniti. I «promessi sposi» sono infatti entrambi stranieri: lei è di origine armena ma arriva da Aleppo, lui da Crossville. nel Tennessee. I loro destini si sono incrociati a Rubano, un paese a due passi da Padova dove lei — Marcii Ohanian, di 26 anni — ha trovato lavoro come colf. Lui, Bruce Aaron Neely, 44 anni, fa invece il musicista. Due anni fa si sono conosciuti ad una festa di paese, hanno cominciato a frequentarsi e, nell'estate del 1988, hanno deciso di mettere su casa e di sposarsi con rito civile. Ma a distanza di 15 mesi, non possono ancora j considerarsi marito e moglie. Ad impedire formalmente il | matrimonio di Maren e Bruce è i un nullaosta che dovrebbe es- ■ sere concesso dai consolati geI nerali dei rispettivi Paesi. E' ■ una procedura imposta dall'ari ticolo 116 del codice civile per i I matrimoni fra stranieri. Il divieto vero e proprio non c'è mai stato finora, ma, nonostante sia passato più di un anno, dai consolati generali di Siria e Stati Uniti a Roma non è ancora arrivato quel sospirato nullaosta. Quindi il matrimonio non si può fare. «In genere — dice Marco Paggi, 1 avvocato della Cgil di Padova alla quale i due si sono rivolti — il silenzio va interpretato come un rifiuto. Per questo abbiamo mandato diffide agli uffici consolari in questione. Nessuna risposta». La mancanza del nullaosta è come una specie di abisso che separa i destini di Maren e Bruce. Una circolare emanata nel 1987 dal nostro ministero di Grazia e Giustizia blocca ogni strada alternativa, dal momento che «il nullaosta rilasciato dalle autorità straniere non può essere sostituito in alcun modo o forma». Gli «aspiranti sposi», assistiti dal loro legale, qualche tentativo di aggirare l'ostacolo lo hanno fatto. Hanno diffidato il Comune di Rubano, dove vorrebbero sposarsi, dal non esporre le pubblicazioni matrimoniali. Ma è stato un buco nell'acqua: «Senza nullaosta niente da fare». Allora è stata la volta dell'atto notorio, bocciato però dal pretore. Maren e Bruce si sono presentati in aula insieme a cinque persone che hanno «garantito» per loro, sulla loro reale identità, sul fatto che non avessero contratto precedenti matrimoni. Una procedura consueta, ma che in questo caso non ha funzionato sempre per la mancanza di quel certificato consolare. Un ultimo tentativo di sbloccare la situazione è di questi giorni. L'avvocato Paggi ha chiesto un parere al procuratore della Repubblica di Padova, Marcello Torregrossa. Ma anche l'alto magistrato, citando la circolare del ministero di Grazia e Giustizia, ha detto di non poter fare nulla. Adesso il legale di Maren e Bruce ha deciso di presentare un ricórso al tribunale di Padova nella speranza di un pronunciamento favorevole. «Questa è una palese violazione della convenzione europea sui diritti dell'uomo firmata a Roma nel 1950 e che obbliga l'Italia a favorire il matrimonio anche nel caso di persone straniere». Così, se dovesse arrivare un altro no, sarà presentato un secondo ricorso alla Corte di Giustizia europea. Antonello Francica