E Tuti scrive «le mie prigioni»

E Tuti scrive «le mie prigioni» Il terrorista nero, condannato a due ergastoli, in carcere fa il drammaturgo E Tuti scrive «le mie prigioni» La sua opera prima, «Amore sbarrato», racconta i sentimenti negati dalla reclusione Alla rappresentazione nel penitenziario a Voghera era presente anche Nicolò Amato VOGHERA. Mario Tuti ci riprova con la cultura. Carcerato, dopo la rivolta di Porto Azzurro c il recentu sciopero della fame, ma non rassegnato, il «geometra nero» si presenta ora nell'inedita e più gratificante veste di autore teatrale. Il terrorista di destra, condannato a due ergastoli, un passato di delitti, attentati e stragi, ha scritto i testi di «Amore sbarrato», un atto unico sul tema dei sentimenti negali dalla reclusione, che è stato rappresentato ieri nel carcere di massima sicurezza di Medassino, davanti a un pubblico dove convivevano serenamente Nicolò Amato, direttore generale degli istituti di pena, e Pietro Cavallero, 61 anni, un passato di bandito e un presente di volontario, in regime di semilibertà, del Sermig, un'associazione che si occupa di assistenza ai detenuti. Clima rilassato, sorrisi, fiori per le signore, molte dichiarazioni di apprezzamento reciproco da tutti, e alla fine foto di gruppo con gli attori del «Magopovero» di Asti e l'operatrice culturale del carcere, Alessandra Genola, che hanno fornito la consulenza artistica durante il laboratorio teatrale di preparazione, durato otto mesi. Se non fosse stato per il contesto, avrebbe potuto essere una «matinée» qualsiasi. Da non riconoscerlo il carcere di Medassino, che Amato stesso ha detto essere stato finora considerato «simbolo di durezza e di chiusura» e dove Michele Sindona morì avvelenato da un caffè. Non mancavano i parenti. La madre di Tuti, Ester Mantini, giunta apposta da Empoli e contenta perché in questi giorni ha potuto avere ben due colloqui con l'unico figlio. Ma anche la madre e la figlia di Vincenzo Andraous, 35 anni, ergastolano, coinvolto nel delitto Turalelio e nel processo Epaminonda, e ora, insieme ad Andrea Russo, Antonio Rossi e Claudio Derisio, componente del coro di ispirazione classica che accompagnava i due protagonisti della rappresentazione, Santo Tucci e Daniele Lattanzio. Lo spettacolo. «Amore sbarrato» è un testo lirico, a volte enfatico, ricco di citazioni, dal Vangelo, a Nietsche, ai cantautori, Roberto Vecchioni e Fabrizio De André, sull'impossibilità dell'amore in carcere. Non a caso gli attori-detenuti lo hanno dedicato alle «donne di Torino», otto carcerate e due vigilataci che il 4 giugno erano morte alle «Vallette» nel rogo appiccato, per errore, da due gitane che, con alcune torce, cercavano di comunicare da una finestra con gli ospiti della sezione maschile. Belle le musiche, curate da Davide Lattanzio, con Roberto Sulas e Pier Luigi Re: una nostalgica colonna sonora Anni '70, con brani dei Pink Floyd, di Lucio Battisti, Francesco De Gregori e le mitiche «Tubolar Bells» di Mike Oldfield. Uno spettacolo quieto, raccolto, adatto all'atmosfera di riconciliazione che regnava nel carcere. Non è mancato neppure un breve scambio di battute, ac¬ compagnato da una stretta di mano, tra Amato e Tuti, che ha confessato di non avere dormito per l'emozione la notte precedente lo spettacolo, «mentre a Porto Azzurro, (durante la rivolta) dormivo tranquillamente le mie tre ore per notte». «Ma lì facevate i turni», ha replicato Amato, che alla fine ha promesso collaborazione e aiuto a chi vuole davvero redimersi. «L'amministrazione carceraria — ha detto alla fine della rappresentazione Amato — è disponibile a collaborare perché momenti come questo si ripetano. Bisogna lavorare insieme per l'integrazione, perché il carcere non sia violenza». A Voghera si sono detti tutti disponibili, soprattutto i partecipanti al laboratorio che promettono altre iniziative teatrali e persino una rassegna. Tuti, il quale con inconsueta modestia ha detto che il lavoro è frutto di «una collaborazione comune», ha già pronti altri testi. Caria Raschia

Luoghi citati: Asti, Empoli, Porto Azzurro, Torino, Voghera