Sulla legge antidroga non c'è accordo nella maggioranza di Liliana Madeo
Sulla legge antidroga non c'è accordo nella maggioranza La sinistra de contro le sanzioni Sulla legge antidroga non c'è accordo nella maggioranza ROMA. Riunioni di maggioranza, conferenze dei capigruppo: mentre al Senato nasce la legge antidroga, si infittisce — nelle aulette di Palazzo Madama — il dibattito fra i partiti di governo. Poche decine di senatori sono presenti in aula. Tutta la discussione dovrebbe concludersi entro il 6 dicembre. Più di cento gli emendamenti presentati, e il termine scade martedì. Nonostante questo grande intreccio di iniziative per trovare un'intesa almeno fra le forze di maggioranza, l'accordo sembra ancora lontano. Non c'è neppure in casa de. Il senatore Cab ras, della sinistra democristiana, dice: «Una legge come questa, se non ha le risorse e gli operatori adeguati, da inutile rischia di diventare dannosa. Da parte mia, lo ripeto, c'è una pregiudiziale di fondo contro la filosofia che riporta alla dimensione sanitaria e giudiziaria un problema affrontabile in altra sede, con il recupero dell'affettività, l'integrazione sociale del tossicodipendente. Cabras, insieme con i senatori Rosati e Granelli, annuncia dieci emendamenti al testo governativo. In pratica i tre parlamentari de dicono no alla possibilità che prefetto o pretore possono infliggere sanzioni al tossicodipendente, no alla terapia coatta, no al concetto della droga giornaliera. «La dissuasione a drogarsi — dice Rosati — non deve venire dalla minaccia di sanzioni animimistrative o penali». Dei loro emendamenti quello che più fortemente contrasta con il testo varato dal governo è questo: in alternativa a ogni pena da infliggere al tossicodipendente, si chiede che questi venga indirizzato al servizio pubblico cui spetterà predisporre e attuare un programma personalizzato di recupero senza altri vincoli. Poi: un assegno per le famiglie che abbiano un tossicodipendente in casa e diritto ad aspettativa non retribuita per chi assiste un familiare con problemi di droga. Il presidente dei senatori democristiani, Mancino, commenta: «Veramente avrebbero dovuto chiedere la mia autorizzazione, per presentare questi emendamenti». Poi ammette: «Io non ho mai nascosto le mie perplessità sulla natura penale delle sanzioni». S'infila quindi nella saletta dove ha luogo il vertice di maggioranza. Ne esce frettoloso il presidente del gruppo psi, Fabbri. Anticipa: «C'è una proposta pli perche solo il prefetto sia competente ad erogare sanzioni, mentre ora, dopo due recidive, si prevede che intervenga il pretore. Noi socialisti, i repubblicani e il governo siamo contrarissimi». Arriva il vicepresidente de, Mazzola, e spiega: «Noi siamo disponibili». La riunione si protrae per ore. Rimane sospesa la questione del reinserìmento nel mondo del lavoro dei tossicodipendenti. L'idea non viene scartata, ma se ne riparlerà lunedì al prossimo vertice di maggioranza. Stessa sorte per i progetti sull'utilizzo dei soldi che la Finanziaria mette a disposizione. Un solo emendamento proposto dalla de raccoglie i consensi di tutti: non si awii neppure il procedimento penale davanti al pretore, nel caso in cui il tossicodipendente accetta di sottoporsi a terapia. Mancino sottolinea: «Significa trattare il tossicodipendente come una persona capace di recepire un messaggio». Liliana Madeo
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