Bush: «Qua la mano, Gorbaciov»

Bush: «Qua la mano, Gorbaciov» «Sono un suo sostenitore, ma a Malta non decideremo alle spalle dell'Europa» Bush: «Qua la mano, Gorbaciov» «In cambio, deve richiamare Cuba e Managua» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE A dieci giorni dai vertice di Malta, George Bush ha esortato Gorbaciov «a continuare il processo di riforma dell'Est europeo e a porre fine una volta per tutte alla guerra fredda», invitando l'Urss «a una nuova partnership con gli Stati Uniti, per formare un mondo nuovo, con una nuova Europa basata sulla democrazia». Rompendo il suo riserbo, Bush ha descritto l'imminente summit come uno spartiacque nei rapporti EstOvest, il momento in cui la Nato e il Patto di Varsavia fìsseranno per la prima volta una comune agenda di lavoro. Ma ha assicurato agli alleati che «da Malta non scaturiranno sorprese a loro danno»: «Gorbaciov e io non c'incontriamo per determinare il futuro dell'Europa — ha dichiarato —, questo 10 determineranno gli europei. Al ritorno da Malta passerò a Bruxelles; gli Stati Uniti resteranno in Europa finché gli alleati lo vorranno». Il Presidente ha lanciato la sfida del nuovo ordine europeo ai tre grandi interlocutori dell'America, Gorbaciov, i Paesi della Nato e quelli del Patto di Varsavia, dalla villa di Camp David, nei Maryland, dove si è recato per la Festa del Ringraziamento, e dove oggi riceverà 11 premier inglese, la signora Thatcher. Lo ha fatto nel discorso più aperturista verso l'Urss mai pronunciato, durante il quale ha dichiarato che «la perestrojka non ha nessun sostenitore più acceso di me», e in cui ha attinto liberamente alla celebre orazione del '60 di un altro leader britannico, Harold MacMillan, sul «vento dei cambiamenti» dell'epoca postbellica. Sebbene non abbia del tutto accantonato le sue riserve originarie — «l'Urss conserva un'enorme potenza militare» ha ammonito — Bush ha compiuto la sua scelta: «Porgo la mano a Gorbaciov — ha detto con slancio — perché mi aiuti ad abbattere le ultime barriere contro la libertà». Il messaggio di speranza di Bush sullo smantellamento dei due blocchi, il secondo da lui ri- volto alla nazione in diretta tv (il primo fu quello di settembre sulla droga) ha rafforzato la convinzione che il Presidente non si rechi a Malta a mani vuote. Bush non ne ha parlato apertamente, ma la sua insistenza sul disarmo e sulle consultazioni con la Nato è parsa la conferma che Usa e Urss preparino un parziale ritiro delle loro truppe dalle due Germanie. Il Presidente ha anche accennato a un baratto con Gorbaciov, «un dinamico architetto di riforme», sulle due sponde dell'Atlantico: l'assistenza tecnica e finanziaria americana all'economia sovietica in cambio del richiamo all'ordine di Cuba e del Nicaragua in Centro America da parte del Cremlino. Con l'eccezione delle crisi regionali causate dagli ultimi sussulti comunisti, ha osservato Bush, Gorbaciov ha risposto alle aspettative della Casa Bianca. L'improvvisa apertura di Bush, sino all'altro ieri estremamente cauto, era stata anticipata da una straordinaria immagine: quella del coro dell'Armata Rossa, con le bandierine Usa a stelle e strisce in mano, che gli cantava una canzone folcloristica americana sotto lo Studio ovale, nel giardino delle rose, alla sua partenza per Camp David. Ma Bush ha sorpreso anche le «colombe», accrescendo le aspettative del vertice, quando ha affermato che «la sicurezza dipende non dalla potenza bensì dalla fidu¬ cia» e che «l'America non è un'avversaria che cerca di trarre vantaggi dal gorbaciovismo». Le sue parole hanno chiarito il dibattito in corso sui tagli delle spese militari più drastici in tempo di pace, e avallato un sondaggio del «Washington Post» secondo cui il 60 per cento degli americani crede in Gorbaciov e il 58 ritiene che la guerra fredda stia finendo. Paradossalmente, molti democratici che l'avevano criticato per la sua riluttanza a scoprirsi nei confronti dell'Urss, si sono allarmati alla nuova disponibilità di Bush. In una intervista alla tv, uno dei loro astri nascenti, Charles Robb, genero del presidente Johnson, lo ha diffidato dal negoziare «sulle teste degli europei». Questa preoccupazione è condivisa dalla signora Thatcher, che oggi solleciterà il Presidente a non assumere impegni a Malta: il premier inglese teme che Bush si sia lasciato sedurre dalla «sirena Kohl», e voglia sostituire un rapporto speciale con la Germania a quello tradizionale con la Gran Bretagna. Bush ha infatti svelato di tenere sulla scrivania il pezzo del muro di Berlino donatogli l'altro ieri dal ministro degli Esteri tedesco occidentale Genscher. Ma una grande omissione nel suo discorso vanifica i timori: Bush non ha parlato della riunificazione delle due Germanie. Ennio Caretta