Per Tomba c'è un salto nel buio

Per Tomba c'è un salto nel buio A Park City, nello Utah, si apre oggi la fase americana della Coppa del Mondo di sci Per Tomba c'è un salto nel buio E ' sempre lui, ma in gigante non appare al top PARK CITY DAL NOSTRO INVIATO Usando il paradosso e 'l'iperbole, ma mostrando acume nel centrare il problema, Alberto Tomba è scoppiato in una franca risata. Per fortuna il ragazzo non è cambiato, a dispetto dei nuovi abiti indossati, parliamo di comportamenti, e del nuovo look impostogli dalla situazione mutata. Non ha perso il senso della battuta, pur evitando previsioni da spaccatutto, e questo vuol dire che non ha dimenticato neppure il gusto ormai vago della vittoria. «Gira già la voce che in gigante sono fermo e in speciale inforco», ha detto sintetizzando a modo suo, con ironica spontaneità, ore di chiacchiere e montagne di giudizi, noi a cercare di capire come stia davvero l'eroe, di gambe e di testa, e gli altri, tecnici allenatori compagni e nemici, a spiegare, e talora a insinuare, che Albertone è fortissimo in slalom e un po' meno in gigante, dove sembra che qualcuno della squinternata squadra azzurra, in particolare Barcella, sia riuscito a stargli sulle code nei test di allenamento più recenti. Per quel che possono valere, ha replicato Helmuth Schmalzl, il gran capo. Tomba è arrivato ieri sera a Park City (Utah) da Vail, Colorado, dove ha sostenuto una intensa settimana di allenamenti, e si è comportato molto bene davanti alle domande che subito gli sono cadute addosso da ogni parte. Attento, tranquillo, spesso una battuta, nessuna distrazione mentale, buon segno. «Quest'anno mi sono allenato di più e di conseguenza mi sento più sicuro», ha spiegato guardandosi le manone e sbirciando Thoeni in cerca di conferme. E Gustavo piegava la testa come a dire di sì, che la coppia funziona e che il passato è solo un fastidioso pensiero. «In gigante ho fatto progressi rispetto all'Australia», ha continuato il nostro, ma stavolta Helmuth Schmalzl non se l'è sentita di condividere al mille per mille giudizio e ottimismo. «Spero soltanto che Alberto, per una sorta di disamore alimentato dai risultati non sempre positivi, non trascuri troppo il gigante», ha ammonito il gran capo, e nelle parole c'era una sottile vena di amarezza e di rimprovero per il ritardo di preparazione dell'eroe. Schmalzl non spreca le parole, è un pragmatico intelligente, e dunque significa che qualcosa non funziona ancora in Alberto per quanto riguarda il gigante, prova che oggi aprirà la fase americana della Coppa del Mondo e che va considerata come un salto nel buio per tutti. «Fra dieci giorni vi dico come sto», ha tagliato corto Marc Girardelli. Girardelli, ieri a mezzogiorno, si è incontrato per caso con Tomba al ristorante, nel bel mezzo delle montagne del Colorado. Lui veniva da Keystone, dove si sono preparati anche lo svedese Erìksson ed il norvegese Furuseth, dominatori in Australia, ma niente si è saputo sulle condizioni degli avversari, anche se ci è stato assicurato che Girardelli dopo aver cambiato marca di sci è ancora alle prese con i test dei materiali e gli scandinavi si sono allenati come matti e si presentano sulla carta come i rivali più pericolosi. Le indicazioni sono poche, ma è tutto quel che abbiamo saputo e raccolto in questa vigilia dedicata più alle condizioni della pista che non a quelle degli atleti. Del resto anche noi, come Schmalzl, non ci fidiamo troppo dei tempi dei testi di allenamento, anche se ottenuti su neve e piste molto simili. «Tomba non è più avanti nella preparazione, e soltanto più bravo», ha detto ancora Helmuth Schmalzl introducendo il discorso, per tanti spinoso, dei rapporti fra Alberto e la squadra. Voleva dire che nello sci italiano non esistono figli di un Dio minore, che tutti si allenano allo stesso modo anche se Tomba può utilizzare una struttura creata apposta per lui. Naturalmente, specie nei corridoi, non tutti si sono mostrati d'accordo, soprattutto Camozzi che non ha nascosto i suoi dubbi per la soluzione adottata dalla federazione. «Io tendo ad unire, non a dividere», ha continuato Schmalzl, e si capiva che l'argomento gli stava molto a cuore. «Però devo riconoscere che Alberto è un'altra cosa e deve allenarsi da solo. Il mio è puro realismo: ci hanno invitati a Vail, per esempio, solo a patto che ci fosse lui. Altrimenti niente. E appena spunterà dalla porta dell'ascensore, sono sicuro che anche voi mi lascerete perdere e correrete a parlargli». Insieme con Tomba, altri otto azzurri faranno il salto nel buio. I nuovi meccanismi di partecipazione prevedono infatti per ogni nazione l'iscrizione di due atleti a scelta più quelli che stanno fra i primi 60 nella classifica Fis. Noi avremo dunque Tomba, Barcella, Pesando, Erlacher, Tornasi, Josef Polig c Camozzi, più Ladstaetter e Pramotton come «fuori quota». Carlo Coscia p Pramotton, lotta contro la sfortuna

Luoghi citati: Australia, Colorado, Utah