«L'industria verde è un bluff»

Per Marta Marzotto una separazione da 400 milioni l'anno A Venezia l'accordo con il conte Per Marta Marzotto una separazione da 400 milioni l'anno VENEZIA. Il tempo ha fatto il suo lavoro, stemperando gli attriti. Così, dopo due anni di udienze e rinvìi, Marta, la regina dei salotti romani, e il conte Umberto Marzotto, hanno concordato la separazione consensuale. La contessa avrà un ap- {mnnaggio di quattrocento miioni l'anno e inoltre potrà continuare a trascorrere le vacanze nelle lussuose ville di Porto Rotondo, Calagalera e Cortina d'Ampezzo. Secondo un calcolo approssimativo, la causa è costata alcune decine di milioni di lire. Da ieri, dunque, i due non sono più marito e moglie. Fra un anno, se vogliono, potranno ottenere il divorzio. Lei tornerà ad essere la signora Vacondio, figlia di un casellante, un tempo mondina, alle spalle una storia di Cenerentola realizzata. Lui si libererà finalmente dello spettro che lo perseguita da due anni e che lo ha portato fino al punto di pretendere questa se- (>arazione: lo scandalo della reazione fra la moglie Marta e Renato Guttuso, scoppiato dopo la morte del pittore per le confessioni della contessa ai giornali. La signora, ieri in abito nero e stivaloni, avvolta da un mantello grigio bordato di pelliccia, il conte in loden, feltro e ombrello brigg's, sopra un impeccabile completo fumo di Londra con cravatta azzurra, non si sono neppure guardati. «Non voglio più discutere con certe persone. Davvero non ne vale la pena», ha digrignato lei a chi le faceva notare la fulmineità dell'accordo, dopo due anni di calvario. Un raffreddamento arrivato in progressione. Alla prima udienza, nell'autunno dell'87, l'imbarazzo si tagliava col coltello, ma ancora i due coniugi si sorridevano. E avevano al loro fianco le figlie Paola e Diamante, vicine ai genitori nel momento più difficile della loro vita. All'udienza successiva, invece, erano sorti i primi problemi, proprio per una questione di case e di denaro: la contessa chiedeva mezzo miliardo l'anno e l'uso delle ville, il conte rifiutava su tutto il fronte. «Fino ad ora — aveva dichiarato Federico Maccone, uno dei legali del marito — la signora non è stata mantenuta e quindi non vediamo la necessità di farlo da questo momento in poi». «Noi — aveva replicato Cesare Rimini, uno dei tre legali della signora — avanziamo semplicemente richieste economiche sufficienti a far mantenere alla contessa il suo abituale tenore di vita». Quella seconda volta. Marta Marzotto era uscita dalla stan za del giudice con gli occhi rossi di pianto e il massimo che si era concessa nei confronti del marito era stato una scarna stretta di mano. Ieri, neppure quella: ha guardato verso il muro pur di non incrociare lo sguardo del conte Resterà nel suo lussuoso appartamento romano, che tanto è in affitto, e oltretutto costa caro, centoventi milioni l'anno: per pagarlo ci vorrà un terzo dell'assegno di quattrocento milioni che le passerà il marito. Manterrà, ovviamente, le azioni dell'industria tessile di famiglia, donatele dal conte in anni migliori. Potrà frequentare le ville nelle tre capitali più «in» delle vacanze, perché saranno intestate ai quattro figli. I quali potranno dunque ospitare chicchessia, compresa la madre. Escluso, invece, l'uso della casa padronale di Villanova di Portogruaro, che resta al conte Umberto. Incerto, a questo punto, resta solo un aspetto, fondamentale tuttavia per la signora Marzotto: la questione del nome e del titolo. Se l'ex marito dovesse fare quello che a suo tempo aveva fatto il conte Lante Della Rovere con la moglie Marina, a Marta Marzotto resterebbe il cognome plebeo di Vacondio, e non potrebbe più fregiarsi del titolo di contessa. Una penalità che nel mondo dorato di Roma, di Portorotondo o di Cortina alla lunga potrebbe crearle qualche dispiacere. Per quanto, in fin dei conti, gli habitués dei suoi salotti e gli amici più cari osservino che ormai la signora ha acquistato una statura tutta sua: indipendente da qualunque riflesso le possa essere derivato, negli anni in cui muoveva i primi passi nel bel mondo, dall'illustre matrimonio di affari e nobiltà. Mario Lollo Marta Marzotto

Luoghi citati: Ampezzo, Cortina, Londra, Portogruaro, Roma, Venezia